La placenta è un organo che si sviluppa e matura fisiologicamente durante i nove mesi della gravidanza. In alcuni casi però l’ invecchiamento della placenta avviene troppo velocemente e può comportare dei rischi per il nascituro.
La placenta è un organo temporaneo nel nostro corpo: si forma nelle prime settimane di vita e viene eliminata dal ventre materno dopo la nascita del bambino. La placenta serve per mettere in comunicazione il corpo della mamma con quello del nascituro:
regola l’arrivo al feto delle sostanze necessarie alla sua crescita e esclude alcune di quelle inutili o dannose.
Durante la gravidanza la placenta va incontro a cambiamenti necessari al bambino ma che ne provocano l’invecchiamento. Una di queste modificazioni é la formazione di calcificazioni, cioè di depositi di calcio che si accumulano con il tempo in quest’organo. Questi depositi possono essere visibili verso la fine della gravidanza, cioè dopo la 33 settimana. A questa data vengono considerati fisiologici e non portano complicazioni al bambino. Alla 36 settimana è molto probabile che si vedano numerosi. Diverso é quando queste calcificazioni si riscontrano precocemente, cioè prima della 32 settimana, perché sono sintomi di un invecchiamento della placenta troppo precoce.
L’ invecchiamento della placenta può impedire il corretto funzionamento di quest’organo essenziale per la crescita del feto. La presenza di calcificazioni può infatti compromettere le funzioni della placenta interferendo con la corretta circolazione e il giusto apporto di nutrimenti con conseguenze sulla crescita fisiologica del nascituro.
Come sempre Vitadamamma ricorda che ogni donna è diversa e, una volta diagnosticata una condizione di invecchiamento della placenta, sarà il ginecologo a valutare la terapia migliore perché conosce la storia clinica e personale della propria paziente. Nella più auspicabile delle ipotesi può decidere di monitorare costantemente e frequentemente la gravidanza e le condizioni di salute di mamma e figlio.
Molto più spesso, lo specialista può ordinare il riposo assoluto alla donna in dolce attesa in modo che tutte le energie vengano utilizzate per la crescita del bambino. Oltre al riposo spesso viene anche consigliato alla mamma di bere molto più del solito al fine di idratarsi e preservare il liquido amniotico.
A volte però il medico, dopo aver valutato i rischi e i benefici che interessano ogni singolo caso, può decidere per un approccio più impegnativo:
potrebbe ritenere necessario un ricovero in ospedale per tenere la gravidanza sotto stretto controllo o addirittura per far nascere prematuramente il bambino.
Fonte https://www.vitadamamma.com/176939/invecchiamento-della-placenta.html
La placenta è un organo temporaneo nel nostro corpo: si forma nelle prime settimane di vita e viene eliminata dal ventre materno dopo la nascita del bambino. La placenta serve per mettere in comunicazione il corpo della mamma con quello del nascituro:
regola l’arrivo al feto delle sostanze necessarie alla sua crescita e esclude alcune di quelle inutili o dannose.
Durante la gravidanza la placenta va incontro a cambiamenti necessari al bambino ma che ne provocano l’invecchiamento. Una di queste modificazioni é la formazione di calcificazioni, cioè di depositi di calcio che si accumulano con il tempo in quest’organo. Questi depositi possono essere visibili verso la fine della gravidanza, cioè dopo la 33 settimana. A questa data vengono considerati fisiologici e non portano complicazioni al bambino. Alla 36 settimana è molto probabile che si vedano numerosi. Diverso é quando queste calcificazioni si riscontrano precocemente, cioè prima della 32 settimana, perché sono sintomi di un invecchiamento della placenta troppo precoce.
L’ invecchiamento della placenta può impedire il corretto funzionamento di quest’organo essenziale per la crescita del feto. La presenza di calcificazioni può infatti compromettere le funzioni della placenta interferendo con la corretta circolazione e il giusto apporto di nutrimenti con conseguenze sulla crescita fisiologica del nascituro.
Come sempre Vitadamamma ricorda che ogni donna è diversa e, una volta diagnosticata una condizione di invecchiamento della placenta, sarà il ginecologo a valutare la terapia migliore perché conosce la storia clinica e personale della propria paziente. Nella più auspicabile delle ipotesi può decidere di monitorare costantemente e frequentemente la gravidanza e le condizioni di salute di mamma e figlio.
Molto più spesso, lo specialista può ordinare il riposo assoluto alla donna in dolce attesa in modo che tutte le energie vengano utilizzate per la crescita del bambino. Oltre al riposo spesso viene anche consigliato alla mamma di bere molto più del solito al fine di idratarsi e preservare il liquido amniotico.
A volte però il medico, dopo aver valutato i rischi e i benefici che interessano ogni singolo caso, può decidere per un approccio più impegnativo:
potrebbe ritenere necessario un ricovero in ospedale per tenere la gravidanza sotto stretto controllo o addirittura per far nascere prematuramente il bambino.
Fonte https://www.vitadamamma.com/176939/invecchiamento-della-placenta.html
Nessun commento:
Posta un commento