giovedì 30 novembre 2017

IL PAVIMENTO PELVICO DOPO IL PARTO: I SEGNALI DA NON SOTTOVALUTARE

Ma perché è necessario prendersene cura?
      Il pavimento pelvico è una struttura complessa, composta da un numero elevato di muscoli e legamenti che hanno il compito di lavorare insieme al fine di garantire la continenza di feci e urine, sostenere gli organi pelvici, mantenere la pressione addominale e favorire il ritorno venoso e linfatico, e soprattutto agire durante il parto per favorire la nascita del feto.
danno-perinealeInoltre, il pavimento pelvico può essere considerato un muscolo respiratorio accessorio poiché riduce la pressione intraddominale e favorisce la risalita del diaframma.

      Negli ultimi anni si è assistito ad un aumento dell’incidenza delle disfunzioni del pavimento pelvico, che impattano negativamente sulla qualità di vita di molte donne.
      La disfunzione perineale più comune è l’incontinenza urinaria, che colpisce circa il 16% delle donne tra i 16 e 30 anni.
      Seguono la ritenzione urinaria, il prolasso, le incontinenze fecali, le disfunzioni sessuali e il dolore pelvico cronico. In poche sono consapevoli di poter curare questi disturbi, e spesso il sentimento che accomuna queste donne è la rassegnazione a vivere una vita costantemente influenzata dalle perdite urinarie o dal dolore.

      Il fattore di rischio principale dei disturbi del pavimento pelvico è l’evento ostetrico, dunque gravidanza e parto sono alcuni dei fattori che potrebbero causare una disfunzione perineale.
Il rischio aumenta in caso di parto operativo, multiparità, analgesia epidurale, rotazione sacrale dell’occipite, periodo espulsivo prolungato e macrosomia fetale.
      Una ricerca inglese ha stimato che l’85% delle donne che partorisce per via vaginale subisce un qualche grado di traumatismo perineale che richiederà un intervento nel 60% dei casi.

      Durante il parto infatti, il pavimento pelvico va incontro ad un grado di distensione elevata, che può provocare un danno ischemico a causa della compressione vascolare; un danno muscolare diretto per le lacerazioni; oppure una neuropatia del nervo pudendo che si ha in caso di sofferenza nervosa del nervo pelvico e delle branche pelviche del plesso sacrale che vengono compressi dalla testa fetale.

      Il post-partum e il puerperio dovrebbero essere momenti di tutela del pavimento pelvico: a tutte le puerpere dovrebbe essere consigliato un training muscolare di recupero dopo il parto perché anche in assenza di danni apparenti, esiste comunque una diminuzione della forza muscolare perineale.
La riabilitazione dovrebbe iniziare non prima che siano passati 2 mesi dal parto, sotto supervisione di un’ostetrica o di un terapista di riabilitazione che inserisca la donna in un percorso di prevenzione, educazione, diagnosi, terapia e riabilitazione.

Dunque se dopo il parto:

  • avverti dolore alla pelvi;
  • perdi piccole quantità di urina durante gli sforzi (portare pesi, tossire, starnutire);
  • hai difficoltà o provi dolore durante i rapporti sessuali;
  • avverti una maggiore difficoltà nella continenza di feci e gas o hai episodi di stitichezza;
  • fatichi ad urinare e avverti un peso a livello vaginale;
  • rivolgiti ad un’ostetrica per iniziare un percorso di riabilitazione del pavimento pelvico.


      Questi disturbi possono e devono essere trattati con cura per garantire il ritorno ad una buona qualità di vita.

Leucorrea gravidica: cause, sintomi e cura

Leucorrea gravidica: cause, sintomi e cura      La leucorrea gravidica consiste nella presenza di perdite vaginali di colore bianco/trasparente durante il periodo della gravidanza. Si tratta di un fenomeno del tutto fisiologico e privo di sintomatologia associata, la cui causa è certamente da ricercare negli sconvolgimenti ormonali che contraddistinguono il periodo della gestazione, con particolare riferimento all’aumento dei livelli di estrogeni. Tali secrezioni vengono prodotte in massima parte dalla cervice uterina, ma anche dalla mucosa vaginale interna, ed hanno lo scopo di tenere sempre pulita la vagina, proteggendola da infezioni batteriche, e di mantenerne più morbide e ben lubrificate le pareti interne dell’apparato genitale.

      La leucorrea gravidica non è quindi da intendersi come una condizione patologica, bensì come un segnale che tutto procede in maniera ottimale, specialmente in vista del parto. Attenzione però che le perdite vaginali siano di colore biancastro, abbiano la consistenza del muco e risultino per lo più inodori. Tali secrezioni possono anche aumentare o diminuire sensibilmente di quantità in diversi periodi o in base a fattori temporanei quali infiammazioni locali o congestione delle mucose, ma devono sempre mantenere un aspetto simile.

      Se le perdite vaginali dovessero subire alterazioni, come per esempio cambiare colore, divenire maleodoranti, o particolarmente acquose, oppure accompagnarsi a sintomi quali prurito e bruciori, allora è consigliabile rivolgersi al proprio ginecologo per discutere insieme della situazione. Perdite dalla consistenza simile alla ricotta, accompagnate da forte prurito, sono ad esempio sintomo di Candidosi; perdite vaginali maleodoranti (verdastre, gialle o marroni) sono invece il segnale di infezione in corso. Solo in questi casi è richiesta una particolare cura, mentre per quanto riguarda il fenomeno fisiologico della leucorrea gravidica, i ginecologi consigliano semplicemente di fare attenzione a mantenere una buona igiene intima (utilizzando detergenti non aggressivi), così da prevenire i fastidi che possono derivare da perdite particolarmente abbondanti. Anche in questo caso si rivela poi valido il consiglio di evitare fonti di stress (fattore che può incidere sull’equilibrio ormonale), mantenere una sana alimentazione ed evitare indumenti particolarmente stretti, che potrebbero esercitare pressione sulla zona pelvica, causando infiammazione.

Fonte   http://salute.leonardo.it/leucorrea-gravidica-cause-sintomi-e-cura/

Test Del DNA fetale: come, quando e perchè va fatto

Come si esegue?
      Il test si effettua mediante un semplice prelievo di sangue della madre. Il prelievo può esser fatto precocemente,  intorno alla 10° settimana di gravidanza e dovrebbe essere accompagnato da una consulenza genetica che guida nella scelta del test prenatale più adatto alla situazione.

      Questa tecnica vien effettuata da pochi anni in Italia ed è ancora abbastanza costosa e pertanto non proponibile su larga scala.

Il costo medio infatti si aggira intorno agli 800 euro.

La sensibilità del test
      Questo screening prenatale non invasivo  permette di individuare le più importanti aneuploidie fetali (aneuploidia= alterazione del normale numero di cromosomi).

Картинки по запросу Test Del DNA fetale      Questo test offre un’alta sensibilità e specificità per la Trisomia 21 (Sindrome di Down), per  la Trisomia 18 ( Sindroem di Edwards), e un’alta sensibilità per la Trisomia 13 (Sindrome di Parau), e le anomalie dei cromosomi sessuali ( sindrome X Fragile, Sindrome di Turner, Sindrome di Klinefelter,…)

Sensibilità(%)
Trisomia 21 99.2
Trisomia 18 96.3
Trisomia 13 91.0
Aneuploidie cromosomi sessuali 91.0
La sensibilità e specificità del test è superiore rispetto allo screening non invasivo combinato (Translucenza Nucale +PAPP-A/βHCG).

      Tuttavia anche il test del DNA fetale da una definizione su base probabilistica, della presenza nel feto di una specifica patologia indagata.  Per questo motivo se si ottiene un risultato positivo è necessario confermarlo  con una tecnica invasiva : la villocentesi o l’amniocentesi.

VANTAGGI: essendo una tecnica non invasiva, azzera il rischio di perdita fetale.La possibilità di eseguirlo precocemente permette, in caso di esito positivo, di rientrare nei tempi per eseguire test invasivi gli unici che danno una risposta certa sul cariotipo fetale.

SVANTAGGI: ha un costo elevato e analizza solo 5 cromosomi (13, 18, 21, X e Y) anche se con alta sensibilità.

      Le anomalie cromosomiche indagate net test del DNA fetale rappresentano il 50-70% delle anomalie cromosomiche  che si riscontrano nei feti.

Fonte https://www.periodofertile.it/gravidanza/test-del-dna-fetale-perche-va

Gravidanza: rimedi naturali per i disturbi più comuni

gravidanza       La dolce attesa porta un carico di gioia (e di ansie) enorme, ma non solo. Durante la gravidanza, infatti, possono presentarsi diversi disturbi tipici del periodo. A seconda del trimestre si possono far vive: nausea, pesantezza, insonnia, gambe gonfie...

       Il primo passo da fare è rivolgersi al proprio medico ginecologo di fiducia, per esporre il problema e avere la conferma che rientri tutto nella "norma". Per agire efficacemente sul disturbo e sui sintomi, la natura con la sua dolcezza può fare molto: l'importante è non improvvisare e fare sempre riferimento a un medico naturopata.

       Vi sono, infatti, piante e fiori che in condizioni "normali" sono innocui ma che in gravidanza possono risultare molto pericolosi e tossici.

Un sintomo "buono"

       La nausea gravidica è forse il disturbo più comune tra le future mamme. Sintomo "fisiologico" di attesa, la nausea di solito si presenta attorno alla sesta settimana di gravidanza per sparire, nella maggior parte dei casi ma non sempre, all'inizio del quarto mese circa di attesa.
radice di zenzero

       Per alcune donne, la nausea si associa a episodi di emesi vera e propria, mentre per altre resta soltanto una sensazione fastidiosa. Per altre mamme ancora, invece, la nausea prosegue addirittura fino al momento del parto. Responsabili della nausea gravidica sono gli ormoni e, in generale, non esiste una vera e propria cura per questo disturbo.

       In caso di continua emesi, è il medico stesso che indirizza la donna verso terapie appropriate che impediscano la disidratazione. Se la nausea resta un disturbo "leggero" si può tentare di alleviarla in modo naturale.

       Per prima cosa, è bene mangiare poco e spesso (soprattutto cibi secchi), evitando pasti troppo abbondanti così come ore di digiuno. Poi, in commercio esistono speciali integratori a base di zenzero (radice digestiva e anti-nausea) specifici per la gravidanza. Questi ultimi risultano piuttosto efficaci ma vanno sempre assunti solo dopo aver consultato il medico curante. Anche lo zenzero, infatti, alle dosi sbagliate può nascondere insidie.

tisana a base di melissaContro la pesantezza di stomaco

       Non solo nausea, in gravidanza si può avvertire anche la sensazione di una persistente difficoltà a digerire. Questo tipo di disturbo può presentarsi in qualsiasi momento, durante i nove mesi di attesa, e permanere anche per tutto il periodo della gravidanza, facendosi vivo soprattutto in orario serale.

       In questi casi, possono risultare efficaci le tisane da assumere, però, sempre sotto il controllo del medico curante. «Molto benefiche sono le tisane a base di melissa, calmante sulle pareti dello stomaco» suggerisce la dott.ssa Sara Pratelli, naturopata. La melissa può funzionare anche per contrastare la stessa nausea, così come l'insonnia dovuta a difficoltà digestive del dopocena.

Prova lo yoga per la gravidanza

Yoga in gravidanza
       La dolce attesa può essere costellata anche da episodi di ansia frequenti, associati spesso a insonnia o risvegli improvvisi nel cuore della notte. Ansia per la paura del parto, per il nuovo ruolo di mamma, per le sorti della gravidanza...le motivazioni degli stati ansiosi nei mesi di attesa sono davvero numerose e, a volte, non si riescono nemmeno a distinguere con chiarezza in mezzo alla tempesta emotivo-ormonale.

       Una valida risorsa, dolce e naturale, per combattere questi fastidiosi stati emotivi, è lo yoga specifico per la gravidanza. Esistono numerosi corsi di yoga in gravidanza, molti dei quali si tengono direttamente nei reparti maternità degli ospedali.

       Lo yoga agisce sulla respirazione, migliorandola e preparando al meglio anche ai momenti di travaglio e parto. Inoltre, grazie allo yoga si assiste a un miglioramento della percezione di sé e del proprio corpo che cambia, alla consapevolezza di ciò che sta accadendo.
Contro paura e insicurezza

Fiori di Bach in gravidanza       Timore del parto, senso di inadeguatezza e sbalzi d'umore: si tratta di sensazioni tipiche della gravidanza, ma non per questo meno fastidiose. Per alleviarle in modo dolce, sono efficaci le terapie a base di Fiori di Bach.

       Con la consulenza di un esperto, è possibile impostare un vero e proprio "programma" naturale a seconda della sintomatologia individuale. In linea generale, Walnut è il rimedio che infonde coraggio, Crab Apple funziona bene quando ci si sente insicure, Mustard è perfetto per contrastare malinconie e sbalzi umorali, mentre Mimulus ed Elm possono essere utilizzati contro la paura del parto e la sensazione di non riuscire a farcela.

Solo rimedi esterni

       Quando il peso del pancione inizia a farsi sentire, è frequente percepire una sensazione di pesantezza e gonfiore che colpisce gambe e piedi. La prima mossa furba è quella di evitare la sedentarietà e godersi qualche rilassante nuotata: l'acqua è un rimedio formidabile per migliorare la circolazione durante la gravidanza (la colonna vertebrale in immersione non subisce alcun peso).

Gambe e piedi gonfi in gravidanza
       In secondo luogo, bisognerebbe dedicare attenzione a calzature e indumenti: né ballerine né tacchi alti e no a pants troppo stretti o in tessuti sintetici non traspiranti. Infine, se il problema persiste, è bene puntare solo su rimedi topici (uso esterno).

       «In gravidanza, contro i gonfiori, è consigliabile non assumere rimedi di tipo sistemico (interni) ma sono efficaci e sicure le creme o i gel specifici da applicare sugli arti inferiori con un massaggio linfodrenante. Per esempio, le pomate a base di centella e rusco» spiega la dott.ssa Sara Pratelli, naturopata.


Fonte http://www.donnamoderna.com/mamme/Gravidanza/gravidanza-disturbi-rimedi-naturali/photo/Gambe-e-piedi-gonfi#dm2013-su-titolo

SKIN TO SKIN, I BENEFICI DEL CONTATTO PELLE A PELLE

pelle-a-pelle       I risultati sono stati sorprendenti: i neonati che sono restati con la mamma hanno evidenziato miglioramenti psico-fisici evidenti.
       Ad una migliore stabilizzazione della frequenza cardiaca e respiratoria si è accompagnato anche un pianto limitato negli episodi per i piccoli che hanno goduto del contatto pelle a pelle con la madre.
       Ma i risultati si sono poi prolungati nel tempo.

       I neonati che sono stati sottoposti alla pratica del Kangaroo Mother Care hanno manifestato un miglioramento nell’interazione con la madre anche a distanza di un anno.
       Fondamentale risulta essere l’attaccamento al seno materno, emblema per eccellenza di questo innovativo sistema di crescita e sviluppo.

       I vantaggi per il neonato comunque non terminano qui: il contatto con la madre diminuisce lo stress da separazione e il consumo conseguente di energia.
       Il metodo Kangaroo Mother Care, riduce inoltre in modo drastico la possibilità di morte del bambino prematuro nei primi giorni di vita.
       Una scoperta che per certi aspetti è stata rivoluzionara per la scienza: ad oggi il contatto pelle a pelle era solo un’idea priva di riscontro empirico.
       Ora il metodo Kangaroo Mother Care ha affermato le esigenze della “care” come elemento fondamentale della salute della diade mamma-bambino.
       La vicinanza del neonato con la mamma, soprattutto quando il piccolo è nato prematuro, ha molti effetti e conseguenze positive e le ricerche continueranno, già sono in programma nuove analisi e osservazioni che potrebbero nuovamente migliorare il sostegno scientifico alla relazione madre-figlio.


Fonti : Cerebral motor function in very premature-at-birth adolescents: a brain stimulation exploration of kangaroo mother care effects
Kangaroo mother care to reduce morbidity and mortality in low birthweight infants

mercoledì 29 novembre 2017

Stitichezza in gravidanza: cause e rimedi

Stitichezza in gravidanza: cause e rimedi       La stitichezza in gravidanza è un problema che affligge moltissime future mamme. Il principale responsabile è certamente da individuarsi nel progesterone, ormone deputato a inibire le contrazioni della muscolatura liscia della parete uterina e quindi prodotto in gran quantità durante tutta la gravidanza. La sua azione rilassante sulle fibre muscolari si riflette tuttavia anche sull’apparato digerente, con conseguente riduzione della peristalsi intestinale, ovvero di quelle contrazioni involontarie che hanno il compito di spingere le feci verso il basso. Con il progredire della gravidanza, il problema viene poi aggravato dalla riduzione dell’attività fisica e dal sempre maggiore peso dell’utero, che comprime l’apparato gastrointestinale rallentando l’intero processo digestivo.        Altro fattore che concorre a rendere la stitichezza in gravidanza così frequente è infine l’aumentata capacità dell’intestino di assorbire acqua: durante la gestazione, infatti, il fabbisogno di liquidi aumenta, così che l’organismo tende a trattenerne il più possibile, con la conseguente formazione di feci dure e compatte, il cui transito risulta ancor più difficoltoso.

       Il rimedio più efficace per combattere la stitichezza in gravidanza risulta quindi un’aumentata assunzione di liquidi. Si consiglia di bere almeno 2 litri di acqua al giorno, ma anche succhi di frutta naturali (ricchi di vitamine), infusi e tisane. Via libera inoltre a brodi, minestre e passati di verdura, che contribuiscono a mantenere le feci morbide.

       Un grandissimo aiuto contro la stitichezza proviene poi da un’adeguata alimentazione: cercate di seguire una dieta ricca di fibre, frutta, verdura, legumi e cereali integrali. In particolare, alleati della regolarità intestinale risultano frutta e verdura cotte, prugne,  fichi secchi, kiwi ben maturi, yogurt e bevande che contengono fermenti lattici vivi, in grado di riequilibrare la flora intestinale.

       Ricordate infine di praticare regolare attività fisica: potete chiedete consiglio al ginecologo e farvi così suggerire gli sport più indicati per la gravidanza, ma molto efficaci risultano anche delle semplici passeggiate quotidiane, che tonificano la muscolatura addominale favorendo la peristalsi intestinale e al contempo favoriscono il ritorno del sangue venoso al cuore, riducendo il rischio di disturbi quali vene varicose ed emorroidi.

       Altri consigli utili consistono nel frazionare i pasti in tanti piccoli spuntini, mangiare con calma, masticando a lungo ogni boccone ed evitare di coricarsi subito dopo mangiato.

Fonte http://salute.leonardo.it/stitichezza-gravidanza-cause-e-rimedi/

Varicella in gravidanza: terapia e consigli utili

Varicella in gravidanza: terapia e consigli utili      Sebbene si tratti di una malattia tipicamente infantile, la varicella colpisce circa una donna incinta su 10.000, esponendo il feto al rischio di anomalie congenite, specialmente se contratta durante il primo trimestre o in prossimità del parto.

      Trattandosi di una malattia pericolosa per il nascituro, la prevenzione è certamente la miglior strategia. Se si sta programmandoo una gravidanza, la futura mamma dovrebbe sottoporsi alle analisi per la ricerca degli anticorpi contro il virus Varicella-Zoster, specialmente se non è certa di aver contratto la varicella durante l’infanzia. Se gli esiti sono negativi, significa che non si posseggono anticorpi specifici e sussiste quindi il rischio di ammalarsi di varicella in gravidanza. In tal caso, generalmente si consiglia alla futura mamma di vaccinarsi. Se invece la gravidanza è già in corso, è fondamentale evitare il contatto con persone infette, specialmente durante il primo trimestre e nell’ultimo mese di gestazione.

      In caso di contatto prolungato con persone infette, come ad esempio un primo figlio che ha contratto la varicella all’asilo, è invece importante recarsi tempestivamente dal medico e richiedere di essere sottoposte a profilassi con immunoglobuline specifiche contro la varicella (immnuoglobulina VZIG). Qualora dovessero manifestarsi i tipici sintomi della malattia, un accurato monitoraggio ecografico risulta quindi l’unico modo per valutare l’insorgenza di malformazioni fetali. Se il contagio si verifica in prossimità della data del parto, è altresì possibile che si proceda con l’induzione, in modo da somministrare al neonato gammaglobuline specifiche contro il virus della varicella. La somministrazione per via orale di farmaci antivirali (come Aciclovir, Valaciclovir) è infine consigliata solo dopo la 20ª settimana di gestazione ed entro le 24 ore dalla comparsa del rash.

Fonte http://salute.leonardo.it/varicella-gravidanza-terapia-e-consigli-utili/

Aumento di peso in gravidanza: ecco come si distribuiscono i kg guadagnati

      Genitori e nonni sicuramente vi avranno detto che , ora che siete in attesa, dovrete mangiare per due. Niente di più sbagliato: non dovete proprio mangaire per due ma dovete inrrodurre sicuramente calorie extra grazie ad alimenti sani e nutrienti per aiutare il bambino a crescere. Per fare ciò bastano da 100 a 300 calorie in più al giorno rispetto a quello che mangiavate prima della gravidanza. Questo basta persoddisfare le esigenze di crescita del vostro bambino.

      Abbiamo visto che partendo da una situazione normo peso, la crescita media consigliata va dagli 11 ai 15 Kg circa. Vediamo come si va a dsistribuire tale aumento:

Bambino–> 3,6 Kg

Placenta –>0.9 -1,4 Kg

Liquido Amniotico –> 0.9 -1,4 Kg

Tessuto mammario–>0.9 -1,4 Kg

Apporto di sangue: –>  1,8 Kg

Riserve di grasso per parto e allattamento –> 2,3-4,1 Kg

Aumento dell’utero–>0,9-2,3 Kg

Totale –>11,3-15,9 Kg

      In questo modo dopo un paio di settimane dal parto dovremmo ritrovarci con quei 4-6 kg in più tra seno e grasso accumulato. Grasso che comunque serve per affrontare l’allattamento e che si esaurirà via via che i mesi passano( sempe se manteniamo una alimentazione corretta).
     
      L’alimentazione sana,  regolare e nutrienti è infatti il modo migliore per evitare aumenti esagerati  che poi sono difficili da smaltire.

      Importante è anche non farne un’ossessione o un problema. La serenità di una mamma è impagabile e quindi anche se c’è un  chiletto in più mi raccomando nessun dramma!

Fonte https://www.periodofertile.it/gravidanza/aumento-di-peso-in-gravidanza-ecco-come-si-distribuiscono-i-kg-guadagnati

Rosolia in gravidanza: sintomi e cure

Gravidanza        La rosolia è una malattia esantematica che, se contratta in gravidanza, può essere davvero molto pericolosa per la salute del nascituro. A tal proposito, per fugare i dubbi di chi desidera un bambino e di chi ha iniziato questa grande avventura, abbiamo intervistato la dott.ssa Francesca Testa, medico specialista in Ostetricia e Ginecologia presso il Centro Medico Santagostino di Milano.

        «La rosolia, contratta nei primi 3-4 mesi di gestazione (entro le sedici settimane), è una malattia esantematica che comporta rischi particolarmente gravi per la salute del nascituro.         A tal proposito, nel 2010 è stato avviato uno specifico "Piano nazionale di eliminazione del morbillo e della rosolia congenita"» spiega la dott.ssa Testa.

        L'intento di questo "sistema di sorveglianza" (che terminerà alla fine del 2015) è proprio quello di monitorare i casi di rosolia in gravidanza.

        «La prassi da seguire è, appunto, la segnalazione dei casi di rosolia in gravidanza alle Asl, alla Regione e al Ministero della Salute» conclude l'esperta.

I pericoli connessi alla rosolia

test di gravidanza
        La rosolia, malattia infettiva per cui oggi esiste un vaccino, in gravidanza può causare pericoli davvero seri per la salute del nascituro. Abbiamo chiesto alla dott.ssa Francesca Testa, quali sono alcuni di questi rischi.

        «La rosolia accertata contratta in gravidanza nei primi 3-4 mesi, espone il nascituro a gravi conseguenze. Tra queste, si annoverano: aborto spontaneo, morte in utero, malformazioni all'orecchio (sordità), cardiopatie congenite, problemi alla vista tra cui la cataratta, microencefalia, ritardo nello sviluppo, diverse forme di ritardo mentale...» precisa la dott.ssa Testa.

Vaccino gravidanzaCertezza della diagnosi

        I rischi della rosolia contratta in gravidanza, quindi, sono strettamente connessi con la certezza della diagnosi. «L'unico modo per essere certi di aver contratto la rosolia o che la malattia sia in corso, è lo specifico test di laboratorio. Si tratta del rubeo-test, "voce" presente nelle analisi richieste all'inizio della gravidanza ed esame gratuito. Se l'esito è positivo, è importante sapere che la rosolia è una malattia esantematica che dà immunità permanente» chiarisce la dott.ssa Francesca Testa.

        «Per quanto riguarda i sintomi della rosolia, questi non sono così facilmente riconoscibili. Si va dalla comparsa del caratteristico esantema sul volto (che, però, può anche non essere presente) sino alla manifestazione di segnali confondibili con altre patologie, quali: cefalea, dolori articolari, inappetenza, gonfiore dei linfonodi alla base della nuca e diminuzione dei globuli bianchi» conclude l'esperta.

Non esiste una terapia

Ecografia        Purtroppo non esiste una terapia specifica per "guarire" dalla rosolia e tutto ciò vale anche durante la gravidanza. «Se si ha la certezza di aver contratto la rosolia nei primi 3-4 mesi di gestazione, si deve essere consapevoli che non esistono cure specifiche e che il nascituro potrebbe incorrere nei rischi precedentemente elencati» spiega la dott.sa Testa.

        I rischi, connessi alla rosolia congenita, sono tanto più gravi quanto più precocemente viene contratta la malattia.

        «Per questo motivo, è importantissima la prevenzione. Quest'ultima, infatti, è l'unica via per "combattere" la rosolia congenita. Quando si pianifica una gravidanza, quindi, è bene effettuare il rubeo-test e, in caso di negatività dell'esito (dunque, di assenza degli specifici anticorpi), l'indicazione è quella di sottoporsi al vaccino. Il tempo che deve trascorrere tra somministrazione del vaccino e inizio della gravidanza (concepimento) è di tre mesi. Nell'attesa, è necessario adottare metodi anticoncezionali efficaci (fino al termine di questo periodo "a rischio")» dichiara la dottoressa.

Donna gravidanzaL'unica strada percorribile

        Non esistendo una cura per la rosolia, è fondamentale proteggersi se si desidera un figlio. E, per farlo in modo efficace, bisogna iniziare mesi prima sottoponendosi allo specifico test di laboratorio. Quest'ultimo, rubeo test, è tra i primi esami richiesti dal medico a tutte le donne all'inizio della gestazione ed è altresì utile per monitorare i casi di rosolia in gravidanza e le conseguenze effettive sul nascituro, compreso il numero di aborti spontanei connessi alla patologia.

        In caso di negatività del test, è importante ribadire che la vaccinazione (attraverso l'inoculazione del virus vivente attenuato) resta il solo mezzo per difendersi dalla rosolia in gravidanza e che, come dichiarato dalla dott.ssa Testa, tra quest'ultimo e il concepimento devono passare tre mesi di tempo.

Fonte http://www.donnamoderna.com/mamme/Gravidanza/rosolia-cosa-fare/photo/Importanza-della-prevenzione#dm2013-su-titolo

GENITORIALITÀ POSITIVA. CREARE BUONE RELAZIONI COI PROPRI FIGLI

genitori     Si parla di un necessario cambiamento culturale in quanto va sradicata la concezione che le punizioni fisiche siano parte integrante delle tradizioni popolari della società. In realtà, però, non si tratta di comportamenti tipici di una cultura, da tramandare alle generazioni a venire come carattere distintivo di un popolo. Semplicemente, bisognerebbe considerarle come esse sono: atti che danneggiano fisicamente ed emotivamente il bambino.

Il rapporto genitore figli non sempre è semplice.
     Molti genitori, infatti, vorrebbero evitare le punizioni fisiche e psicologiche verso i propri figli ma temono di diventare troppo permissivi ai loro occhi e perdere di autorità, oppure non sono in grado di gestire diversamente le varie situazioni sconvenienti che si vengono a creare.
     Spesso, inoltre, quando si diventa genitori, non si conoscono le fasi evolutive della crescita del bambino e quindi si tende a lasciarsi guidare dall’istinto o dalle esperienze personali riguardanti la propria infanzia. Non sempre però si tratta del metodo giusto da seguire, infatti nelle situazioni di nervosismo l’istinto può portare a fare cose di cui ci si pente.

Affinché si abbia una relazione positiva con i figli è necessario tener presenti i seguenti punti:
– Individuare e fissare gli obiettivi educativi a lungo termine;
– Dare affetto ed essere un punto di riferimento;
– Comprendere cosa pensa, vuole e prova il bambino nelle diverse circostanze;
– Tentare di risolvere il problema capendone le cause prima di punire.

     Nel rapporto con i propri figli spesso si vengono a creare delle situazioni che sono particolarmente stressanti.
     Non essere ascoltati, infatti, può essere piuttosto frustrante soprattutto se si ha già dello stress accumulato, anche di altra natura, o se si è in pubblico.
     In questi casi il genitore dovrebbe mettere da parte il cosiddetto “cervello emotivo” che si affida ad azioni impulsive che non sono costruttive per il rapporto e seguire ciò che detta la ragione.
     Invece di urlare o sfogarsi contro degli oggetti, è meglio cogliere l’occasione di dare degli insegnamenti attraverso il dialogo.

Fonte Save The Children: Guida pratica alla genitorialità positiva

martedì 28 novembre 2017

Raffreddore in gravidanza: rimedi naturali

       Per combattere il raffreddore in gravidanza, la primissima cosa da fare è concedersi alcuni giorni di assoluto riposo, in modo da permettere all’organismo di recuperare le forze e combattere il disturbo. Ricordate inoltre di soggiornare in un luogo caldo della casa e di umidificare l’aria per mezzo di un evaporatore, di grande aiuto nell’alleviare la congestione dei seni paranasali.

Raffreddore in gravidanza: rimedi naturali       Per combattere il raffreddore in gravidanza, si consiglia poi di assumere molti liquidi, specialmente sotto forma di bevande calde, utili a mantenere una buona idratazione ed ammorbidire il muco, facilitandone l’espulsione. Un altro consiglio utile può essere quello di aggiungere miele e limone alle vostre tisane, perfetti per disinfettare e lenire le mucose irritate.

       Un ottimo rimedio della nonna consiste poi nell’effettuare frequenti suffumigi: vi basterà mettere a bollire una pentola con dell’acqua e bicarbonato, e inalarne i vapori posizionando un asciugamano sulla testa, così da decongestionare le vie respiratorie, sciogliere il muco e favorirne la sua fuoriuscita. In alternativa al bicarbonato, è altresì possibile utilizzare del sale grosso.

       Altrettanto utili si rivelano i lavaggi nasali, fatti con acqua tiepida e sale o con soluzioni fisiologiche.

       Non dimenticate infine di prestare attenzione alla dieta: in caso di raffreddore in gravidanza, un pieno di vitamine e sali minerali è quel che ci vuole per aiutare l’organismo a combattere l’infezione. Via libera dunque a frutta e verdura, specialmente quella ricca di vitamina C.

Fonte http://salute.leonardo.it/raffreddore-gravidanza-rimedi-naturali-2/

Aborto spontaneo: quanto aspettare per una nuova gravidanza?

Картинки по запросу Aborto spontaneo: quanto aspettare per una nuova gravidanza?      Le linee internazionali direbbero addirittura 6 mesi ma adesso uno studio dell’Università di Aberdeen pubblicato sul British Medical Journal, ha messo in evidenza che le gravidanze hanno maggior successo se si instaurano entro i 6 mesi dall’aborto spontaneo.

      I ricercatori hanno esaminato i dati tra il 1981 e il 2000 riguardanti donne che hanno avuto un aborto spontaneo  prima di  avere una nuova gravidanza.

      Dai risultati si nota che le donne che hanno concepito entro i sei mesi hanno meno probabilità di avere un altro aborto spontaneo o una gravidanza extrauterina.
      Inoltre quelle che hanno concepito entro i 6 mesi dall’aborto naturale, hanno avuto un  ridotto rischio di parto cesareo, minor rischio di parto prematuro o basso peso del bambino  alla nascita rispetto a quelle donne che avevano concepito tra i sei mesi e l’anno.

La fertilità cala con l’età
      Come mai le gravidanza ricercate dopo i sei mesi hanno minor successo o sono soggette a complicazioni?

      Il motivo non è ben chiaro anche se sappiamo bene come i problemi di fertilità peggiorano con l’età.

      La fertilità diminuisce con l’aumentare dell’età e cala drasticamente dopo i 35 anni.

      Sappiamo che quasi una gravidanza su cinque finisce in aborto spontaneo prima delle 24 settimane, una percentuale che aumenta con l’età. Dopo i 35 anni aspettare più di sei mesi può essere sbagliato in quanto più passa il tempo più aumentano le probabilità di aborto o  di problemi gestazionali.

      L’unico motivo per attendere tanto è dovuto alla presenza di eventuali infezioni che prima di affrontare una gravidanza devono essere curate.

      Altro motivo per cui le gravidanza ricercate prima dei 6 mesi hanno successo, potrebbe essere dovuto al fatto che la futura mamma si sente più motivata anche nel condurre uno stile di vita sano.

      L’importante in definitiva è sentirsi fisicamente ed emotivamente pronte.

Fonte BBC News

Stitichezza del neonato: cosa fare

La stipsi
       La stitichezza in età pediatrica ha riferimenti davvero precisi. Nello specifico, si può parlare di stitichezza quando le emissioni di feci sono meno frequenti di tre volte alla settimana oppure, semplicemente, richiedono forte sforzo e dolore (fonte SIP, Società Italiana di Pediatria). Nella grande maggioranza dei casi, la stipsi è funzionale cioè è provocata da una funzione evacuativa che risulta, in qualche modo, alterata.

       Ovviamente, più il lattante trattiene le feci più quest'ultime diventano difficili da espellere ma, soprattutto, dolorose. Dunque, è importante capire perché la stipsi si presenta e intervenire in modo efficace, ma senza eccessive ansie.

Il latte
       Statisticamente, il neonato che si nutre con latte materno è meno stitico rispetto al neonato che, invece, è nutrito con latte formulato. Allo stesso modo, anche il passaggio dal latte materno al latte artificiale o alle pappe solide (primi passi verso lo svezzamento) può portare non raramente al verificarsi di una condizione di stipsi.

       La prima cosa da fare, quando si evidenzia una stitichezza del neonato è rivolgersi al pediatra. Meglio se al curante, che ha ben presente la "storia" del bambino nonché il tipo di alimentazione e le peculiarità della stessa. Sarà il pediatra che potrà, eventualmente, ritenere necessaria una sostituzione del tipo di latte formulato oppure che potrà fornire consigli personalizzati a seconda della situazione.

La dieta della mamma e...del bebé
       Se un neonato è allattato esclusivamente al seno, è difficile che possa soffrire di stipsi. Ma non impossibile: può bastare, infatti, un episodio di feci "dure" e difficili da espellere per creare fastidio e dolore nel piccolo.

       In presenza di nutrizione al seno, è importante che la mamma faccia attenzione alla propria dieta. Nonostante quest'ultima non sia totalmente determinante nella funzionalità intestinale del lattante. Gli alimenti consigliati alla mamma, quindi, sono i cibi ricchi di fibre. Con preferenza per i vegetali (frutta e verdura di stagione) e i cereali integrali (accompagnati sempre dal consumo di molta acqua).

       Se il piccolo si nutre con latte formulato, il pediatra può optare per una formulazione più ricca di fibre, specifica per il bebé che tende a soffrire di stipsi. In alcuni casi, viene consigliata la somministrazione di un cucchiaino di frutta alla fine del pasto (soprattutto, pera o prugna).

In caso di emergenza
       Se la condizione di stipsi permane e il lattante mostra segni di sofferenza, si può ricorrere a quelli che vengono comunque considerati rimedi di emergenza. Per esempio, l'utilizzo di un sondino rettale oppure i microclismi formulati in modo specifico per il lattante.

       La soluzione migliore resta, però, concordare una "linea d'azione" con il pediatra: dall'alimentazione all'adozione di alcune abitudini quotidiane che possano aiutare il piccolo ad avere un'evacuazione meno difficoltosa e più dolce.

Fonte http://www.donnamoderna.com/mamme/salute-bambini/stitichezza-neonato-cosa-fare

Il test di Apgar da solo non basta per la diagnosi neonatale

       Unimamme, forse avrete sentito già nominare il test di Apgar, un test a cui viene sottoposto il neonato per accertarsi che vada tutto bene. Ai neonati viene dato un giudizio compreso tra 0 e 10 a 1 e a 5 minuti di vita, e solo per bambini che hanno avuto a 5 minuti risultati di 7 o meno la valutazione continua per 20 minuti. Vengono considerati:


  • colore
  • battito cardiaco
  • riflessi
  • tono muscolare
  • respirazione

       I medici però non dovrebbero usare i risultati del test di Apgar per predire mortalità neonatale, diagnosticare asfissia o conseguenze a livello neurologico.

       Questo è ciò che l’Accademia Americana dei Pediatri (AAP) e il Collegio Americano di Ostetrici e Ginecologi (ACOG) suggeriscono e hanno pubblicato sulla rivista Pediatrics e Obstetrics & Gynecology.

Test di Apgar: novità e conferme
       I nuovi suggerimenti insistono sull’ottenere campioni di sangue ombelicale da una sezione tagliata del cordone per i bambini con risultati sotto i 5 punti dopo 5 minuti (Test di Apgar allargato).

       Le nuove disposizioni consigliano inoltre di sottoporre la placenta ad ulteriori esami.
Le linee guida del test di Apgar sottoscritte dall’APP e dall’ACOG invitano inoltre a non usare i punteggi per determinare la necessità della rianimazione o quali passaggi siano necessari e se qualche tentativo di rianimazione debba essere iniziato primo del primo test di Apgar dopo 1 minuto.

       Si chiarisce poi che l’asfissia è un processo e non un punto di arrivo e il test di Apgar non deve essere l’unico riferimento. Sono diversi i fattori da considerare per pensare a un avvenimento ipossico – ischemico intraparto, tra cui:
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  • valutazione delle funzioni cliniche cerebrali con esami di risonanza magnetica
  • risultati di elettroencefalogramma neonatale
  • esame patologico della placenta
  • studi ematologici
  • disfunzione organica multisistema
  • battito fetale non rassicurante

       Gli autori hanno osservato che un evento ipossico ischemico non è coerente con un punteggio Apgar di 7 o più dopo 5 minuti.

       Alcuni risultati hanno indotto la commissione a ritenere che i bambini con un punteggio di Apgar di 5 o meno nei primi 5 – 10 minuti sia da associarsi con il rischio di paralisi cerebrale.

       Rimane invece invariato l’invito che qualsiasi test di Apgar con un punteggio di 0 oltre 10 minuti non sia usato per determinare se continuare la rianimazione.

       Un punteggio tra 0-3 in 5 minuti è considerato un segno non specifico di malattia e uno dei primi segni di encefalopatia ma non è un indicatore specifico di compromissione durante il parto.
     
       Naturalmente questi dati devono servire per aumentare il benessere e la qualità delle eventuali cure al bimbo.

       Unimamme noi speriamo di avervi aiutate chiarendovi qualche dubbio, non state però in ansia per questo test.


Fonte https://www.universomamma.it/apgar-test-novita/

EFFETTI DEL PARACETAMOLO IN GRAVIDANZA

        Il paracetamolo, o acetaminofene, è un farmaco ad azione analgesica largamente utilizzato da solo, o in associazione ad altre sostanze, per le sue proprietà antidolorifiche, antipiretiche e, in generale, antinfluenzali.
tachipirina        I ricercatori dell’Università di Edimburgo, sulla base di un’indagine condotta su modello murino, quindi utilizzando cavie, hanno constatato che l’assunzione di farmaci a base di paracetamolo per 7 giorni continuativi induce una riduzione dei livelli di testosterone circolanti nel sangue dei nascituri e aumenta del 30 % la probabilità che i piccoli siano affetti da malattie correlate alla sfera riproduttiva.
        Ad esempio, tra queste si ritrova il criptorchidismo, un difetto che consiste nella mancata discesa nella sacca scrotale di uno o entrambi i testicoli: il criptorchidismo si associa ad una alterazione del funzionamento del testicolo, che può comportare problemi di sterilità e incrementare il rischio di sviluppare tumori maligni in questa sede.

        Infatti, nonostante i fattori responsabili della soppressione della secrezione di testosterone fetale siano in gran parte sconosciuti, la maggioranza dei più comuni disturbi maschili della sfera riproduttiva sono legati ad una scarsa esposizione al testosterone durante la vita fetale.
        Ad oggi, gli studi che supportano i risultati dell’indagine condotta ad Edimburgo sono numerosi.
        La ricerca, guidata dal professore Rod Mitchell, è stata effettuata utilizzando topolini da laboratorio di sesso femminile: seguendo una procedura collaudata è stato inizialmente impiantato nei topi del tessuto testicolare secernente testosterone; le cavie sono state poi suddivise in due gruppi ed hanno ricevuto la somministrazione di dosi terapeutiche di paracetamolo o di un farmaco placebo.

        L’analisi dei dati ha documentato che l’assunzione prolungata di paracetamolo (7 giorni) ha considerevolmente ridotto il livello di testosterone plasmatico nei topi al momento del controllo, mentre questo evento non si è verificato nelle cavie che hanno ricevuto il placebo o in caso di assunzioni più brevi della sostanza, per 1 o 2 giorni.
        La scoperta dimostra e conferma quanto già sostenuto dalla comunità scientifica relativamente ai possibili rischi dell’assunzione di alcuni specifici farmaci antidolorifici durante la gravidanza umana.

        Nonostante oggi siano in molti a considerare il paracetamolo un farmaco innocuo per la gestante, in letteratura scientifica esistono numerose indagini che invece affermano il contrario, indicando l’esistenza (nel modello di animale mammifero) di una correlazione tra la sua assunzione e lo sviluppo di sterilità maschile.
        In attesa di ulteriori indagini e, comunque, come sempre necessario, le gravide dovrebbero attenersi scrupolosamente alle indicazioni riportate dai singoli prodotti, rivolgendosi sempre al proprio medico di fiducia in caso di dubbi ed evitando l’assunzione prolungata e continuativa di dosi terapeutiche di paracetamolo.


Fonte  Prolonged exposure to acetaminophen reduces testosterone production by the human fetal testis in a xenograft model

lunedì 27 novembre 2017

ICSI, cos’è e quando si effettua

       Nello specifico, la ICSI è indicata quando le difficoltà di concepimento della coppia sono imputabili alle caratteristiche del liquido seminale maschile, ad esempio in presenza di grave oligospermia, bassa concentrazione di spermatozoi, limitata mobilità degli stessi, percentuale elevata di spermatozoi malformati, azoospermia (assenza di spermatozoi) e nei casi di infertilità non spiegata (compresi casi in cui la FIVET - fecondazione in vitro e trasferimento embrionario - non abbia dato risultati).

ICSI, cos'è e quando si effettua       La ICSI viene solitamente eseguita dopo una stimolazione ormonale delle ovaie, al fine di  far sviluppare più follicoli e ottenere così un maggior numero di ovociti fecondabili. Grazie a frequenti controlli ecografici viene quindi monitorata la loro crescita e lo sviluppo dell’endometrio. Quando i follicoli raggiungono le dimensioni desiderate, si procede stimolando l’ovulazione mediante somministrazione dell’ormone hCG (gonadotropina corionica umana). In regime ambulatoriale, 36 ore dopo l’iniezione di stimolo dell’ovulazione, vengono prelevati gli ovociti, che trasferiti in uno speciale liquido di coltura, verranno conservati in un incubatore alla temperatura di 37°C.

       Lo stesso giorno del prelievo degli ovociti, vede essere raccolto anche lo sperma del partner, così da procedere alla fecondazione. Selezionati gli spermatozoi più forti e con la migliore capacità di fertilizzazione, con l’aiuto di un ago cannula, e tramite un apparecchio detto micromanipolatore, lo spermatozoo viene inserito direttamente nell’ovocita. Già dal giorno successivo è quindi possibile controllare al microscopio quanti e quali ovociti mostrano segni di avvenuta fecondazione.

       A 48/72 ore dal prelievo ovocitario, gli embrioni sono pronti per il trasferimento in utero. Entro e non oltre 5 giorni dalla fecondazione, con l’ausilio di un catetere di plastica, 2 o 3 embrioni verranno quindi introdotti nell’utero. Se gli embrioni qualitativamente idonei dovessero risultare in numero maggiore rispetto a quelli necessari al transfer embrionale, i rimanenti possono essere crioconservati e utilizzati per un secondo ciclo, sia nel caso in cui la coppia desideri un altro bambino, che nell’eventualità di impianto fallimentare.

Fonte http://salute.leonardo.it/icsi-cose-e-quando-si-effettua/

Gravidanze gemellari: miti e realtà

Nonostante ciò attorno a loro  rimane un alone di mistero. I gemelli  hanno  un loro fascino indiscutibile.

Cerchiamo qui  di sfatare o confermare qualche simpatico  mito

I gemelli sono ricorrenti nelle stesse famiglie

15478097_sE vero. Anche se non ci sono prove che  i gemelli identici (omozigoti)  siano ricorrenti all’interno delle stese famiglie, stesso discorso non si può fare per quelli diversi (eterozigoti). In quest’ultimo caso infatti all’interno della stessa famiglia, per via materna, ci può essere una predisposizione genetica alle gravidanze gemellari  dovuta al fatto che la donna può avere ovulazioni multiple. Questo non significa che si possono avere più ovulazioni a distanza di giorni , ma che vengono rilasciate due o più cellule uovo al momento dell’ovulazione.

Nelle famiglie i gemelli saltano una generazione

E’ una diceria. Spesso si dice che se hai un padre gemello e tu non lo sei, potrai avere più probabilità di avere figli gemelli. Non c’è alcuna prova a sostegno di questa affermazione.

Avere un sacco di nausee ad inizio gravidanza significa che sei in attesa di gemelli

E’ parzialmente vero. Ci sono alcune donne in attesa di gemelli che soffrono di fastidiosissime e continue nausee mattutine. Ma è anche vero che altre in attesa di gemelli stanno benissimo e non sano cosa sia la nausea (beate loro!)

I gemelli parlano tra loro una lingua speciale

Vero. I gemelli hanno una innata comprensione l’uno dell’altro e di conseguenza, da piccoli, potrebbero parlare in un loro codice speciale Questo anche perchè passano molto tempo assieme . Uno dei due può pronunciare parole errate, l’altro le percepisce e le fa proprie e solo loro le capiscono. In questo molto chi li ascolta potrebbe penare che parlino una loro lingua propria :)

Tutte le gravidanze iniziano come gemellari

Enorme bufala! Non è affatto vero che tutte le gravidanze iniziano come gemellari. E’ stato scoperto però che  molte più gravidanze  di quelle che pensiamo iniziano come gemellari e terminano come singole.

Questo è stato visto tramite le ecografie precoci che monitorano inizialmente gravidanze gemellari (dovute alla fecondazione di due ovociti)  ma che poi durante le primissime settimane di gravidanza si riducono a una singola.
E’ così molto frequente vedere,  durante le ecografie che si svolgono nelle prime 12 settimane,   due battiti cardiaci fetali e due camere gestazionali, e poi  una delle due scomparsa dopo le 12 settimane. Questo è perché uno degli embrioni non è riuscito a crescere ed è stato riassorbito nel grembo materno . E’ una cosa frequente che non ha effetti  negativi sul feto che rimane.

Per capire se son identici è necessario un test del DNA

Il modo più preciso per dire se i gemelli sono identici è attraverso un test del DNA , che può essere fatto dopo che i bambini sono nati. Però la risposta potrebbe venire anche dalla placenta.  L . Se la vostra prima ecografia è fatto prima delle  14 settimane di gravidanza, dovrebbe essere possibile dire con precisione il tipo di placenta che hanno i vostri  vostri gemellini . In caso contrario, la placenta può essere esaminata dopo la nascita . Tuttavia, nessuno di questi ultimi metodi è infallibile .

Tutti gemelli non identici e un terzo di gemelli identici hanno esattamente lo stesso tipo di placenta dicoriale . Questo accade quando ogni bambino ha la propria placenta separata, con una propria membrana interna separata (amnios) e membrana esterna (corion) . Questo tipo di gemelli sono chiamati biamniotici dicoriali (DCDA ) .

Due terzi di gemelli identici hanno una sola placenta con una sola membrana esterna e due membrane interne . Questi sono chiamati biamniotici monocoriali (MCDA) Circa l’1 % dei gemelli monocoriali condivide anche la membrana interna . Questi sono chiamati monoamniotici monocoriali (MCMA) .
Non è possibile allattare due o più gemelli

Falso. Si possono allattare sia due che tre gemelli. Di solito però se sono tre o più,  le mamme preferiscono ricorrere allattamento misto.

Fonte https://www.periodofertile.it/gravidanza/gravidanze-gemellari-miti-e-realta

COME CALCOLARE I MIEI GIORNI FERTILI?

Giorni fertili della donna: due fasi

       La donna è fertile solo durante l’ovulazione. Per calcolare i giorni fertili dobbiamo sapere che la durata della fase follicolare può variare, mentre la fase luteale di solito è fissa e può durare tra i 12 e i 14 giorni. Così per cicli che durano tra 26 e 30 giorni, in genere i giorni fertili oscillano tra il giorno 12 e 16 del ciclo (sempre contando il primo giorno delle mestruazioni come giorno 1 del ciclo).

Probabilità di ottenere una gravidanza


       Tuttavia non è consigliabile mantenere rapporti continuati durante quei 5 giorni perché potrebbe capitare che il seme perda qualità non avendo tempo sufficiente per recuperarsi. In questo modo se la donna ovula intorno al giorno 16 il seme potrebbe non avere la qualità necessaria per fertilizzare.
       Pertanto, per massimizzare le possibilità di ottenere una gravidanza bisogna tener presente che:

• L’ovulo ha 24 ore di tempo per essere fecondato
• Un buon spermatozoo deve vivere tra i 2 e i 5 giorni.
• Un seme normale può recuperarsi in 24 ore.

Rapporti sessuali efficienti


Картинки по запросу COME CALCOLARE I MIEI GIORNI FERTILI       Con tutte queste informazioni, come faccio per mantenere rapporti sessuali in modo efficace?
Mantenendo rapporti nei giorni 12, 14 e 16 del ciclo. In questo modo abbiamo 24 ore affinchè il seme si recuperi. Se invece l’ovulazione avviene nei giorni 11, 13,15 o 17 è comunque possible che lo sperma raggiunga l’ovulo quando sia ancora possibile fecondarlo (se l’ovulazione avviene il giorno 11, lo sperma dell’eiaculazione del giorno 12 potrebbe arrivare in tempo mentre se l’ovulazione avviene il giorno 17 farebbe in tempo ad arrivare lo sperma dei rapporti del giorno 16).

Giorni fertili secondo il ciclo


       Va notato che per i cicli più lunghi o più brevi questi giorni possono cambiare. Se i cicli sono di 24-25 giorni è meglio anticipare i rapporti nei giorni 11,13 e 15 del ciclo, mentre se sono cicli che durano 30 o più giorni è necessario ritardare ai giorni 13, 15 e 17 per aumentare le possibilità di mantenere rapporti durante l’ovulazione.

Probabilità di gestazione


       Detto questo è importante sapere che se le istruzioni vengono seguite e non ci sono problemi, le possibilità di gestazione oscillano tra il 30-35% al mese.

Come aumentare le probabilità di rimanere incinta

        Ecco quali sono i fattori che possono influenzare negativamente la fertilità di una coppia:
- Fumo
Brindisi di coppia- Alcol
- Caffeina
- Effettui residui della pillola anticoncezionale
- Stress
- Allergie
- Età elevata dei futuri genitori

        Devi sapere che il fumo non fa bene alla fertilità perché nelle sigarette sono contenute delle sostanze come la nicotina che danneggiano l'endometrio e portano ad un mal funzionamento delle ovaie, rendono anche il muco cervicale secco. L'alcol invece può portare a delle alterazioni del ciclo e quindi dell'ovulazione. Inoltre è causa di una minore produzione di ormoni femminili.
        L'ideale sarebbe che entrambi i futuri genitori fossero in perfetta salute almeno nei 4 mesi precedenti ai tentativi di concepimento curando lo stile di vita, l'alimentazione e il proprio corpo...

        Per migliorare la fertilità le donne dovrebbero regolare l'ovulazione, fare un pap test e tampone per curare infezioni latenti dell'apparato riproduttivo e migliorare la qualità delle mucose.

        Gli uomini dovrebbero invece aumentare il numero degli spermatozoi e migliorare la loro salute.
Come fare a ottenere questi risultati?
Coppia fa ginnastica
        Per aumentare le probabilità di rimanere incinta bisogna migliorare l'alimentazione. Quindi almeno 4 mesi prima di pensare al concepimento entrambi i genitori devono avere una dieta attenta e bilanciata, mangiando più cereali integrali, verdure e frutta. Sarebbe bene anche diminuire legumi, uova, latticini, pesce e pollo. Inoltre eliminare quasi del tutto sale, burro e zucchero. Consiglio di acquisire prodotti provenienti da agricoltura biologica.

        È consigliabile anche migliorare lo stile di vita: entrambi i genitori devono smettere di fumare, eliminare l'alcol ed evitare la caffeina.

        Anche la forma fisica gioca un ruolo nella fertilità: l'ideale sarebbe, sempre 4 mesi prima del concepimento, fare insieme al compagno un'attività insieme come lo yoga o degli esercizi mirati al pavimento pelvico e stretching.

        Anche incontrare un'ostetrica insieme al tuo compagno è di aiuto se sei alla ricerca di una gravidanza. Affidati a un'ostetrica per farti insegnare a riconoscere i segnali del corpo quando sei nella fase fertile e come riconoscere questa fase attraverso l'osservazione del muco e la rilevazione della temperatura basale.
Donna a colloquio dal medico

        Non trascurare inoltre le eventuali infezioni latenti che magari non hanno sintomi ma possono creare un ambiente ostile alla sopravvivenza dell'ovulo e dello spermatozoo.         Importantissimo quindi effettuare una visita con pap test e tampone per escludere questa evenienza.
        Ricordati che una coppia viene definita infertile quando dopo un anno di tentativi mirati non si arriva al concepimento. In questo lasso di tempo prendetevi cura di voi, perché siete la "terra" in cui deve nascere il vostro seme!

Fonte http://www.donnamoderna.com/mamme/rimanere-incinta/come-aumentare-probabilita-rimanere-incinta/photo/prendersi-cura-di-se#dm2013-su-titolo

La stima del peso alla nascita diventa piu’ precisa

      Quando Paola è nata pesava 3.680 g. Non esattamente una piuma. Il ginecologo mi aveva detto: “Beh, si il peso stimato è di 3.500 g, ma è solo una stima, eh!”. Voleva forse dire che dal mio corpo sarebbe uscito un vitello. Sì, ma ho avuto un cesareo, quindi è uscito ma non me ne sono accorta.

Un bambino si trova sulla bilancia       Ogni mamma ha il terrore di sapere se avrà o meno un figlio grosso, però fino ad oggi dalle ecografie si poteva fare solo una stima, con un margine di errore a volte ampio.

      Una nuova ricerca della Michigan State University potrebbe invece aiutare i medici a stimare più esattamente il peso dei neonati, permettendo così alle mamme di avere molte domande risolte.

      I ricercatori hanno infatti controllato oltre 7 milioni di dati riguardanti bambini nati vivi e comparando


  • l’ultimo ciclo mestruale della madre rispetto all’età gestazionale del feto
  • e l’effettivo peso alla nascita,
  • è stato possibile modificare le soglie utilizzate per determinare il peso del bambino.


Cosa significa questo per la mamma?


  • il ginecologo può comprendere meglio la crescita del bambino e attuare migliori decisioni per la sua salute. Ad esempio capire se è meglio il parto naturale o il cesareo. Ci sono molte mamme che chiedono un cesareo dopo aver saputo che stanno aspettando un bambino grande; oppure sapendo comunque di avere un bimbo “pesante” possono scegliere consapevolmente la via naturale.
  • i medici sono più preparati sulle condizioni del bambino che lo riguarderanno più avanti. Bambini nati sottopeso possono incorrere in rischi per la salute (pressione alta, diabete e patologie cardiache), mentre i bambini più grossi possono avere complicazioni durante il travaglio (lacerazioni, perdita di sangue, distorsione della spalla).

      Insomma, sia per la mamma sia per i medici è un’utile scoperta che toglierà molti dubbi. Che bello!

Fonte https://www.universomamma.it/peso-del-neonato-una-ricerca-vi-dira-quanto-pesera-esattamente/

PROGESTERONE E STIPSI IN GRAVIDANZA

      La stitichezza può essere aggravata anche dall’assunzione di eventuali integratori alimentari o vitaminici.
stipsi @      La ricerca è stata condotta su 104 mamme in attesa, che hanno dovuto compilare un questionario, il primo dei quali durante il primi tre mesi di gestazione, relativo alla qualità della vita ai diversi problemi insorti nel corso della gravidanza.
      Alle donne in attesa è stato domandato che peso avevano nella loro vita quotidiana gli eventuali problemi intestinali e se questi potevano creare loro dei limiti rispetto agli abiti da indossare o agli alimenti da portare in tavola.

      E’ stato indagato anche quanto questi disagi potessero essere fonte di imbarazzo, depressione, rabbia o insicurezza.
      Ben il 72% delle donne ha riferito di aver vissuto uno o più di questi problemi nel primo trimestre di gestazione. In particolar modo è stata segnalata stipsi in gravidanza e gonfiore intestinale.
      Un successivo questionario, compilato durante gli ultimi 3 mesi di gestazione, ha evidenziato che le donne che continuavano a segnalare malesseri intestinali si era ridotto al 61%. E’stato anche preso in considerazione che, in alcuni casi, questa riduzione poteva essere legata non a una risoluzione del disturbo ma ad una sorta di abitudine sviluppata verso lo stesso. Secondo il team di ricercatori, infatti, le donne in attesa tendono a sopportare bene i vari disagi, considerandoli un problema inevitabile e quasi fisiologico della gravidanza.
      Questa scarsa considerazione del disturbo conduce però a degli atteggiamenti sbagliati, specialmente in campo alimentare.

      Le future mamme, per esempio, non consumano i 25/30 grammi giornalieri di fibre raccomandato per adulti e donne incinta. Anche la quantità di acqua ingerita, che dovrebbe aggirarsi intorno ai 2 litri giornalieri, sembra essere parecchio al di sotto della dose consigliata. La carenza d’acqua, tra l’altro, non solo porta a disidratazione ma, rendendo dure le feci, aumenta la stipsi.


Fonte 72 Percent of Pregnant Women Experience Constipation and Other Bowel Problems, Loyola Study Finds

domenica 26 novembre 2017

Come dormire in gravidanza: le posizioni più sicure nell'ultimo trimestre

       La posizione più sicura per dormire durante l'ultimo trimestre di gravidanza è quella sul fianco: meglio evitare, invece, di dormire sulla schiena, perché la posizione supina è associata a un aumento del rischio di morte in utero. Lo affermano i risultati di uno studio appena pubblicato dal British Journal of Obstetrics and Gynaecology.

       Non si tratta di una novità assoluta: già altre indagini in passato avevano evidenziato l'associazione tra posizione sulla schiena durante il sonno e rischio di morte in utero, un evento che nei paesi ricchi colpisce circa 2-5 feti ogni 1000 tra le 28 settimane e il momento del parto. Ora c'è una conferma in più.

I dettagli dello studio
dormireingravidanza       Allo studio, coordinato dall'Università di Manchester, hanno partecipato circa 1000 donne in gravidanza: circa un quarto purtroppo hanno subìto la morte del loro bimbo nel terzo trimestre, mentre le altre hanno dato alla luce un bimbo sano. Tutte hanno risposto a un questionario che prendeva in considerazione vari aspetti clinici e relativi allo stile di vita, dal peso materno all'abitudine al fumo, alle abitudini relative al sonno.

       L'analisi dei dati raccolti ha rivelato diversi fattori associati in modo indipendente al rischio di morte fetale (ovviamente parliamo di casi non associati a cause cliniche specifiche come malformazioni fetali o infezioni). Tra questi, in particolare:

  • obesità materna;
  • mamma fumatrice;
  • restrizione della crescita fetale.

       Non solo: si è visto che il rischio era più alto per le donne che, la sera prima del tragico evento, erano andate a dormire mettendosi in posizione supina.

       La ricerca si è concentrata sulla posizione assunta proprio nel momento in cui la donna va a letto, considerata particolarmente importante perché si sa che la posizione nella quale ci addormentiamo è quella che manteniamo più a lungo.

Perché dormire sulla schiena è più rischioso
       Non è ancora del tutto chiaro perché dormire sulla schiena sia associato a un aumento del rischio. Può darsi che la ragione stia nel fatto che, in questa posizione, il peso della pancia e del bambino comprime i vasi sanguigni materni, riducendo il flusso di sangue che arriva all’utero via placenta.

       Ovviamente stiamo parlando di rischi bassi, ma viste le continue conferme della ricerca, secondo gli autori dello studio è giunto il momento di cominciare a consigliare in modo sistematico alle donne incinte di dormire sul fianco. Esattamente quanto ha deciso di fare Tommy's, un'associazione inglese che si occupa di ricerca ed educazione su temi come aborto, morte in utero e prematurità e che ha appena lanciato una campagna di sensibilizzazione sul tema, con un video (in inglese) e una serie di suggerimenti. Vediamoli.

Consigli per un sonno sicuro
1. Sempre meglio sul fianco
La ricerca scientifica mostra che dormire supine nel terzo trimestre di gravidanza, cioè dopo le 28 settimane, aumenta il rischio di morte in utero. Il consiglio è dunque quello di preferire la posizione sul fianco, magari aiutandosi con dei cuscini. Quando? Sempre:

  • quando si va a dormire;
  • quando si torna a dormire dopo un risveglio notturno;
  • durante i pisolini diurni.

Per Tommy's tuttavia è molto importante non fare allarmismo. "Se la gravidanza è fisiologica, il rischio di morte in utero è molto basso. Semplicemente, dormire su un fianco invece che a pancia in su aiuta a ridurlo ulteriormente".

2. Destro o sinistro?
Alcuni siti e alcuni medici consigliano alle donne in gravidanza di dormire sul fianco sinistro. In effetti, spiega il sito di Tommy's, alcuni anni fa un piccolo studio neozelandese aveva mostrato che le donne che dormono sul fianco sinistro hanno un rischio inferiore di morte in utero rispetto a quelle che dormono sul fianco destro. Questo risultato, però, non è mai stato confermato da altri studi.

D'altra parte, si sa che dormire sul fianco sinistro aiuta l'attività renale. Per concludere: anche se non ci sono forti evidenze che il fianco sinistro sia più protettivo del destro contro la morte fetale, altre ragioni potrebbero portare a preferirlo.

3. Sulla pancia solo nei primi mesi
 A chi si chiedesse se sia pericoloso dormire a pancia in giù, Tommy's risponde che è veramente improbabile riuscire a farlo nel terzo trimestre di gravidanza: sarebbe veramente troppo scomodo. È invece possibile farlo, e non ci sono particolari controindicazioni, nei primi mesi.

Fonte https://www.nostrofiglio.it/news/come-dormire-in-gravidanza-posizioni-piu-sicure-ultimo-trimestre

Strategie per risparmiare quando arriva un bebè

Shopping per il baby       La regola numero uno per risparmiare quando arriva un neonato è dire no allo shopping sfrenato! In commercio esistono moltissimi articoli per la prima infanzia che possono trarre in inganno chi aspetta il primo figlio e spesso non riesce ad orientarsi tra la miriade di prodotti.

       Bisogna chiedersi: cosa serve davvero a un neonato? Fatevi aiutare da chi ha esperienza: con un'amica già mamma fate una lista su ciò che è davvero utile!
       Ciucci, biberon, sterilizzatore... per gli acquisti aspettate la nascita di vostro figlio, comprate solo un biberon di emergenza (che comunque anche il bambino allattato userà prima o poi per l'acqua). Non è detto che vostro figlio gradirà il ciuccio, compratene solo uno e se non lo vuole non insistete con mille costosi modelli diversi. Se non potrete allattare farete sempre in tempo a comprare tutto il necessario per il latte artificiale dopo la nascita.

Fate la "lista nascita"       Vediamo ora come orientarsi tra carrozzine, passeggini, lettino, vestitini, pannolini ecc... Perché anche se non ci facciamo fuorviare dai prodotti falsamente indispensabili è chiaro che il neonato ha bisogno di molti "accessori".

       Forse non vi sembrerà elegante fare delle richieste esplicite, ma sappiate che tutti i vostri parenti, amici e conoscenti vorranno farvi un pensierino per il bebè e in molti vi chiederanno di cosa avete bisogno. Invece di rimanere sul vago fate delle richieste precise: in questo modo eviterete regali inutili o doppi ed eviterete di comprare voi stesse ciò che vi serve.

Culla, lettino o...       Dove far dormire il neonato al ritorno dall'ospedale? Per i primi mesi il bèbè può dormire nella carrozzina che usate per passeggiare e andare nel lettino con le sbarre già dai 4-5 mesi. Ma se non prevedete di usare nemmeno la carrozzina per sostituirla eventualmente con la fascia dove mettere il bambino? Senza arrivare all'eccesso delle nostre nonne che mettevano i neonati in un cassetto, i bambini così piccoli non si muovono e hanno bisogno davvero di poco, anche una cesta con un materassino nuovo può fare al caso loro, l'importante è che sia in sicurezza e poi appena comincerà a muoversi potrete metterlo nel lettino con le sbarre. In fondo sapevate che i bimbi finlandesi dormono in una scatola di cartone? Il governo regala ai nuovi nati una scatola con tutto l'occorrente per i primi mesi e la scatola stessa, fornita con un materassino, serve da culla!

       Quindi la spesa davvero utile è il lettino con le sbarre che il bimbo utilizzerà per almeno 3 anni. Si può comunque chiedere ad amici e parenti di prestarvi un lettino usato, o comprarlo di seconda mano, per rinfrescarlo e renderlo semi nuovo basterà comprare il materasso e i lenzuolini.

Carrozzina, passeggino e ovetto... come risparmiare?
       Purtroppo la spesa per passeggino & co. può rivelarsi la più onerosa. La carrozzina si usa davvero molto poco quindi se ne può usare una riciclata se si ha la fortuna di avere amici o parenti con i figli di qualche anno più grande del vostro. Stesso discorso vale per il passeggino mentre per il seggiolino auto state attenti che non abbia difetti o sia superato.
       Se non si riescono a recuperare usati, si può comprare il trio, magari cercando qualche modello superato che i negozi vendono a prezzo scontato. Oppure cercando spacci aziendali aperti al pubblico.

       Al posto della carrozzina valutate la fascia: ottima per i primi mesi, si può utilizzare anche quando il bambino è un po' più grande. Permette al bebè di stare tranquillo e alla mamma di avere le mani libere come fosse in carrozzina.
Dopo lettino e passeggino rimangono da affrontare degli accessori più o meno grandi e costosi: fasciatoio, sdraietta, box, girello... vediamo cosa serve davvero e come risparmiare.

Il fasciatoio: come risparmiare       Il fasciatoio: esistono in commercio dei bellissimi mobiletti con cassetti, ripiano, vaschetta... ma è un accessorio facilmente sostituibile con quello che avete già in casa! Un ripiano in bagno o il letto coperto da un asciugamano e una traversina impermeabile possono sostituire il fasciatoio. Anche una tavola di compensato un po' spessa poggiata sulla lavatrice può sostituire il fasciatoio! Basta aggiungere un materassino e un asciugamano.
       Se invece vi serve una cassettiera per il necessario del bebè evitate i modelli da bambini: sono costosi e presto il bambino crescerà e sarà stanco di vedere farfalle e fiori! Optate quindi per un mobile che duri nel tempo, magari abbellito con degli sticker.

       La sdraietta: si usa dai 2-3 mesi fino ai 6-7. Se non riuscite a farvela prestare potete tranquillamente appoggiare il bimbo sul letto o sul divano o su un grande cuscino. O anche utilizzare l'ovetto della macchina. Ricordatevi di non mettere il bebè troppo presto perché la posizione curva non fa bene alla sua schiena delicata.

       Box e girello erano di moda un tempo ma è meglio lasciare il bambino su un tappeto: sarà libero di esplorare lo spazio circostante!

I vestitini: come si risparmia?       Vediamo ora come risparmiare sui prodotti di uso giornaliero: latte, pannolini ecc.

       I vestitini: i primi mesi sarete sbalordite da quanto velocemente il vostro bebè cambierà taglia!
       La regola numero uno per risparmiare è farvi prestare i vestiti e tenerli in buono stato per continuare il circolo virtuoso dell'usato!
       Se invece preferite comprare capi nuovi cercate di acquistare il minimo indispensabile prima della nascita perché non saprete esattamente che taglia avrà il vostro bimbo. Man mano che crescerà e che quindi riuscirete a prevedere la taglia nelle diverse stagioni potete comprare i capi in saldo, anche al 70%! Comprate i capi in anticipo di uno-due anni e avrete sempre capi nuovi con la minima spesa.

Allattamento: sano ed economico!
       Allattare non è solo indicato per la salute del neonato ma è anche un modo per risparmiare notevolmente sulla spesa di latte in polvere e accessori vari per l'alimentazione artificiale. Ma anche se allattate ci sono comunque delle spese superflue che potete evitare: non usate le coppette assorbilatte, ma solo pezzoline di cotone lavabili. Oltre ad essere più economiche sono anche più igieniche: il cotone aiuta la pelle a traspirare ed evitare dolorose ragadi.
       Il cuscino per l'allattamento è certamente comodo ma non indispensabile: con un po' di esperienza riuscirete ad adagiare il neonato sui cuscini quando volete riposare un po' la schiena!
       Anche per quanto riguarda il reggiseno per allattamento, non compratelo in anticipo ma valutate solo quando allattate se può servirvi davvero. Spesso basta un reggiseno molto morbido che si sposta facilmente e non costringe il seno: un articolo meno "tecnico" quindi sicuramente più economico.

Latte in polvere, come risparmiare?       Se invece non volete o non potete allattare esistono delle strategie per risparmiare anche con il latte artificiale: compratelo nei supermercati dove il prezzo è generalmente più basso che nelle farmacie o nei negozi specializzati. Cercate di approfittare delle promozioni facendo una buona scorta (la scadenza non è a breve termine). Preferite il latte in polvere a quello liquido: un po' meno pratico da usare ma più economico!

       Per gli accessori non comprate sterilizzatori o scaldabiberon se non ritenete vi siano davvero indispensabili: spesso bastano 2-3 biberon, le tettarelle possono essere sterilizzate con l'acqua bollente e il resto in una bacinella con il liquido per la sterilizzazione a freddo.


Risparmiare con i pannolini? Si può!       Pannolini: spesso è la spesa più gravosa e continua! Ma qualche strategia per risparmiare c'è: usare pannolini lavabili può essere una soluzione. Evitate però di comprare un intero kit di pannolini lavabili prima della nascita, rischiereste di buttare i soldi perché prima dovete provarli e vedere come vi trovate. Il consiglio è quindi di acquistarne 2-3 per prova.

       Se i lavabili non fanno per voi inseguite le promozioni: non abbiate timore di fare una grande scorta di pannolini, i bambini prima o poi li useranno tutti! Provate anche delle marche meno note o cercate in zona degli outlet.

       Un'altra strategia per risparmiare è ovviamente cercare di spannolinare il prima possibile: già intorno ai 2 anni il bambino può essere pronto per togliere il pannolino.

I prodotti per l'igiene del bebè
       Un'altra nota dolente per il portafoglio può essere la spesa per i prodotti per l'igiene del bebè. La pubblicità ci riempie di falsi bisogni mentre il neonato necessita di molto poco! Delle morbide pezzoline di cotone o una spugnetta naturale possono sostituire le salviette usa e getta. Non dovete lavare il sederino di un neonato sempre con un detergente ma usate più spesso solo acqua tiepida.
Usa e getta? No, grazie       Per il bagnetto inizialmente potrete utilizzare solo dell'amido di riso. La crema all'ossido di zinco serve solo per gli arrossamenti, non usatela di routine!
Per idratare la pelle del bebè potete usare dell'olio di mandorle dolci, ottimo anche per ammorbidire i capezzoli e il seno durante l'allattamento.
       Un'ultima regola che non vale solo per il neonato ma un po' per tutte le spese di casa è di usare i prodotti usa e getta il meno possibile. Riservate l'uso di slaviettine umidificate, bavaglini in plastica ecc solo per quando siete fuori casa. Un aiuto per l'ambiente e per le vostre economie!

Fonte http://www.donnamoderna.com/mamme/neonato/strategie-risparmiare-quando-arriva-bebe/photo/Come-risparmiare-quando-arriva-un-neonato#dm2013-su-titolo