“Se aspetti un bambino, l’alcol può attendere” è la nuova campagna di sensibilizzazione portata avanti dalla SIGO, la Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia, e da AssoBirra, l’Associazione di produttori di Birra e Malto.
Il perché di questa importante iniziativa è presto detto. Da un sondaggio condotto da Doxa e commissionato da AssoBirra, infatti, ben il 67% delle donne intervistate ritiene che un consumo saltuario (inteso da una a tre bevande alcoliche a settimana) in gravidanza non sia nocivo per la salute del feto.
Tra le maggiori preoccupazioni delle neo mamme italiane, che da fonti ISTAT sono circa 500mila ogni anno, il 54% teme per la possibilità che il feto possa nascere con delle anomalie mentre l’8% ha paura del parto ed un altro 7% teme di poter perdere il bambino durante la gravidanza.
Nonostante i molti timori legati alla salute del bambino che hanno in grembo, però, le donne intervistate sembrano non aver chiaro quanto l’alcol possa influire sulla stessa affermando, per un terzo del campione di riferimento, di aver semplicemente ridotto il consumo di bevande alcoliche senza averlo interrotto del tutto.
Una pecca tutta italiana questa, visto che negli altri Paesi europei le giovani mamme under 30 sembrano avere una maggiore consapevolezza dei rischi legati al consumo di alcol durante la gestazione; proprio in virtù di questi dati ritorna l’iniziativa “Se aspetti un bambino, l’alcol può attendere”, che si appoggia al sito dedicato seaspettiunbambino.it.
Ma quali sono i reali rischi per il feto legati al consumo di alcol durante l’intera gravidanza? In termini scientifici, le patologie neonatali correlate all’alcol sono state divise in tre macrocategorie: FAS, FASD e ARND. La prima, FAS, riguarda i disturbi più frequenti che passano da ritardi mentali, alternazioni somatiche, deficit olfattivi e visivi e, nei casi più severi, anche la morte del bambino. Tra i FASD si ritrovano invece alcuni deficit nel coordinamento fisico e mentale mentre l’ultima categoria, ARND, riguarda tutti i deficit (tra quali alcuni sopra elencati) che inducono nel bambino limitazioni fortemente invalidanti per il corso della vita, che possono presentarsi già in fase neonatale o con gli anni a venire.
Ecco quindi che la necessità di informare è molto sentita dalle ostetriche e dai ginecologi, non tanto per demonizzare l’utilizzo di bevande alcoliche quanto rendere noto che tutte le malattie fetali alcol-correlate possono essere prevenute astenendosi dal consumo di alcolici nei nove mesi di gestazione. Un gesto semplice per non correre rischi.
Fonte
Se aspetti un bambino, l’alcol può attendere
Il perché di questa importante iniziativa è presto detto. Da un sondaggio condotto da Doxa e commissionato da AssoBirra, infatti, ben il 67% delle donne intervistate ritiene che un consumo saltuario (inteso da una a tre bevande alcoliche a settimana) in gravidanza non sia nocivo per la salute del feto.
Tra le maggiori preoccupazioni delle neo mamme italiane, che da fonti ISTAT sono circa 500mila ogni anno, il 54% teme per la possibilità che il feto possa nascere con delle anomalie mentre l’8% ha paura del parto ed un altro 7% teme di poter perdere il bambino durante la gravidanza.
Nonostante i molti timori legati alla salute del bambino che hanno in grembo, però, le donne intervistate sembrano non aver chiaro quanto l’alcol possa influire sulla stessa affermando, per un terzo del campione di riferimento, di aver semplicemente ridotto il consumo di bevande alcoliche senza averlo interrotto del tutto.
Una pecca tutta italiana questa, visto che negli altri Paesi europei le giovani mamme under 30 sembrano avere una maggiore consapevolezza dei rischi legati al consumo di alcol durante la gestazione; proprio in virtù di questi dati ritorna l’iniziativa “Se aspetti un bambino, l’alcol può attendere”, che si appoggia al sito dedicato seaspettiunbambino.it.
Ma quali sono i reali rischi per il feto legati al consumo di alcol durante l’intera gravidanza? In termini scientifici, le patologie neonatali correlate all’alcol sono state divise in tre macrocategorie: FAS, FASD e ARND. La prima, FAS, riguarda i disturbi più frequenti che passano da ritardi mentali, alternazioni somatiche, deficit olfattivi e visivi e, nei casi più severi, anche la morte del bambino. Tra i FASD si ritrovano invece alcuni deficit nel coordinamento fisico e mentale mentre l’ultima categoria, ARND, riguarda tutti i deficit (tra quali alcuni sopra elencati) che inducono nel bambino limitazioni fortemente invalidanti per il corso della vita, che possono presentarsi già in fase neonatale o con gli anni a venire.
Ecco quindi che la necessità di informare è molto sentita dalle ostetriche e dai ginecologi, non tanto per demonizzare l’utilizzo di bevande alcoliche quanto rendere noto che tutte le malattie fetali alcol-correlate possono essere prevenute astenendosi dal consumo di alcolici nei nove mesi di gestazione. Un gesto semplice per non correre rischi.
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Se aspetti un bambino, l’alcol può attendere
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