“Quando si procede alle indagini sulle cause della ridotta fertilità di una coppia, molti laboratori seguono un protocollo standard” spiega Carlo Flamigni.
Il medico, per prima cosa, deve raccogliere un’anamnesi completa e sottoporre la paziente a una visita per poter rilevare i segni di qualsiasi condizione che potrebbe causare problemi di fertilità.
In questa fase dell’indagine possono essere condotti i seguenti esami:
- uno striscio cervicale (Pap test), se non è stato effettuato di recente;
- un esame delle urine o un tampone uretrale per ricercare la presenza di un’infezione da Chlamydia;
- test ematici, per verificare se la donna sta ovulando, oppure se ha la rosolia (il virus può danneggiare il feto nei suoi primi tre mesi di vita).
Il medico sottoporrà la donna a ulteriori test se:
- ha un ciclo di durata inferiore ai 21 giorni o superiore ai 35;
- sta tentando di concepire da oltre 18 mesi;
- ha avuto in passato malattie o alterazioni di natura ginecologica, come infezione pelvica, endometriosi o una gravidanza ectopica.
Il passo successivo è quello di stabilire se la donna è in grado di ovulare o meno.
Fonte http://www.nostrofiglio.it/concepimento/infertilita/infertilita-cause-femminili-indagini-e-diagnosi
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