lunedì 23 novembre 2015
Infertilità e procreazione assistita. La via per il concepimento
Cinque anni fa entrava in vigore la Legge 40. Da allora la Procreazione medicalmente assistita ha cambiato volto, almeno in Italia. Chi ha problemi ad avere un figlio deve percorrere una strada lunga, perché prima di ricorrere al protocollo della PMA è necessario sottoporsi a numerosi esami per accertare l’infertilità. Ma non finisce lì. Superata la sofferenza che l’infertilità spesso induce ecco che bisogna fare i conti con una legge che introduce delle regole che finiscono per limitare le tecniche di Procreazione medicalmente assistita. “Insomma le PMA funzionano meno di quello che potrebbero funzionare”, assicura il Carlo Flamigni, professore di Ginecologia e Ostetricia all'Università di Bologna, uno dei padri della medicina della fertilità. Ma qual è il percorso che una coppia deve affrontare per provare a concepire?
Il primo passo: rivolgersi a un centro per la PMA. “La prima cosa da fare è rivolgersi a uno dei 342 centri di Procreazione medicalmente assistita presenti in Italia – spiega la dottoressa Maria Adalgisa Police, direttore del laboratorio genetico medico dell’Ospedale Moscati di Avellino – a quel punto un medico raccoglie tutte le informazioni utili a comprendere perché una coppia dopo un anno, massimo due, di rapporti non protetti non riesce ad avere figli”. La diagnosi necessita di tempi stretti, per aumentare la possibilità di successo delle tecniche di PMA. Le informazioni utili riguardano gli stili di vita, eventuali infezioni genitali e aver subito trattamenti medici invasivi che possono aver danneggiato la fertilità (come per esempio quelli oncologici).
Come scegliere il centro. L’ultimo censimento dell’Iss (Istituto superiore di sanità) è di un anno fa e rileva 342 centri: 154 pubblici o convenzionati con il Sistema sanitario nazionale e 188 privati (localizzati soprattutto nelle regioni settentrionali). "Pur essendo molti i centri non assicurano tutta la richiesta, per cui le coppie sono inserite in lunghe liste di attesa. Anche la scelta del centro è difficile ma si può utilizzare come parametro il ‘livello’ del centro individuato dall’Iss. La distinzione – continua a spiegare la dottoressa Police – si può fare in base al tipo di tecnica di PMA che si utilizza: i centri di primo livello utilizzano quasi sempre l’inseminazione semplice, quelli di secondo usano procedure più impegnative, quali la FIVET o l’ICSI, e quelli di terzo livello adottano delle tecniche più complesse, di microchirurgia, che possono richiedere anche l’anestesia generale, per il prelievo ad esempio degli spermatozoi a livello testicolare".
Infertilità? Gli esami utili per lui e per lei. “Le analisi ormonali rappresentano in genere il primo step. Un dosaggio ormonale – continua la Police – permette di individuare il livello di ormoni sessuali presenti nel sangue. Sono utili per l’uomo ma soprattutto per la donna, poiché consentono di rilevare la frequenza del singolo caso e del tipo di infertilità che si ha davanti. Poi ci sono test che variano in base al genere. Per lui si procede ad un analisi del liquido seminale: lo spermiogramma dà informazioni dettagliate sul numero e la morfologia degli spermatozoi e la spermio cultura che rivela la presenza di germi nel liquido. Lei invece ha bisogno di: ecografia, tampone vaginale e pap-test. “Dopo questi primi esami – continua l’esperta – in caso di dubbio si accertano eventuali anomalie dell’utero e delle tube. Per l’uomo invece si valuta la normalità degli spermatozoi e quanto riescano a fecondare. Infine è possibile ricorrere a test genetici come l’esame del cariotipo: con un prelievo del sangue si analizza il numero e la forma dei cromosomi, ovvero il corredo genetico”. Così è possibile verificare in primo luogo la presenza di anomalie cromosomiche che possono essere causa d’infertilità, ma anche eventuali 'aberrazioni' che possono essere trasmesse al figlio, in forma sbilanciata. Infine, tra i test genetici anche quello per la Fibrosi Cistica, sia per lo studio dei portatori sani sia per la forma atipica che può generare infertilità maschile.
PMA, quando serve. Se il concepimento è impossibile o estremamente remoto, cioè quando tutti gli interventi farmacologici o chirurgici non hanno funzionato, o quando la coppia (nonostante non sia completamente sterile) non riesce a concepire spontaneamente si ricorre al protocollo per la procreazione medicalmente assistita. "Sono casi in cui si può anche intervenire con altre terapie, ma quando falliscono è importante non aspettare tempo. Infine – continua la Police – si ricorre alla PMA quando l’infertilità è inspiegata e per l’età della donna non si può aspettare”. A questo punto il medico valuta quale sia la tecnica più opportuna.
Le tecniche. Ottimizzare la produzione di ovociti, la qualità degli spermatozoi e creare le condizioni migliori per farli fecondare all’interno del corpo femminile (in vivo) oppure all’esterno (in vitro). “Nel primo caso si parla di inseminazione semplice (IUI) o di trasferimento intratubarico dei gameti (GIFT). In alternativa – conclude la Police – si ricorre alla tecnica FIVET, ovvero la fecondazione avviene all’esterno del corpo femminile e gli embrioni ottenuti (massimo tre – il limite consentito dalla legge) viene trasferito in utero, 48-72 ore dall’inseminazione dell’ovocita. Oppure si può adottare la ICSI, quando il singolo spermatozoo viene iniettato grazie a una micro pipetta, direttamente nell’ovocita”, nel caso in cui per esempio il partner ha uno scarso numero di spermatozoi nel liquido seminale.
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