Siamo il Paese europeo dove troppi bambini (uno su tre) vengono al mondo con un’operazione chirurgica. Ma ora sono le stesse mamme che in passato hanno evitato il travaglio a cambiare idea: "Vogliamo essere protagoniste della nascita dei nostri figli"
Tornare protagoniste della nascita dei propri figli. È il desiderio nutrito da sempre più donne che, dopo aver subìto uno o più tagli cesarei, chiedono di partorire in modo naturale, anche contro il parere del medico. Così negli ultimi anni gli ospedali italiani hanno registrato un aumento di richieste per il Vaginal Birth After Cesarean , il Vbac, “parto vaginale dopo un cesareo”. Dopo l’uso e, spesso, l’abuso dei cesarei (siamo il Paese in Europa dove se ne fanno di più: per l’Istat oltre un bambino su tre viene alla luce in questo modo), le mamme italiane riscoprono il valore del parto spontaneo e si moltiplicano le strutture che fanno tentare alle proprie pazienti il travaglio: 7 su 10, in media, tra quelle che hanno subito un cesareo, riescono ad arrivare fino in fondo e provano la soddisfazione di stringere subito il figlio tra le braccia. Le altre ripetono l’intervento chirurgico.
fonte http://www.repubblica.it/cronaca/2015/07/08/news/le_madri_pentite_del_cesareo_il_secondo_parto_sara_naturale_vogliamo_essere_protagoniste_della_nascita_dei_nostri_figli_-118635121/?ref=fbpr
Tornare protagoniste della nascita dei propri figli. È il desiderio nutrito da sempre più donne che, dopo aver subìto uno o più tagli cesarei, chiedono di partorire in modo naturale, anche contro il parere del medico. Così negli ultimi anni gli ospedali italiani hanno registrato un aumento di richieste per il Vaginal Birth After Cesarean , il Vbac, “parto vaginale dopo un cesareo”. Dopo l’uso e, spesso, l’abuso dei cesarei (siamo il Paese in Europa dove se ne fanno di più: per l’Istat oltre un bambino su tre viene alla luce in questo modo), le mamme italiane riscoprono il valore del parto spontaneo e si moltiplicano le strutture che fanno tentare alle proprie pazienti il travaglio: 7 su 10, in media, tra quelle che hanno subito un cesareo, riescono ad arrivare fino in fondo e provano la soddisfazione di stringere subito il figlio tra le braccia. Le altre ripetono l’intervento chirurgico.
«Non è vero che cesareo chiama cesareo » spiega Elisa Vallinotto, 35 anni, biologa di Torino e madre di due bambini di 3 anni e tre mesi di età, nati il primo con il taglio e l’altro con un parto naturale. «Io per esempio mai avrei voluto il primo cesareo, che mi è stato fatto dopo dodici ore di travaglio, a causa di un’assistenza inadeguata. Figuriamoci ripeterlo». Elisa è tra le volontarie del sito vbac.it che dà informazioni e supporto a chi non vuole affrontare un nuovo intervento chirurgico se non per validissimi motivi medici. «Per fortuna internet apre questa possibilità a chi neanche sapeva di poterlo fare: tante donne hanno il rimpianto di non essere state protagoniste del parto, vogliono riscattarsi con i secondi o terzi figli e sono molto motivate. Si informano, parlano con i primari e grazie alla loro richiesta gli ospedali si stanno aggiornando: certo, è una procedura ancora di nicchia e con differenze regionali enormi. In Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna il parto naturale dopo il cesareo è diffusissimo. In Campania o Sicilia le strutture disponibili si contano sulle dita di una mano».
A Roma, per esempio, fino a pochi anni fa solo l’ospedale Cristo Re aveva un protocollo ufficiale per il Vbac, adesso sono una manciata. E in cinque anni i Vbac eseguiti al Cristo Re sono più che raddoppiati, passando da 30 a oltre 80. Il Policlinico Gemelli, invece, ha aperto ufficialmente al parto naturale dopo il cesareo otto mesi fa e da allora ha registrato un’impennata di richieste. «Da quando l’abbiamo pubblicizzato sul sito c’è stata una forte domanda di mamme che hanno vissuto il primo cesareo come una violenza» spiega il primario di ostetricia Alessandro Caruso. «Si va riscoprendo la naturalità della nascita, dopo gli ultimi quindici anni in cui in Italia c’è stato un eccessivo ricorso alla chirurgia: si riteneva che fosse il modo più sicuro per partorire, ma non è così perché si tratta pur sempre di un’operazione che può provocare difetti respiratori minori nei neonati e rischi per la donna».
Secondo il rapporto Istat 2014 i disturbi in gravidanza non giustificano l’ampio uso del cesareo che si fa da noi, dove ricorrono al taglio la maggior parte delle donne che lo hanno già fatto. Le linee guida dell’Istituto superiore di sanità sostengono infatti che non basta aver subìto un cesareo per ripeterlo: in assenza di controindicazioni specifiche, la possibilità di provare il travaglio deve essere offerta a tutte. Quali sono queste controindicazioni? Precedenti rotture d’utero o incisioni uterine longitudinali e l’essere state sottoposte in passato a tre o più interventi. Via libera per tutte le altre, a meno di complicanze o patologie della gravidanza in corso. E anche l’Europa chiede di incentivare il parto naturale: sono 160mila i cesarei non necessari eseguiti ogni anno, per un costo extra di 156 milioni di euro. Per questo l’Ue ha finanziato il progetto Optibirth che mira a aumentare i Vbac in Italia, Irlanda e Germania: lo scopo è passare entro il 2016 dal 25 al 40 per cento.
fonte http://www.repubblica.it/cronaca/2015/07/08/news/le_madri_pentite_del_cesareo_il_secondo_parto_sara_naturale_vogliamo_essere_protagoniste_della_nascita_dei_nostri_figli_-118635121/?ref=fbpr
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