«La mia gravidanza era appena all’inizio», racconta. «E anche il cancro era stato scoperto molto presto: non mi sentivo affatto malata. Ero molto disorientata, perché sapevo della mia condizione, ma non riuscivo a percepirla».
Il medico le consigliò di non continuare la gravidanza e di iniziare immediatamente la cura per sconfiggere il cancro. Ma le disse: «È una tua scelta». Elle aveva un paio di settimane di tempo per decidere: ne parlò con il marito Nick, che aveva conosciuto 13 anni prima e con cui era sposata dal 2012: «Non avrei mai pensato che quel voto, “Prometto di esserti fedele sempre, nella salute e nella malattia di malattia”, sarebbe stato messo alla prova solo tre anni dopo».
Alla fine, Elle ha capito di non voler seguire il consiglio del medico, e di voler combattere soprattutto per la vita di suo figlio. Non avrebbe interrotto la gravidanza, avrebbe cominciato le terapie aggressive solo dopo la nascita del bambino: sapeva che i trattamenti contro il cancro avrebbero potuto compromettere la sua fertilità. «Dentro, però, mi sentivo spesso distrutta: mi chiedevo continuamente se la mia decisione di continuare la gravidanza nonostante il consiglio del mio dottore fosse spregiudicata, stupida o entrambe le cose».
Ma non vuole sentirsi dire di essere stata coraggiosa. «Se avessi già avuto un figlio, non so cosa avrei fatto, perché avrei dovuto pensare al suo futuro», ha spiegato. «Ma ho tenuto conto di tutte le circostanze in cui mi trovavo e anche della possibilità che forse, in futuro, non avremmo potuto avere un altro figlio: anche questo ha influito nella mia decisione. Bisogna prendere in considerazione tutte queste cose, ed è per questo che voglio sottolineare che la situazione di ogni donna è diversa e che la scelta è molto personale».
Quando, finalmente, è nato Tor, Elle si è concessa sei settimane per allattare al seno prima di iniziare la terapia intensiva contro il cancro. «Mi tiravo il latte tutti i giorni e ho riempito il congelatore. Poi, quando ho dovuto cominciare con i farmaci più aggressivi, mio figlio ha iniziato con il latte artificiale».
Gli effetti collaterali della cura erano difficili da gestire: eruzioni cutanee, dolori ossei e affaticamento estremo. «Sembrava una strana specie di incubo, ma avevo anche il mio bellissimo bimbo. Era tutto molto strano», conferma Elle.
Oggi, che il suo cancro è «stabile», spiega: «Adesso non solo ho un bel bambino, ma mi sembra anche di conoscermi molto di più: mi sottovalutavo, prima che succedesse tutto quello che è accaduto. Penso che lo facciano molte donne: sottovalutano la propria forza finché non si trovano in una situazione in cui devono davvero mostrare chi sono».
«Quando ho dovuto decidere, sapevo che, indipendentemente dal risultato, non sarei mai più stata la stessa persona di prima. Quella che sono diventata ora, però, mi piace molto. Ho le cicatrici della maternità: ho una pancia più morbida, sottili rughe di espressione scolpite sulla fronte da un bambino vivace e un seno su cui si vedono gli effetti del breve periodo in cui allattato mio figlio prima di iniziare il trattamento più aggressivo contro il cancro. E sono più paziente e gentile, ma ha anche una calma e ferma determinazione che nulla può minacciare».
Fonte https://www.vanityfair.it/news/storie-news/2018/05/07/curare-il-cancro-o-continuare-la-gravidanza-la-decisione-di-elle
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