Ma cos’è il travaglio?
Rappresenta il secondo periodo del parto, il periodo dilatante.
Durante questo stadio, mentre il feto inizia la sua progressione lungo il canale del parto, avvengono una serie di modificazioni a carico dell’organismo materno: le contrazioni uterine divengono via via sempre più valide, frequenti, regolari e prolungate (circa 40 secondi).
Inoltre le miocellule della porzione superiore dell’utero si contraggono ritmicamente, accorciandosi, mentre le cellule del segmento uterino inferiore sono soggette alla massima distensione per accogliere la testa del vostro bambino; la bocca uterina si porta in avanti, va incontro al massimo assottigliamento e prosegue la sua dilatazione fino ad a 10 cm; la sensazione di dolore si accentua e coinvolge a cintura tutto l’addome, specialmente l’area lombosacrale e sovrapubica.
Non è infrequente che già durante il travaglio si verifichi la rottura del sacco amniotico: in tal caso, un bel pannolone per la mamma e una muta da sub per l’ostetrica saranno i migliori alleati!
Sarete indolenzite, sofferenti, forse anche insofferenti: la durata del travaglio è estremamente variabile da donna a donna, e l’idea di non poter avere il controllo dei tempi genera frustrazione.
Oggi, mentre leggete queste righe, la paura del dolore del parto in voi è grande e vi state domandando se saprete affrontarlo.. Io vi dico di si: tutte voi saprete farlo.
Il dolore del parto non è nulla che una donna, volendo, non possa affrontare, ed è un elemento importante del travaglio fisiologico.
Si caratterizza come il risultato di interazioni psicologiche e fisiologiche e rappresenta l’unico dolore in natura a non essere sinonimo di “malattia” o “danno”.
Come lo avvertirete? Difficile a dirsi, la nostra percezione è molto soggettiva e con il passare del tempo sperimenterete un progressivo adattamento alla sofferenza: durante le contrazioni arriverete ad essere concentrate, vigili, molto presenti.
Nel caso si scegliesse di non ricorrere all’analgesia epidurale (strumento oggi fortunatamente a disposizione delle mamme che lo desiderano/che lo necessitano per particolari patologie), le modalità per modulare il dolore sono molte: è possibile sfruttare tecniche di rilassamento, respirazione e lavoro corporeo, visualizzazioni, aromaterapia, musicoterapia, massaggi, digitopressione, idroterapia (…).
Madre Natura ha previsto che le contrazioni fossero intervallate da pause che permettono alla mamma di recuperare le forze e sopportare il dolore nonché al feto di ossigenarsi; vostro figlio avrà bisogno di sangue “pulito” fuori contrazione, e solo voi potete fornirglielo attraverso un respiro lento, profondo e coordinato rispetto alle contrazioni.
In linea generale, considerate che il vostro bambino verrà alla luce progredendo sotto l’azione della forza contrattile, che origina dall’alto e si propaga verso il basso: la nascita per la via vaginale è regolata dalle pure leggi della meccanica.
Secondo questo principio, è possibile affermare che il movimento “pro-muove” il parto poiché aiuta fortemente la parte del corpo fetale che si presenta per prima in basso (generalmente la testa) a confrontarsi con le strutture molli e ossee del corpo materno: cambiare posizione e basculare il bacino in travaglio significa venire incontro al vostro bambino, aiutarlo nei movimenti e nel lungo viaggio che sta compiendo con voi.
Per questo motivo è importante sfruttare il più possibile il movimento e la stazione eretta, affinché la forza di gravità si sommi alla forza della contrazione e aiuti la progressione del feto; le posizioni che potrete assumere sono pressoché infinite e sarà naturale per voi scegliere quelle che vi doneranno sollievo dal dolore: in relazione alle condizioni contingenti, l’ostetrica/o accanto a voi saprà suggerirvi alcune possibili posizioni da sperimentare che tutelino voi e il vostro bambino.
Rappresenta il secondo periodo del parto, il periodo dilatante.
Durante questo stadio, mentre il feto inizia la sua progressione lungo il canale del parto, avvengono una serie di modificazioni a carico dell’organismo materno: le contrazioni uterine divengono via via sempre più valide, frequenti, regolari e prolungate (circa 40 secondi).
Inoltre le miocellule della porzione superiore dell’utero si contraggono ritmicamente, accorciandosi, mentre le cellule del segmento uterino inferiore sono soggette alla massima distensione per accogliere la testa del vostro bambino; la bocca uterina si porta in avanti, va incontro al massimo assottigliamento e prosegue la sua dilatazione fino ad a 10 cm; la sensazione di dolore si accentua e coinvolge a cintura tutto l’addome, specialmente l’area lombosacrale e sovrapubica.
Non è infrequente che già durante il travaglio si verifichi la rottura del sacco amniotico: in tal caso, un bel pannolone per la mamma e una muta da sub per l’ostetrica saranno i migliori alleati!
Sarete indolenzite, sofferenti, forse anche insofferenti: la durata del travaglio è estremamente variabile da donna a donna, e l’idea di non poter avere il controllo dei tempi genera frustrazione.
Oggi, mentre leggete queste righe, la paura del dolore del parto in voi è grande e vi state domandando se saprete affrontarlo.. Io vi dico di si: tutte voi saprete farlo.
Il dolore del parto non è nulla che una donna, volendo, non possa affrontare, ed è un elemento importante del travaglio fisiologico.
Si caratterizza come il risultato di interazioni psicologiche e fisiologiche e rappresenta l’unico dolore in natura a non essere sinonimo di “malattia” o “danno”.
Come lo avvertirete? Difficile a dirsi, la nostra percezione è molto soggettiva e con il passare del tempo sperimenterete un progressivo adattamento alla sofferenza: durante le contrazioni arriverete ad essere concentrate, vigili, molto presenti.
Nel caso si scegliesse di non ricorrere all’analgesia epidurale (strumento oggi fortunatamente a disposizione delle mamme che lo desiderano/che lo necessitano per particolari patologie), le modalità per modulare il dolore sono molte: è possibile sfruttare tecniche di rilassamento, respirazione e lavoro corporeo, visualizzazioni, aromaterapia, musicoterapia, massaggi, digitopressione, idroterapia (…).
Madre Natura ha previsto che le contrazioni fossero intervallate da pause che permettono alla mamma di recuperare le forze e sopportare il dolore nonché al feto di ossigenarsi; vostro figlio avrà bisogno di sangue “pulito” fuori contrazione, e solo voi potete fornirglielo attraverso un respiro lento, profondo e coordinato rispetto alle contrazioni.
In linea generale, considerate che il vostro bambino verrà alla luce progredendo sotto l’azione della forza contrattile, che origina dall’alto e si propaga verso il basso: la nascita per la via vaginale è regolata dalle pure leggi della meccanica.
Secondo questo principio, è possibile affermare che il movimento “pro-muove” il parto poiché aiuta fortemente la parte del corpo fetale che si presenta per prima in basso (generalmente la testa) a confrontarsi con le strutture molli e ossee del corpo materno: cambiare posizione e basculare il bacino in travaglio significa venire incontro al vostro bambino, aiutarlo nei movimenti e nel lungo viaggio che sta compiendo con voi.
Per questo motivo è importante sfruttare il più possibile il movimento e la stazione eretta, affinché la forza di gravità si sommi alla forza della contrazione e aiuti la progressione del feto; le posizioni che potrete assumere sono pressoché infinite e sarà naturale per voi scegliere quelle che vi doneranno sollievo dal dolore: in relazione alle condizioni contingenti, l’ostetrica/o accanto a voi saprà suggerirvi alcune possibili posizioni da sperimentare che tutelino voi e il vostro bambino.
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