Nei tre trimestri di gravidanza la donna deve seguire un fitto calendario costellato di visite di controllo dal ginecologo di fiducia, ecografie e test, molti dei quali vengono erogati gratuitamente, senza pagamento di alcun ticket, dal Servizio sanitario nazionale, come stabilito nei nuovi Livelli essenziali di assistenza (Lea) del 12 gennaio 2017. Per ottenere le prestazioni presso le strutture sanitarie pubbliche e private accreditate è necessaria un’impegnativa del medico di famiglia o dello specialista con il codice M seguito dalla settimana di gravidanza. «Purtroppo, però, non esiste un’agenda standard applicabile a tutte le donne», puntualizza Rossella Nappi, professore ordinario di clinica ostetrica e ginecologica all’Università degli Studi di Pavia. «Prima di suggerire un programma di esami, il ginecologo valuta diversi fattori, tra i quali l’età della futura mamma, la tendenza al sovrappeso e all’obesità, la presenza di diabete, ipertensione, infezioni e patologie tiroidee, autoimmuni e cardiovascolari, la familiarità per specifiche malattie, l’andamento di precedenti gravidanze e l’essersi sottoposta a tecniche di fecondazione assistita, che potrebbero mettere a repentaglio la gestazione e, di conseguenza, richiedere controlli, esami e monitoraggi aggiuntivi». Eccezioni a parte, se la donna rientra indicativamente nella fascia tra i 20 e i 35 anni, gode di buona salute e non presenta alcun fattore di rischio particolare, potrebbe attenersi al calendario «base» – già di per sé corposo – stilato con la consulenza dell’esperta. Dove non specificato, i controlli sono erogati gratuitamente dal Servizio sanitario nazionale.
Visita ginecologica ⇒ Entro la 10ª settimana
Lo specialista fa il punto sulla condizione di salute della donna e valuta ogni eventuale fattore di rischio che potrebbe compromettere il buon andamento della gravidanza. Sulla base dei dati raccolti, il ginecologo stabilisce il calendario degli esami da fare nei tre trimestri e dà una serie di indicazioni sulle visite successive.
Prima ecografia ⇒ Tra l’8ª e la 12ª settimana
La prima ecografia consente di verificare se il sacco gestazionale è davvero all’interno dell’utero ed escludere, quindi, l’eventualità della gravidanza extrauterina. Permette anche di appurare la vitalità del feto e di controllare quanti embrioni sono presenti, perché una volta su 85 la gravidanza è multipla. Infine, con questa ecografia si può misurare in millimetri la lunghezza dell’embrione e datare con certezza la gravidanza. L’esame si esegue per via transaddominale oppure per via transvaginale.
Esami del sangue ⇒ Entro la 13ª settimana
Vengono prescritti un emocromo completo, per verificare la presenza di un’anemia o di alterazioni piastriniche, il dosaggio della glicemia, importante per individuare un diabete latente, e le transaminasi, per valutare la funzionalità epatica. Queste analisi comprendono anche uno screening infettivologico, per valutare l’immunità a patologie potenzialmente pericolose per il feto, come Hiv, sifilide, gonorrea, clamidia, rosolia, toxoplasmosi, citomegalovirus, Hcv (epatite C), Hbv (epatite B). Questi esami si ripetono anche nel secondo e nel terzo trimestre di gravidanza.
● Anche per lui. La coppia deve sottoporsi a un prelievo ematico per la ricerca del gruppo sanguigno: se la futura mamma, infatti, fosse Rh negativo e il suo partner Rh positivo, il feto potrebbe anch’esso essere Rh positivo. Questa condizione dev’essere monitorata attentamente perché la donna, in questo caso, potrebbe sviluppare particolari anticorpi contro i globuli rossi del bambino, mettendo così a rischio la gravidanza.
● Il dosaggio del TSH. Viene prescritto per valutare un’eventuale alterazione della funzione tiroidea della donna, che potrebbe comportare problemi al nascituro e determinare una riduzione della fertilità femminile. Se i valori superano i 4 mU/l, lo specialista può proporre una piccola integrazione farmacologica. Il dosaggio non è erogato gratuitamente dal Ssn e il costo varia da regione a regione.
Esame completo delle urine ⇒ Entro la 13ª settimana
Viene eseguito per verificare la funzionalità renale della gestante e la presenza di eventuali infezioni a carico delle vie urinarie (in caso di positività lo specialista può prescrivere un’urinocoltura gratuita). L’esame viene ripetuto nel secondo e nel terzo trimestre della gravidanza.
Test combinato ⇒ Tra la 12ª e la 14ª settimana
Questa tecnica di diagnosi prenatale comprende due prestazioni: la prima è la translucenza nucale, un esame ecografico che valuta lo spessore di uno spazio presente dietro alla nuca del feto, mentre la seconda è il bitest, un prelievo di sangue che permette di misurare la concentrazione degli ormoni gonadotropina corionica umana (beta Hcg) e proteina A plasmatica (PAPP-A). I valori ottenuti con questi due test vengono incrociati con l’età materna da un software specifico, in grado di stimare il rischio che il feto possa essere affetto da un’anomalia cromosomica, come la sindrome di Down (trisomia 21), la sindrome di Edwards (trisomia 18) o la sindrome di Patau (trisomia 13). In caso di test positivo, si può procedere con una consulenza genetica e ulteriori approfondimenti diagnostici, come villocentesi e amniocentesi.
● È facoltativo. Il test combinato non è obbligatorio. Lo specialista può suggerire translucenza nucale e bitest, dopo aver valutato diversi parametri, tra i quali l’età della gestante, le sue condizioni di salute e la presenza conclamata di alterazioni cromosomiche nella storia familiare, che possano alzare il rischio che l’embrione presenti le anomalie sopra citate. Alla donna, comunque, spetta la decisione finale.
Test del DNA fetale ⇒ Tra la 10ª e l’11ª settimana
Nel primo trimestre di gravidanza, nel circolo sanguigno della gestante è già presente il Dna di origine fetale: questo può essere prelevato in maniera non invasiva e analizzato per individuare eventuali anomalie cromosomiche, quali la sindrome di Down, la sindrome di Edwards o la sindrome di Patau. Inoltre, con questo test è possibile individuare anche il sesso fetale e alcune alterazioni dei cromosomi sessuali, come la sindrome di Turner e la sindrome di Klinefelter. Qualora il test risultasse a rischio, è sempre bene convocare la coppia, spiegare che cosa si evidenzia nell’esame effettuato e valutare la possibilità di sottoporsi a esami invasivi, cioè villocentesi e amniocentesi, per confermare la diagnosi presunta.
● È facoltativo. Anche in questo caso lo specialista può consigliare la gestante, dopo aver valutato alcuni aspetti clinici, ma è la futura mamma a decidere se sottoporsi al prelievo. Rispetto al test combinato, quello del Dna fetale presenta maggior accuratezza in termini di specificità e valore predittivo.
● Il costo. Attualmente il test non è erogato gratuitamente dal Ssn. La spesa è a carico della coppia e ha un costo medio di 600-800 euro.
Villocentesi ⇒ Tra l’11ª e la 12ª settimana
Questo esame prevede l’introduzione di un ago nella placenta, passando per l’addome materno, per il prelievo di una piccola porzione di villi coriali da far analizzare. Il test consente di accertare eventuali anomalie congenite, come la sindrome di Down, la sindrome di Patau o la sindrome di Edwards, o malattie genetiche, come la fibrosi cistica, la distrofia di Duchenne-Becker e la talassemia. La villocentesi, considerata «invasiva», comporta un rischio di aborto compreso tra l’1% e il 2%.
● È facoltativa. La villocentesi viene suggerita alle donne che hanno avuto esiti positivi agli altri test di screening prenatale (come il test combinato o il test del Dna fetale), a coloro che hanno più di 35 anni, a chi ha familiari con malattie genetiche note o a chi ha già un figlio con una patologia cromosomica.
● Gratuita ma non per tutte. Questo esame è erogato gratuitamente dal Ssn solo alle donne che, indipendentemente dalla loro età, possiedono un rischio elevato, individuato con precedenti test di diagnosi prenatale o dovuto a particolari condizioni familiari. Chi, invece, volesse sottoporsi a questo test senza avere alcun fattore di rischio, può comunque farlo in una struttura pubblica, dove il costo del ticket varia da regione a regione, o in un centro privato, dove il prezzo supera gli 800-1.000 euro.
Seconda ecografia ⇒ Tra la 20ª e la 21ª settimana
La seconda ecografia, più comunemente definita «morfologica», serve a monitorare le funzionalità degli organi fetali e a misurarne le parti, al fine di valutare lo stato di salute generale e a escludere eventuali anomalie. Nel corso di questa ecografia, inoltre, è possibile determinare il sesso del nascituro.
Curva da carico di glucosio ⇒ Tra la 24ª e la 28ª settimana
È un test che misura i valori della glicemia prima e dopo l’assunzione di una soluzione di glucosio per via orale, in grado di diagnosticare il diabete gestazionale. Viene prescritta alla gestante quando i valori della glicemia a digiuno si attestano tra i 110 e i 125 mg/dL (il valore considerato normale è inferiore a 100 mg/dL), specialmente se coesistono uno o più fattori di rischio, come il sovrappeso e l’obesità, la familiarità di primo grado, l’età superiore ai 35 anni. Il test prevede l’esecuzione di diversi prelievi ematici: il primo viene effettuato a digiuno, il secondo dopo un’ora dall’assunzione di una soluzione composta da acqua e glucosio (75 grammi) e il terzo un’ora dopo il secondo. In realtà negli ultimi anni l’obiettivo è uno screening universale a tutte le gestanti e un valore di presunto allarme si colloca già sopra i 92 mg/dL.
Amniocentesi ⇒ Tra la 15ª e la 18ª settimana
Questo esame consiste nel prelievo di un campione di liquido amniotico, attraverso l’introduzione di un ago nell’addome materno fino a raggiungere l’utero. Il test permette di accertare la presenza, o meno, di eventuali anomalie congenite, come la sindrome di Down, la sindrome di Patau o la sindrome di Edwards, o di malattie genetiche, come la fibrosi cistica, la distrofia di Duchenne-Becker e la talassemia. L’amniocentesi, che per le modalità di esecuzione viene considerata invasiva, comporta un rischio di aborto inferiore all’1%.
● È facoltativa. L’amniocentesi viene suggerita alle donne di età superiore ai 35 anni che non abbiano fatto alcun test prenatale, a coloro che abbiano ricevuto un risultato positivo nei precedenti screening, a coloro che hanno esperienza di malattie genetiche all’interno della propria storia familiare o che hanno già un figlio con una patologia cromosomica.
● Gratuita ma non per tutte. Come per la villocentesi, questo esame è erogato gratuitamente dal Ssn solo alle donne che, indipendentemente dalla loro età, possiedono un rischio elevato che il feto abbia alterazioni cromosomiche. Chi, invece, volesse sottoporsi a questo test senza avere alcun fattore di rischio può comunque farlo in una struttura pubblica, dove il costo del ticket varia da regione a regione, o in un centro privato, dove il prezzo oscilla tra i 600 e gli 800 euro.
Terza ecografia ⇒ Tra la 30ª e la 32ª settimana
La terza ecografia serve a monitorare l’evoluzione e il benessere del feto, la quantità di liquido amniotico presente e la posizione della placenta. Inoltre, in questa fase lo specialista osserva la disposizione del feto: si parla di posizione cefalica quando si trova a testa in giù, ed è già quindi pronto per il parto vaginale, e di posizione podalica quando il nascituro è con la testa verso l’alto e i piedi rivolti al canale vaginale.
● Gratuita ma non per tutte. L’ecografia del terzo trimestre è erogata gratuitamente dal Ssn alle donne che presentino una patologia materna o fetale per cui è opportuno eseguire questo esame ecografico. In assenza di fattori di rischio la donna può decidere di sottoporsi comunque a questa ecografia in una struttura pubblica, al costo del ticket, o in una privata, pagando circa 100-150 euro.
Tampone vaginale per lo streptococco ⇒ Tra la 36ª e la 37ª settimana
Con questo tampone vaginale si va a ricercare un batterio, lo Streptococco beta-emolitico di gruppo B, che può colonizzare il tratto gastro-intestinale e/o genito-urinario della gestante, causando gravi infezioni neonatali come setticemia, polmonite e meningite. In caso di risposta positiva del tampone, una terapia antibiotica al momento del parto previene il rischio che l’infezione venga trasmessa al neonato.
Monitoraggio cardiotocografico ⇒ Intorno alla 40ª settimana
Questo esame, eseguito appoggiando due sonde sulla pancia della donna, serve per monitorare la frequenza cardiaca del feto e valutare l’attività contrattile della futura mamma, in una registrazione di 15-20 minuti.
Fonte https://www.ok-salute.it/bambini/gravidanza/quali-sono-gli-esami-da-fare-in-gravidanza/
Visita ginecologica ⇒ Entro la 10ª settimana
Lo specialista fa il punto sulla condizione di salute della donna e valuta ogni eventuale fattore di rischio che potrebbe compromettere il buon andamento della gravidanza. Sulla base dei dati raccolti, il ginecologo stabilisce il calendario degli esami da fare nei tre trimestri e dà una serie di indicazioni sulle visite successive.
Prima ecografia ⇒ Tra l’8ª e la 12ª settimana
La prima ecografia consente di verificare se il sacco gestazionale è davvero all’interno dell’utero ed escludere, quindi, l’eventualità della gravidanza extrauterina. Permette anche di appurare la vitalità del feto e di controllare quanti embrioni sono presenti, perché una volta su 85 la gravidanza è multipla. Infine, con questa ecografia si può misurare in millimetri la lunghezza dell’embrione e datare con certezza la gravidanza. L’esame si esegue per via transaddominale oppure per via transvaginale.
Esami del sangue ⇒ Entro la 13ª settimana
Vengono prescritti un emocromo completo, per verificare la presenza di un’anemia o di alterazioni piastriniche, il dosaggio della glicemia, importante per individuare un diabete latente, e le transaminasi, per valutare la funzionalità epatica. Queste analisi comprendono anche uno screening infettivologico, per valutare l’immunità a patologie potenzialmente pericolose per il feto, come Hiv, sifilide, gonorrea, clamidia, rosolia, toxoplasmosi, citomegalovirus, Hcv (epatite C), Hbv (epatite B). Questi esami si ripetono anche nel secondo e nel terzo trimestre di gravidanza.
● Anche per lui. La coppia deve sottoporsi a un prelievo ematico per la ricerca del gruppo sanguigno: se la futura mamma, infatti, fosse Rh negativo e il suo partner Rh positivo, il feto potrebbe anch’esso essere Rh positivo. Questa condizione dev’essere monitorata attentamente perché la donna, in questo caso, potrebbe sviluppare particolari anticorpi contro i globuli rossi del bambino, mettendo così a rischio la gravidanza.
● Il dosaggio del TSH. Viene prescritto per valutare un’eventuale alterazione della funzione tiroidea della donna, che potrebbe comportare problemi al nascituro e determinare una riduzione della fertilità femminile. Se i valori superano i 4 mU/l, lo specialista può proporre una piccola integrazione farmacologica. Il dosaggio non è erogato gratuitamente dal Ssn e il costo varia da regione a regione.
Esame completo delle urine ⇒ Entro la 13ª settimana
Viene eseguito per verificare la funzionalità renale della gestante e la presenza di eventuali infezioni a carico delle vie urinarie (in caso di positività lo specialista può prescrivere un’urinocoltura gratuita). L’esame viene ripetuto nel secondo e nel terzo trimestre della gravidanza.
Test combinato ⇒ Tra la 12ª e la 14ª settimana
Questa tecnica di diagnosi prenatale comprende due prestazioni: la prima è la translucenza nucale, un esame ecografico che valuta lo spessore di uno spazio presente dietro alla nuca del feto, mentre la seconda è il bitest, un prelievo di sangue che permette di misurare la concentrazione degli ormoni gonadotropina corionica umana (beta Hcg) e proteina A plasmatica (PAPP-A). I valori ottenuti con questi due test vengono incrociati con l’età materna da un software specifico, in grado di stimare il rischio che il feto possa essere affetto da un’anomalia cromosomica, come la sindrome di Down (trisomia 21), la sindrome di Edwards (trisomia 18) o la sindrome di Patau (trisomia 13). In caso di test positivo, si può procedere con una consulenza genetica e ulteriori approfondimenti diagnostici, come villocentesi e amniocentesi.
● È facoltativo. Il test combinato non è obbligatorio. Lo specialista può suggerire translucenza nucale e bitest, dopo aver valutato diversi parametri, tra i quali l’età della gestante, le sue condizioni di salute e la presenza conclamata di alterazioni cromosomiche nella storia familiare, che possano alzare il rischio che l’embrione presenti le anomalie sopra citate. Alla donna, comunque, spetta la decisione finale.
Test del DNA fetale ⇒ Tra la 10ª e l’11ª settimana
Nel primo trimestre di gravidanza, nel circolo sanguigno della gestante è già presente il Dna di origine fetale: questo può essere prelevato in maniera non invasiva e analizzato per individuare eventuali anomalie cromosomiche, quali la sindrome di Down, la sindrome di Edwards o la sindrome di Patau. Inoltre, con questo test è possibile individuare anche il sesso fetale e alcune alterazioni dei cromosomi sessuali, come la sindrome di Turner e la sindrome di Klinefelter. Qualora il test risultasse a rischio, è sempre bene convocare la coppia, spiegare che cosa si evidenzia nell’esame effettuato e valutare la possibilità di sottoporsi a esami invasivi, cioè villocentesi e amniocentesi, per confermare la diagnosi presunta.
● È facoltativo. Anche in questo caso lo specialista può consigliare la gestante, dopo aver valutato alcuni aspetti clinici, ma è la futura mamma a decidere se sottoporsi al prelievo. Rispetto al test combinato, quello del Dna fetale presenta maggior accuratezza in termini di specificità e valore predittivo.
● Il costo. Attualmente il test non è erogato gratuitamente dal Ssn. La spesa è a carico della coppia e ha un costo medio di 600-800 euro.
Villocentesi ⇒ Tra l’11ª e la 12ª settimana
Questo esame prevede l’introduzione di un ago nella placenta, passando per l’addome materno, per il prelievo di una piccola porzione di villi coriali da far analizzare. Il test consente di accertare eventuali anomalie congenite, come la sindrome di Down, la sindrome di Patau o la sindrome di Edwards, o malattie genetiche, come la fibrosi cistica, la distrofia di Duchenne-Becker e la talassemia. La villocentesi, considerata «invasiva», comporta un rischio di aborto compreso tra l’1% e il 2%.
● È facoltativa. La villocentesi viene suggerita alle donne che hanno avuto esiti positivi agli altri test di screening prenatale (come il test combinato o il test del Dna fetale), a coloro che hanno più di 35 anni, a chi ha familiari con malattie genetiche note o a chi ha già un figlio con una patologia cromosomica.
● Gratuita ma non per tutte. Questo esame è erogato gratuitamente dal Ssn solo alle donne che, indipendentemente dalla loro età, possiedono un rischio elevato, individuato con precedenti test di diagnosi prenatale o dovuto a particolari condizioni familiari. Chi, invece, volesse sottoporsi a questo test senza avere alcun fattore di rischio, può comunque farlo in una struttura pubblica, dove il costo del ticket varia da regione a regione, o in un centro privato, dove il prezzo supera gli 800-1.000 euro.
Seconda ecografia ⇒ Tra la 20ª e la 21ª settimana
La seconda ecografia, più comunemente definita «morfologica», serve a monitorare le funzionalità degli organi fetali e a misurarne le parti, al fine di valutare lo stato di salute generale e a escludere eventuali anomalie. Nel corso di questa ecografia, inoltre, è possibile determinare il sesso del nascituro.
Curva da carico di glucosio ⇒ Tra la 24ª e la 28ª settimana
È un test che misura i valori della glicemia prima e dopo l’assunzione di una soluzione di glucosio per via orale, in grado di diagnosticare il diabete gestazionale. Viene prescritta alla gestante quando i valori della glicemia a digiuno si attestano tra i 110 e i 125 mg/dL (il valore considerato normale è inferiore a 100 mg/dL), specialmente se coesistono uno o più fattori di rischio, come il sovrappeso e l’obesità, la familiarità di primo grado, l’età superiore ai 35 anni. Il test prevede l’esecuzione di diversi prelievi ematici: il primo viene effettuato a digiuno, il secondo dopo un’ora dall’assunzione di una soluzione composta da acqua e glucosio (75 grammi) e il terzo un’ora dopo il secondo. In realtà negli ultimi anni l’obiettivo è uno screening universale a tutte le gestanti e un valore di presunto allarme si colloca già sopra i 92 mg/dL.
Amniocentesi ⇒ Tra la 15ª e la 18ª settimana
Questo esame consiste nel prelievo di un campione di liquido amniotico, attraverso l’introduzione di un ago nell’addome materno fino a raggiungere l’utero. Il test permette di accertare la presenza, o meno, di eventuali anomalie congenite, come la sindrome di Down, la sindrome di Patau o la sindrome di Edwards, o di malattie genetiche, come la fibrosi cistica, la distrofia di Duchenne-Becker e la talassemia. L’amniocentesi, che per le modalità di esecuzione viene considerata invasiva, comporta un rischio di aborto inferiore all’1%.
● È facoltativa. L’amniocentesi viene suggerita alle donne di età superiore ai 35 anni che non abbiano fatto alcun test prenatale, a coloro che abbiano ricevuto un risultato positivo nei precedenti screening, a coloro che hanno esperienza di malattie genetiche all’interno della propria storia familiare o che hanno già un figlio con una patologia cromosomica.
● Gratuita ma non per tutte. Come per la villocentesi, questo esame è erogato gratuitamente dal Ssn solo alle donne che, indipendentemente dalla loro età, possiedono un rischio elevato che il feto abbia alterazioni cromosomiche. Chi, invece, volesse sottoporsi a questo test senza avere alcun fattore di rischio può comunque farlo in una struttura pubblica, dove il costo del ticket varia da regione a regione, o in un centro privato, dove il prezzo oscilla tra i 600 e gli 800 euro.
Terza ecografia ⇒ Tra la 30ª e la 32ª settimana
La terza ecografia serve a monitorare l’evoluzione e il benessere del feto, la quantità di liquido amniotico presente e la posizione della placenta. Inoltre, in questa fase lo specialista osserva la disposizione del feto: si parla di posizione cefalica quando si trova a testa in giù, ed è già quindi pronto per il parto vaginale, e di posizione podalica quando il nascituro è con la testa verso l’alto e i piedi rivolti al canale vaginale.
● Gratuita ma non per tutte. L’ecografia del terzo trimestre è erogata gratuitamente dal Ssn alle donne che presentino una patologia materna o fetale per cui è opportuno eseguire questo esame ecografico. In assenza di fattori di rischio la donna può decidere di sottoporsi comunque a questa ecografia in una struttura pubblica, al costo del ticket, o in una privata, pagando circa 100-150 euro.
Tampone vaginale per lo streptococco ⇒ Tra la 36ª e la 37ª settimana
Con questo tampone vaginale si va a ricercare un batterio, lo Streptococco beta-emolitico di gruppo B, che può colonizzare il tratto gastro-intestinale e/o genito-urinario della gestante, causando gravi infezioni neonatali come setticemia, polmonite e meningite. In caso di risposta positiva del tampone, una terapia antibiotica al momento del parto previene il rischio che l’infezione venga trasmessa al neonato.
Monitoraggio cardiotocografico ⇒ Intorno alla 40ª settimana
Questo esame, eseguito appoggiando due sonde sulla pancia della donna, serve per monitorare la frequenza cardiaca del feto e valutare l’attività contrattile della futura mamma, in una registrazione di 15-20 minuti.
Fonte https://www.ok-salute.it/bambini/gravidanza/quali-sono-gli-esami-da-fare-in-gravidanza/
Nessun commento:
Posta un commento