sabato 4 maggio 2019

Sesso, riproduzione e salute delle donne: dopo 50 anni la libera scelta è ancora un traguardo lontano

         Icinquant’anni, una rivoluzione nella storia delle donne. Il passato era un luogo in cui le scelte riproduttive erano fortemente compresse: molte donne nel mondo non potevano scegliere liberamente chi sposare e quando sposarsi, non avevano voce in capitolo su quanti figli avere, non avevano facile accesso a metodi contraccettivi, i tassi di mortalità al parto erano ancora molto alti.

         Oggi UNFPA, il Fondo Onu per la popolazione, lancia il Rapporto demografico 2019 (in Italia in collaborazione con Aidos), che s’intitola Questioni in sospeso. Diritti e libertà di scelta per tutte le persone e propone un monitoraggio globale dei diritti femminili e un bilancio dei suoi 50 anni di operatività come agenzia Onu. Il documento segue sei donne in sei differenti luoghi del mondo (Egitto, India, Uganda, Cambogia, Guatemala, Albania) per raccontare cosa è accaduto ai diritti delle donne in ogni angolo del pianeta, in particolare in ambito sessuale e riproduttivo.

La libera scelta, un traguardo lontano
         Il raggiungimento della piena autodeterminazione delle donne e delle ragazze è un traguardo ancora lontano, nonostante gli Obiettivi fondamentali dell’Agenda 2030 abbiano messo in prima linea l’uguaglianza di genere.
         «Si sono fatti passi avanti nel diritto all’istruzione, nel diritto all’informazione e nel diritto ad essere protette da ogni forma di violenza, il diritto a scegliere quando come e con chi avere dei figli”, sottolinea Maria Rosa Cutillo, Chief of Strategic Partnership UNFPA, «Ma questo Rapporto mostra che una parte consistente di lavoro rimane da fare: la chiave reale, è l’investimento sulle ragazze di oggi per creare donne forti domani, che siano vere attrici di cambiamento e che siano le protagoniste del mondo che i Sustainable Development Goals vogliono, spingendo la Comunità Internazionale a raggiungerli da qui a 10 anni. Non c’è tempo da perdere: se non agiamo oggi con decisione, basti citare solo un esempio, da qui al 2030 ci saranno nel mondo 150 milioni in più di spose bambine».

Le spose bambine

         Colpisce, nelle pagine del Rapporto, osservare la sproporzione abissale tra maschi e femmine per età di matrimonio: in Bangladesh, in Chad, in India, in Guinea, in Etiopia ancora oggi oltre il 50% (con picchi dell’80%) delle donne si è sposata prima dei 18 anni; per gli uomini la percentuale supera di poco il 10%.
         I tassi di prevalenza in ambito contraccettivo descrivono, in molti paesi del mondo, un enorme gap tra poveri e ricchi: sono molto bassi nel 20% più povero della popolazione e molto alti nel 20% più ricco. “Le disuguaglianze in ambito di salute sessuale e riproduttiva sono profondamente influenzate”, si legge nel Rapporto, “dalla qualità e dalla portata dei sistemi di salute pubblica, oltre che dalle regole sociali e culturali e dall’accesso all’educazione sessuale”. Le donne più povere vivono un più alto rischio di vivere gravidanze indesiderate, di non avere assistenza durante la gravidanza e di dover partorire da sole, con maggiori rischi di malattie o morte da gravidanza e parto. “Per queste donne”, si legge ancora nel report, “la scarsità di salute sessuale e riproduttiva può bloccare le opportunità, il loro potenziale. Esse finiscono per cementare e rendere inamovibile la loro posizione sul gradino più basso della scala economico-sociale”. La dimensione della famiglia è infatti strettamente legata ai diritti riproduttivi e ad altri diritti, incluso il diritto alla salute, all’istruzione e alla possibilità di occupazione. Laddove questi diritti vengono soffocati, le persone spesso non riescono a raggiungere il loro pieno potenziale, impedendo il progresso economico e sociale.

Le donne più povere hanno meno diritti sulla scelta di quanti figli avere

         Nord, Sud del mondo: la questione demografica pone oggi un paradosso tra le donne più povere che ancora non possono scegliere rispetto al numero di figli da avere, e le donne più ricche che hanno tutto ma spesso confessano di non aver realizzato completamente i loro desideri di maternità (o di averli realizzati troppo avanti negli anni). C’è una questione di disparità anche per loro? «Se per questione di disparità si intende impossibilità di realizzare un desiderio di maternità perché i servizi disponibili non sono sufficienti a permettere a una donna di mantenere, ad esempio, il proprio percorso professionale, sì, indubbiamente», risponde Maria Rosa Cutillo.
         L’impossibilità di esercitare i propri diritti riproduttivi può avere un impatto a lungo termine sui tassi di fertilità, rendendola spesso più alta o più bassa di quella che la maggior parte delle persone desidera, avverte il Rapporto Unfpa. «È una questione di diritti, ma ancora di investimento nel futuro», conclude Cutillo. «Se non si investe nel diritto a scegliere quando, come e con chi avere dei figli non si garantisce l’accesso a una vita dignitosa, a uno sviluppo olistico delle persone e della società. Noi parliamo del “potere della scelta”: è necessario che tutti gli attori coinvolti – pubblici e non – agiscano perché le ragazze siano libere di scegliere consapevolmente”.

La Conferenza del Cairo: rimettere al centro donne e ragazze
         Il nuovo Report celebra anche i 25 anni della Conferenza del Cairo, che è stata “un momento fondamentale e un punto di svolta per tutte e tutti, soprattutto ha messo al centro i diritti delle donne in relazione alla salute sessuale e riproduttiva, alla loro libertà di scelta”, dice Maria Grazia Panunzi, presidente di Aidos. “Molti progressi da allora sono stati fatti ma, ciononostante, il Piano d’Azione del Cairo indica obiettivi ancora da raggiungere ovunque, al nord e al sud del mondo, come illustrato nel rapporto. Questo anniversario ci offre l’opportunità per riaffermare gli obiettivi del Cairo che sono anche ripresi dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. Il lavoro ancora da compiere riguarda anche il nostro paese: abbiamo bisogno di rimettere al centro donne e ragazze e fare in modo che ci sia reale accesso ai servizi di salute sessuale e riproduttiva, abbiamo bisogno dei consultori, di contraccezione moderna e gratuita; di educazione sessuale nelle scuole. Dobbiamo avere la concreta disponibilità di proteggerci da malattie sessualmente trasmissibili e poter decidere se, quando, quanti figli avere e a che distanza. Con questi propositi, ci prepariamo al prossimo Summit di Nairobi di novembre 2019 che vedrà insieme governi, società civile, ricercatori e settore privato per stabilire un impegno politico a favore del Piano del Cairo e del suo contributo al raggiungimento dell’Agenda 2030”.

Fonte https://www.iodonna.it/benessere/salute-e-psicologia/2019/04/10/sesso-riproduzione-e-salute-delle-donne-dopo-50-anni-la-libera-scelta-e-ancora-un-traguardo-lontano/

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