Lo scorso settembre le Nazioni Unite hanno ufficializzato l'elenco degli "Obiettivi di Sviluppo Sostenibile", vademecum attraverso cui sconfiggere la povertà e offrire un futuro migliore a tutte le popolazioni, a prescindere da luogo e situazione socio-economica. La data entro cui realizzare il programma è il 2030 (non così lontana, a ben guardare), e il quinto dei 17 punti così presentati prevede il "raggiungere la parità di genere attraverso l'emancipazione delle donne e delle ragazze"; è da qui che prende origine l'ultimo progetto in ordine di tempo promosso da Benetton: il marchio, tra i primi a portare avanti in parallelo moda e iniziative sociali, ha così varato il proprio personale programma, focalizzato sul raggiungimento dell'uguaglianza tra uomini e donne e sulla creazione per quest'ultime di una serie di opportunità e strutture su cui fare affidamento.
http://video.d.repubblica.it/attualita/benetton-il-progetto-per-sostenere-i-diritti-delle-donne/3766/3890
Il "WE - Benetton Women Empowerment Program" si prefigge dunque di intervenire dove la situazione per le donne è ancora grave (si è calcolato che 31 milioni di donne in età scolare non ricevono alcuna forma di istruzione, e che ogni due minuti una donna muore di parto o per complicazioni da gravidanza): la cosa davvero innovativa però è che l'operazione sarà gestita attraverso una rete di ONG locali, per meglio penetrare nelle zone interessate. L'investimento stanziato da Benetton per i primi 5 anni è di 2 milioni di dollari, e si concentrerà sulle condizioni nel settore del RMG (Ready Made Garments, vale a dire la produzione di abbigliamento). Il primo intervento sarà in Asia: difficile non collegare la decisione alla tragedia avvenuta due anni e mezzo fa in Bangladesh, dove il crollo della struttura del Rana Plaza aveva causato oltre 1.100 vittime, aprendo il dibattito sulle drammatiche condizioni in cui versavano le persone impiegate nei laboratori. Lo scorso aprile è stato reso noto che Benetton ha risarcito con 1,1 milioni di dollari le famiglie delle vittime del crollo (il marchio era uno dei 29 collegati alle società ospitate nella struttura): il Women Empowerment Program assume così un significato ancora più profondo, perché si candida a essere sia un mezzo per evitare che certi avvenimenti si ripetano che uno strumento "reale" per l'emancipazione delle donne.
Nessun commento:
Posta un commento