Come sempre accade in Medicina anche per il fattore maschile dell’infertilità di
coppia la terapia andrologica ideale è quella che risolve all’origine il problema,
affrontandone cioè la causa. Come nella infertilità femminile, anche in quella
maschile ciò non è sempre possibile, poiché esistono casi di infertilità
“idiopatica”, laddove il termine “idiopatico” sta a significare che la causa non è
conosciuta. In queste situazioni si può attuare solo una terapia sintomatica, con
l’obiettivo cioè di un miglioramento temporaneo della fertilità: alla sospensione
della terapia si può assistere quindi ad una regressione dei parametri seminali
verso i valori presenti pre-terapia.
Va inoltre considerato che spesso il fattore maschile della infertilità di coppia può essere dovuto a cause diverse fra loro variamente sovrapposte; può essere pertanto necessario eseguire terapie mediche sequenziali, iniziando con l’affrontare il problema clinicamente più evidente. Da ultimo è importante ricordare che nella strategia terapeutica del fattore maschile va tenuta in considerazione la fondamentale importanza del “fattore tempo”, legato in particolare all’età della donna. Poiché la fertilità femminile ha un decremento spontaneo a partire dai 35-38 anni, in particolare in coppie in cui la donna rientra in questa categoria di età, il tergiversare con trattamenti del versante maschile che non si sono dimostrati efficaci rischierebbe paradossalmente di diminuire le possibilità di successo riproduttivo della coppia. In questi casi è ragionevole considerare un doppio binario di intervento: in parallelo al trattamento dell’uomo andrebbe valutato un percorso di fecondazione assistita.
Va inoltre considerato che spesso il fattore maschile della infertilità di coppia può essere dovuto a cause diverse fra loro variamente sovrapposte; può essere pertanto necessario eseguire terapie mediche sequenziali, iniziando con l’affrontare il problema clinicamente più evidente. Da ultimo è importante ricordare che nella strategia terapeutica del fattore maschile va tenuta in considerazione la fondamentale importanza del “fattore tempo”, legato in particolare all’età della donna. Poiché la fertilità femminile ha un decremento spontaneo a partire dai 35-38 anni, in particolare in coppie in cui la donna rientra in questa categoria di età, il tergiversare con trattamenti del versante maschile che non si sono dimostrati efficaci rischierebbe paradossalmente di diminuire le possibilità di successo riproduttivo della coppia. In questi casi è ragionevole considerare un doppio binario di intervento: in parallelo al trattamento dell’uomo andrebbe valutato un percorso di fecondazione assistita.
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