Durante le visite sono state compilate, in forma anonima, oltre 2.800 schede da maschi di età media 55 anni, in 79 Centri distribuiti sul territorio nazionale, incentrate – novità di quest’anno – anche sul confronto tra lo stile di vita e l’attività fisica praticata in età giovane, ossia a 25 anni, e al momento della visita. Scopo dell’indagine: valutare la relazione di efficacia movimento-prevenzione urologica. I dati non lasciano dubbi: la vita “pantofolaia” da giovani incide, in negativo e molto, sul benessere della prostata: il rischio di sviluppare IPB era ridotto del 25 per cento in coloro che avevano avuto una attività a 25 anni moderata od intensa. La stessa influenza è esercitata dal peso: condizioni giovanili “extra-large” – ovvero sovrappeso e obesità – erano associate ad un rischio di IPB in età adulta aumentato del 32% rispetto a persone normopeso. Il rischio di IPB era d’altra parte aumentato del 41% nei soggetti obesi al momento della diagnosi. Il nuovo dato dell’indagine viene confermato anche dall’analisi dei dati sulla sindrome metabolica, e indica che il rischio relativo di avere una IPB era del 48% superiore nei maschi con sindrome metabolica rispetto a quelli senza.
Questi numeri vanno a braccetto anche con la disfunzione erettile: una attività fisica moderata-intensa in età giovane (25 anni) riduce il rischio di disfunzione erettile in età adulta del 20% rispetto a uomini con attività fisica nulla o scarsa. Il valore aggiunto della campagna #Controllati è spingere alla ‘prima visita’, l’occasione di fare prevenzione e diagnosi precoce sui maschi italiani, notoriamente molto restii a mettere in discussione eventuali problemi urogenitali rimandando continuamente il momento per affrontarli. Valore confermato dai fatti: il 75% degli uomini si è presentato per un primo controllo. Di tutti il 26% ha avuto una diagnosi di IPB, un terzo di questi è di prima diagnosi (circa 250 casi).
Fonte http://www.clicmedicina.it/attivita-fisica-pesoforma-proteggono-prostata-sessualita/
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