Diminuiscono mediamente del 30% i problemi di prostata e sessuali da adulti se in giovane età, prima dei 25 anni, si pratica un esercizio fisico costante, regolare e intenso. A beneficiarne in particolare sono l’iperplasia prostatica benigna (IPB) e la disfunzione erettile (DE), accomunate da medesimi fattori di rischio: vita sedentaria, elevato peso corporeo, sindrome metabolica, oltre a pressione alta, colesterolo e trigliceridi ai massimi livelli, diabete. È quanto emerge dai dati della campagna #Controllati2018, promossa per il terzo anno consecutivo dalla Società Italiana di Urologia con il supporto non condizionato di Menarini, che ha effettuato circa 7.300 visite, fra 159 centri aderenti tra il 17 ottobre e il 30 novembre 2018.
Durante le visite sono state compilate, in forma anonima, oltre 2.800 schede da maschi di età media 55 anni, in 79 Centri distribuiti sul territorio nazionale, incentrate – novità di quest’anno – anche sul confronto tra lo stile di vita e l’attività fisica praticata in età giovane, ossia a 25 anni, e al momento della visita. Scopo dell’indagine: valutare la relazione di efficacia movimento-prevenzione urologica. I dati non lasciano dubbi: la vita “pantofolaia” da giovani incide, in negativo e molto, sul benessere della prostata: il rischio di sviluppare IPB era ridotto del 25 per cento in coloro che avevano avuto una attività a 25 anni moderata od intensa. La stessa influenza è esercitata dal peso: condizioni giovanili “extra-large” – ovvero sovrappeso e obesità – erano associate ad un rischio di IPB in età adulta aumentato del 32% rispetto a persone normopeso. Il rischio di IPB era d’altra parte aumentato del 41% nei soggetti obesi al momento della diagnosi. Il nuovo dato dell’indagine viene confermato anche dall’analisi dei dati sulla sindrome metabolica, e indica che il rischio relativo di avere una IPB era del 48% superiore nei maschi con sindrome metabolica rispetto a quelli senza.
Questi numeri vanno a braccetto anche con la disfunzione erettile: una attività fisica moderata-intensa in età giovane (25 anni) riduce il rischio di disfunzione erettile in età adulta del 20% rispetto a uomini con attività fisica nulla o scarsa. Il valore aggiunto della campagna #Controllati è spingere alla ‘prima visita’, l’occasione di fare prevenzione e diagnosi precoce sui maschi italiani, notoriamente molto restii a mettere in discussione eventuali problemi urogenitali rimandando continuamente il momento per affrontarli. Valore confermato dai fatti: il 75% degli uomini si è presentato per un primo controllo. Di tutti il 26% ha avuto una diagnosi di IPB, un terzo di questi è di prima diagnosi (circa 250 casi).
Fonte http://www.clicmedicina.it/attivita-fisica-pesoforma-proteggono-prostata-sessualita/
Durante le visite sono state compilate, in forma anonima, oltre 2.800 schede da maschi di età media 55 anni, in 79 Centri distribuiti sul territorio nazionale, incentrate – novità di quest’anno – anche sul confronto tra lo stile di vita e l’attività fisica praticata in età giovane, ossia a 25 anni, e al momento della visita. Scopo dell’indagine: valutare la relazione di efficacia movimento-prevenzione urologica. I dati non lasciano dubbi: la vita “pantofolaia” da giovani incide, in negativo e molto, sul benessere della prostata: il rischio di sviluppare IPB era ridotto del 25 per cento in coloro che avevano avuto una attività a 25 anni moderata od intensa. La stessa influenza è esercitata dal peso: condizioni giovanili “extra-large” – ovvero sovrappeso e obesità – erano associate ad un rischio di IPB in età adulta aumentato del 32% rispetto a persone normopeso. Il rischio di IPB era d’altra parte aumentato del 41% nei soggetti obesi al momento della diagnosi. Il nuovo dato dell’indagine viene confermato anche dall’analisi dei dati sulla sindrome metabolica, e indica che il rischio relativo di avere una IPB era del 48% superiore nei maschi con sindrome metabolica rispetto a quelli senza.
Questi numeri vanno a braccetto anche con la disfunzione erettile: una attività fisica moderata-intensa in età giovane (25 anni) riduce il rischio di disfunzione erettile in età adulta del 20% rispetto a uomini con attività fisica nulla o scarsa. Il valore aggiunto della campagna #Controllati è spingere alla ‘prima visita’, l’occasione di fare prevenzione e diagnosi precoce sui maschi italiani, notoriamente molto restii a mettere in discussione eventuali problemi urogenitali rimandando continuamente il momento per affrontarli. Valore confermato dai fatti: il 75% degli uomini si è presentato per un primo controllo. Di tutti il 26% ha avuto una diagnosi di IPB, un terzo di questi è di prima diagnosi (circa 250 casi).
Fonte http://www.clicmedicina.it/attivita-fisica-pesoforma-proteggono-prostata-sessualita/
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