SCOVARE il tumore testicolare sul nascere col fai-da-te. Sì, perché per questa neoplasia - con circa 2.500 nuovi casi all’anno, la più diffusa tra i giovani uomini - non esiste ancora un programma di prevenzione specifico. E allora una buona pratica da seguire fin dall’adolescenza, che rappresenta la strategia più efficace al momento per intercettare il tumore del testicolo in fase precoce, è l’autoesame dei testicoli (così come per intercettare in tempo il cancro mammario si consiglia alle donne l’autopalpazione del seno).
Come scoprire in tempo che qualcosa non va
L’autopalpazione dei testicoli è importante perché grazie così “è possibile escludere in primo luogo il criptorchidismo, cioè la mancata discesa di uno dei testicoli nello scroto – con testicolo ritenuto nel canale inguinale o nell’addome – che rappresenta uno dei principali fattori di rischio riconosciuti per l'insorgenza di questa neoplasia”, spiega Sergio Bracarda, membro del Direttivo nazionale AIOM e Direttore della Struttura Complessa di Oncologia Medica dell'Azienda Ospedaliera Santa Maria di Terni. “Poi certamente consente di accorgersi di eventuali modifiche nell’anatomia, ad esempio un’asimmetria per quanto riguarda le dimensioni, nel senso che uno dei due testicoli risulta ingrossato, oppure è dolente”. Non solo aumento di volume o gonfiore: con l’autoesame dei testicoli si può intercettare anche la presenza di noduli, che possono essere la spia del tumore.
“In questi casi – continua Bracarda - è bene effettuare una visita urologica e una ecografia scrotale, una metodica che aiuta a evidenziare la presenza di masse anomale, e dunque capire se il tumore sia presente o, nella migliore delle ipotesi, evidenziare altre problematiche legate all’organo genitale che non hanno a che fare con la malattia oncologica, come l'idrocele, il varicocele una torsione testicolare”. Per la corretta valutazione di questa malattia oncologica, una volta identificata come tale, “si ricorre anche al prelievo di tre marcatori tumorali - alfa-fetoproteina, beta gonadotropina corionica umana e latticodeidrogenasi – grazie ai quali possiamo ottenere informazioni sulla prognosi del tumore e sulla sua estensione, e di identificare precocemente una eventuale recidiva di malattia. E infine, per verificare la presenza di eventuali metastasi, si sottopone il paziente alla tac total body”.
Tumore del testicolo, uno stigma da superare
Per molti uomini il tumore del testicolo rappresenta ancora un tabù, un problema di salute di cui si ha vergogna o spesso paura, aggiunge Bracarda, “anche all’interno della coppia. E questo è uno dei motivi per cui a volte, pur essendo allarmati dalla comparsa dei primi segni o sintomi, alcuni giovani uomini si rivolgono a uno specialista per sottoporsi a visita o a esami diagnostici solo dopo diverso tempo, procrastinando il più possibile la visita medica nella speranza che di tratti di un disturbo temporaneo e di lieve entità”. È importante però sottolineare la necessità di combattere questo stigma, “partendo prima di tutto da una maggiore sensibilizzazione e propensione a parlarne specialmente nella coppia – fa notare Bracarda -, oltre che una migliore consapevolezza dei campanelli d’allarme: va detto infatti che purtroppo per il cancro testicolare non sono ancora disponibili programmi di screening o strategie preventive che impediscano alla malattia oncologica di farsi avanti, l’autopalpazione rimane a oggi l’unica arma a disposizione per una diagnosi precoce”. Tanto più importante poiché in 9 casi 10 questo tumore riesce a essere curato.
L’importanza del sostegno psicologico
Quando si diagnostica un tumore del testicolo “è fondamentale – spiega Bracarda - che il medico si prenda il tempo necessario per parlare con il paziente, molto spesso convinto di non poter avere figli, o addirittura di non avere chance di guarire dalla malattia oncologica”. Non è così. Oggi è possibile preservare il seme del paziente prima che si sottoponga a trattamenti come chemio o radio e l’oncologo può valutare diverse strategie terapeutiche, in particolare nel caso di malattia localizzata. Nel caso di intervento chirurgico di asportazione del testicolo – spesso necessario per analizzare il tipo istologico di tumore e capire l’iter terapeutico più opportuno - si ricorre normalmente all’impianto di una protesi, che almeno sotto il profilo estetico, azzera questo disagio. “Nonostante questo i giovani possono sentirsi menomati e vivere un disagio che ha ripercussioni sulla sfera sessuale oltre che emotiva. Per questo devono essere aiutati e seguiti”, sottolinea Bracarda.
Tumore e fertilità
Nei casi in cui il tumore sia in fase precoce e il rischio di recidive molto basso, “è anche possibile accantonare in un primo momento la necessità di ricorrere alla terapia post-operatoria – conclude Bracarda - sottoponendo il paziente a soli controlli periodici, grazie ai quali è possibile scovare l’eventuale ricomparsa della malattia in fase iniziale, trattandola adeguatamente e portando a guarigione il paziente nella stragrande maggioranza dei casi”. E per chi si domanda quanto inficino i trattamenti antitumorali sulla fertilità, nuovi studi potrebbero suggerire evidenze che fanno ben sperare. Come quello recentemente pubblicato su Annals of Oncology, che evidenzia come un solo ciclo di chemioterapia post-operatoria potrebbe essere più “sicuro” del previsto per il mantenimento della fertilità dei pazienti con tumore testicolare in stadio precoce.
Fonte https://www.repubblica.it/oncologia/prevenzione/2019/03/12/news/tumore_del_testicolo_ecco_come_scovarlo_in_tempo-221367809/
Come scoprire in tempo che qualcosa non va
L’autopalpazione dei testicoli è importante perché grazie così “è possibile escludere in primo luogo il criptorchidismo, cioè la mancata discesa di uno dei testicoli nello scroto – con testicolo ritenuto nel canale inguinale o nell’addome – che rappresenta uno dei principali fattori di rischio riconosciuti per l'insorgenza di questa neoplasia”, spiega Sergio Bracarda, membro del Direttivo nazionale AIOM e Direttore della Struttura Complessa di Oncologia Medica dell'Azienda Ospedaliera Santa Maria di Terni. “Poi certamente consente di accorgersi di eventuali modifiche nell’anatomia, ad esempio un’asimmetria per quanto riguarda le dimensioni, nel senso che uno dei due testicoli risulta ingrossato, oppure è dolente”. Non solo aumento di volume o gonfiore: con l’autoesame dei testicoli si può intercettare anche la presenza di noduli, che possono essere la spia del tumore.
“In questi casi – continua Bracarda - è bene effettuare una visita urologica e una ecografia scrotale, una metodica che aiuta a evidenziare la presenza di masse anomale, e dunque capire se il tumore sia presente o, nella migliore delle ipotesi, evidenziare altre problematiche legate all’organo genitale che non hanno a che fare con la malattia oncologica, come l'idrocele, il varicocele una torsione testicolare”. Per la corretta valutazione di questa malattia oncologica, una volta identificata come tale, “si ricorre anche al prelievo di tre marcatori tumorali - alfa-fetoproteina, beta gonadotropina corionica umana e latticodeidrogenasi – grazie ai quali possiamo ottenere informazioni sulla prognosi del tumore e sulla sua estensione, e di identificare precocemente una eventuale recidiva di malattia. E infine, per verificare la presenza di eventuali metastasi, si sottopone il paziente alla tac total body”.
Tumore del testicolo, uno stigma da superare
Per molti uomini il tumore del testicolo rappresenta ancora un tabù, un problema di salute di cui si ha vergogna o spesso paura, aggiunge Bracarda, “anche all’interno della coppia. E questo è uno dei motivi per cui a volte, pur essendo allarmati dalla comparsa dei primi segni o sintomi, alcuni giovani uomini si rivolgono a uno specialista per sottoporsi a visita o a esami diagnostici solo dopo diverso tempo, procrastinando il più possibile la visita medica nella speranza che di tratti di un disturbo temporaneo e di lieve entità”. È importante però sottolineare la necessità di combattere questo stigma, “partendo prima di tutto da una maggiore sensibilizzazione e propensione a parlarne specialmente nella coppia – fa notare Bracarda -, oltre che una migliore consapevolezza dei campanelli d’allarme: va detto infatti che purtroppo per il cancro testicolare non sono ancora disponibili programmi di screening o strategie preventive che impediscano alla malattia oncologica di farsi avanti, l’autopalpazione rimane a oggi l’unica arma a disposizione per una diagnosi precoce”. Tanto più importante poiché in 9 casi 10 questo tumore riesce a essere curato.
L’importanza del sostegno psicologico
Quando si diagnostica un tumore del testicolo “è fondamentale – spiega Bracarda - che il medico si prenda il tempo necessario per parlare con il paziente, molto spesso convinto di non poter avere figli, o addirittura di non avere chance di guarire dalla malattia oncologica”. Non è così. Oggi è possibile preservare il seme del paziente prima che si sottoponga a trattamenti come chemio o radio e l’oncologo può valutare diverse strategie terapeutiche, in particolare nel caso di malattia localizzata. Nel caso di intervento chirurgico di asportazione del testicolo – spesso necessario per analizzare il tipo istologico di tumore e capire l’iter terapeutico più opportuno - si ricorre normalmente all’impianto di una protesi, che almeno sotto il profilo estetico, azzera questo disagio. “Nonostante questo i giovani possono sentirsi menomati e vivere un disagio che ha ripercussioni sulla sfera sessuale oltre che emotiva. Per questo devono essere aiutati e seguiti”, sottolinea Bracarda.
Tumore e fertilità
Nei casi in cui il tumore sia in fase precoce e il rischio di recidive molto basso, “è anche possibile accantonare in un primo momento la necessità di ricorrere alla terapia post-operatoria – conclude Bracarda - sottoponendo il paziente a soli controlli periodici, grazie ai quali è possibile scovare l’eventuale ricomparsa della malattia in fase iniziale, trattandola adeguatamente e portando a guarigione il paziente nella stragrande maggioranza dei casi”. E per chi si domanda quanto inficino i trattamenti antitumorali sulla fertilità, nuovi studi potrebbero suggerire evidenze che fanno ben sperare. Come quello recentemente pubblicato su Annals of Oncology, che evidenzia come un solo ciclo di chemioterapia post-operatoria potrebbe essere più “sicuro” del previsto per il mantenimento della fertilità dei pazienti con tumore testicolare in stadio precoce.
Fonte https://www.repubblica.it/oncologia/prevenzione/2019/03/12/news/tumore_del_testicolo_ecco_come_scovarlo_in_tempo-221367809/
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