«Non si sa che fine abbiano fatto migliaia di embrioni». È
quanto ha notato in un comunicato stampa l’Associazione italiana ginecologi
ostetrici cattolici (Aigoc), commentando la relazione annuale relativa al 2013
da poco pubblicata dal ministero della Salute sull’attuazione della Legge 40,
che nel 2004 ha legalizzato la fecondazione artificiale, producendo una «strage
di embrioni». A tempi.it il presidente di Aigoc, Giuseppe Noia, ha spiegato che
il documento «mostra che il denaro pubblico viene buttato per cercare di far
rimanere incinte donne di età avanzata con scarsi risultati e che si tollera
l’azione poco trasparente dei Centri che la praticano». Ancora peggio,
«pensando di eliminare il male, lo stiamo diffondendo».
Professor Noia, perché avete scritto che mancano all’appello
«migliaia di embrioni»?
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Quali sono gli altri aspetti rilevanti del rapporto?
Impressiona il tasso di insuccesso della tecnica e il
sacrificio di vite correlato, dato che nel 2013 si contano 99.267 embrioni
trasferiti in utero. Di questi, solo 10.217 sono nati vivi. Ad essi si
aggiungono altri embrioni sacrificati prima ancora di essere impiantati in
utero, dato che la relazione parla di 143.770 embrioni sacrificati tra quelli
prodotti e quelli scongelati. In tutto solo 793 in meno rispetto al 2012,
peccato che nello stesso anno sia cresciuto il numero degli embrioni
crioconservati. Questi sono 22.143 mentre nel 2012 erano 18.957, cioè 3.186 in
più. Di questi, il 92 per cento (2.867) morirà al momento del trasferimento in
utero, se saranno scongelati.
Avete denunciato anche un’omissione di controllo dei Centri
di fecondazione da parte del ministero della Salute. Perché?
Un altro aspetto preoccupante è il fatto che non sia noto
con quale prevalenza sono utilizzate le due tecniche di fecondazione
artificiale, la Fivet e la Icsi (lo spermatozoo viene iniettato direttamente
nell’ovocita, ndr). Temiamo infatti una prevalenza della seconda, dato il suo
maggior successo, che però comporta un rischio di malattie genetiche superiore.
Infine i centri di fecondazione assistita, in tutto 14 e nella maggior parte
dei casi privati, non hanno fornito dati sull’esito del 10,3 per cento delle
gravidanze iniziate.
A leggere questi dati, la fecondazione sembra un fallimento.
È un fallimento e ci sembra assurdo che questa fabbrica
della morte sia sovvenzionata dallo Stato grazie ai Lea (Livelli essenziali di
assistenza), tramite tecniche che non hanno nulla a che vedere con la cura di
una malattia come la sterilità, che infatti non viene curata. Ancora peggio se
questo accade mentre alla popolazione affetta da epatite C, di gran lunga
maggiore in percentuale, viene garantita gratuitamente solo una parte delle
cure di cui avrebbe bisogno.
Il Ministero considera le perplessità che sollevate?
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Nessuno sembra preoccuparsi di questi embrioni.
Ma noi siamo stati quegli embrioni. Sono i nostri figli
deboli. La fecondazione artificiale, come l’aborto e l’eutanasia, sono solo
risposte sbagliate alla paura della debolezza e della sofferenza. Solo che
cercando di eliminarle, non facciamo altro che amplificarle. Il dogma secondo
cui l’eliminazione della sofferenza e della debolezza devono avvenire
attraverso l’eliminazione del sofferente e del debole è errato. Al contrario,
per essere alleviate hanno bisogno di essere accolte e abbracciate. Lenire e
curare sono le vocazioni del medico, non procurare la morte. E se non tutti
capiscono che la risposta al dolore può essere solo in Dio, tutti possono però
riconoscere che senza solidarietà la società diventa terribile. Papa Francesco
ha detto che senza di essa muore la fede, io aggiungo l’intera umanità.
Fonte
http://www.tempi.it/fecondazione-assistita-i-conti-del-ministero-non-tornano-sono-scomparsi-migliaia-di-embrioni#.VajWxPntmko
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