QUESTA è la storia di un ritorno. Lento, in sordina, reso difficile da dubbi e paure spesso ingiustificati, da una certa mancanza di informazione e dalle caratteristiche culturali del nostro paese. Ma è pur sempre un ritorno. Di quella che ieri chiamavamo spirale, e che oggi chiamiamo IUD (dispositivo intrauterino) o IUS (sistema intrauterino) o ancora IUC (contraccettivo intrauterino). E a fare da apripista è l’American College of Obstetricians and Gynecologists, che chiede a gran voce ai suoi affiliati di tornare a consigliare alle pazienti i contraccettivi reversibili a lunga durata d’azione (i cosiddetti Larc). Tra cui spicca proprio lei, la spirale. Perché è l’opzione più sicura (oltre il 99 per cento) per moltissime donne, scrivono gli specialisti sull’ultimo numero della rivista Obstetrics & Gynecology, comprese quelle che non hanno avuto figli e le adolescenti già attive, ricordando che non protegge dalle malattie sessualmente trasmesse, come fa, invece, il condom.
I dati. Che si tratti di un ritorno lo dicono i numeri. Negli anni Settanta la spirale era un metodo apprezzato e diffuso. Sul mercato erano disponibili ben 17 modelli prodotti da quindici aziende diverse. E tutti pensavano che fosse una buona soluzione. Eppure alla metà degli anni Novanta, complice la brutta storia del Dalkon Shield, un dispositivo intrauterino accusato di provocare – oltre a dolori, infezioni pelviche e sanguinamenti indesiderati - anche qualche decesso, le donne cominciarono a cambiare strada. Oggi, invece, la Iud è scelta da 160 milioni di donne in tutto il mondo. Merito soprattutto delle spirali di ultima generazione, più piccole, nelle quali il rame è sostituito da polimeri in grado di rilasciare quotidianamente minime quantità di levonorgestrel, un progestinico, aumentandone sicurezza e tollerabilità.
Solo 15 medici su 100 la consigliano. In Italia è quasi impossibile sapere quante donne facciano uso della spirale. "Possiamo ipotizzare che siano tra le 100 mila e le 150 mila ogni anno", commenta Emilio Arisi, presidente della Società Medica Italiana di Contraccezione. Tuttavia, aggiunge il presidente della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO) Paolo Scollo, da un anno a questa parte la richiesta è cresciuta del 70 per cento al mese. Ma molta strada resta ancora da percorrere, se è vero che il 58 per cento delle italiane non ne ha mai sentito parlare. E se è vero, soprattutto, che i primi a non essere grandi fan della spirale sono proprio i ginecologi. Lo confermano i dati presentati all’ultimo congresso della Sigo: solo 15 medici su 100 la consigliano.
La tendenza. Il fatto è che l'idea di programmare una gravidanza nell’arco di tre o quattro anni usando un anticoncezionale a lunga durata non ha mai convinto le donne di casa nostra. "Le italiane - spiega Rossella Nappi, responsabile dell’Unità Endocrinologia Ginecologica del San Matteo di Pavia - preferiscono sentirsi libere di cambiare contraccettivo senza passare per lo studio del ginecologo. La spirale prevede comunque un intervento del medico, sia per essere inserita che per essere tolta, e questo non piace». Non solo. «Le italiane vogliono mestruazioni poco dolorose, e soprattutto sotto controllo: il 70 per cento sceglie un contraccettivo che consenta di prevedere esattamente quando si verificherà", commenta Nappi.
Il costo. Infine c’è il fattore economico: una spirale costa tra i 130 e i 180 euro. Cui bisogna però aggiungere il costo dello specialista. E però, a frenare l’ascesa ci sono soprattutto i medici. Che guardano con sospetto al dispositivo, accusato in passato di provocare infezioni. Così, per contrastare la resistenza passiva dei colleghi, la Sigo ha emesso le “Linee Guida sull’efficacia e l’uso appropriato della contraccezione intrauterina”, con l’obiettivo di fornire informazioni aggiornate sulla base delle ultime evidenze scientifiche. Le raccomandazioni non lasciano spazio a dubbi: la contraccezione intrauterina, dice la società scientifica, può essere considerata come prima scelta nella maggior parte delle donne, tra cui le adolescenti e le nullipare. Una dichiarazione di guerra ai falsi miti che ancora circondano la spirale.
Fonte http://www.repubblica.it/salute/benessere-donna/contraccezione/2015/11/09/news/sesso_protetto_il_ritorno_della_spirale-126968959/?ref=search
I dati. Che si tratti di un ritorno lo dicono i numeri. Negli anni Settanta la spirale era un metodo apprezzato e diffuso. Sul mercato erano disponibili ben 17 modelli prodotti da quindici aziende diverse. E tutti pensavano che fosse una buona soluzione. Eppure alla metà degli anni Novanta, complice la brutta storia del Dalkon Shield, un dispositivo intrauterino accusato di provocare – oltre a dolori, infezioni pelviche e sanguinamenti indesiderati - anche qualche decesso, le donne cominciarono a cambiare strada. Oggi, invece, la Iud è scelta da 160 milioni di donne in tutto il mondo. Merito soprattutto delle spirali di ultima generazione, più piccole, nelle quali il rame è sostituito da polimeri in grado di rilasciare quotidianamente minime quantità di levonorgestrel, un progestinico, aumentandone sicurezza e tollerabilità.
Solo 15 medici su 100 la consigliano. In Italia è quasi impossibile sapere quante donne facciano uso della spirale. "Possiamo ipotizzare che siano tra le 100 mila e le 150 mila ogni anno", commenta Emilio Arisi, presidente della Società Medica Italiana di Contraccezione. Tuttavia, aggiunge il presidente della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO) Paolo Scollo, da un anno a questa parte la richiesta è cresciuta del 70 per cento al mese. Ma molta strada resta ancora da percorrere, se è vero che il 58 per cento delle italiane non ne ha mai sentito parlare. E se è vero, soprattutto, che i primi a non essere grandi fan della spirale sono proprio i ginecologi. Lo confermano i dati presentati all’ultimo congresso della Sigo: solo 15 medici su 100 la consigliano.
La tendenza. Il fatto è che l'idea di programmare una gravidanza nell’arco di tre o quattro anni usando un anticoncezionale a lunga durata non ha mai convinto le donne di casa nostra. "Le italiane - spiega Rossella Nappi, responsabile dell’Unità Endocrinologia Ginecologica del San Matteo di Pavia - preferiscono sentirsi libere di cambiare contraccettivo senza passare per lo studio del ginecologo. La spirale prevede comunque un intervento del medico, sia per essere inserita che per essere tolta, e questo non piace». Non solo. «Le italiane vogliono mestruazioni poco dolorose, e soprattutto sotto controllo: il 70 per cento sceglie un contraccettivo che consenta di prevedere esattamente quando si verificherà", commenta Nappi.
Il costo. Infine c’è il fattore economico: una spirale costa tra i 130 e i 180 euro. Cui bisogna però aggiungere il costo dello specialista. E però, a frenare l’ascesa ci sono soprattutto i medici. Che guardano con sospetto al dispositivo, accusato in passato di provocare infezioni. Così, per contrastare la resistenza passiva dei colleghi, la Sigo ha emesso le “Linee Guida sull’efficacia e l’uso appropriato della contraccezione intrauterina”, con l’obiettivo di fornire informazioni aggiornate sulla base delle ultime evidenze scientifiche. Le raccomandazioni non lasciano spazio a dubbi: la contraccezione intrauterina, dice la società scientifica, può essere considerata come prima scelta nella maggior parte delle donne, tra cui le adolescenti e le nullipare. Una dichiarazione di guerra ai falsi miti che ancora circondano la spirale.
Fonte http://www.repubblica.it/salute/benessere-donna/contraccezione/2015/11/09/news/sesso_protetto_il_ritorno_della_spirale-126968959/?ref=search
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