Esame post coitale (PCT, postcoital test)
Si tratta di uno dei test più datati impiegati nella diagnosi di infertilità.
Alle coppie viene chiesto di avere rapporti sessuali uno o due giorni prima dell’attesa ovulazione (stimata sulla base dei grafici della temperatura basale o dell’abituale durata del ciclo). Presso molti centri specialistici si preferisce eseguire il test 6–12 ore dopo l’avvenuto rapporto sessuale, ma un intervallo di 2–8 ore può fornire un quadro migliore circa la sopravvivenza e l’attività degli spermatozoi.
Nel centro specialistico viene prelevata una piccola quantità di muco dal canale cervicale, con l’aiuto di uno speculum vaginale. Il muco è poi strisciato su un vetrino ed esaminato al microscopio.
Si conta il numero di spermatozoi presenti e si annota la modalità con cui si muovono attraverso il muco. Si valuta inoltre la qualità del muco stesso e ad esso viene attribuito un punteggio “buono” o “scarso”. La qualità del muco scadente può migliorare attraverso un trattamento a base di estrogeni durante la fase follicolare. Un muco denso e giallastro può indicare la presenza di un’infezione: in tal caso, è consigliabile procedere ad un esame colturale e ad un trattamento dell’infezione stessa.
Poiché il PCT non è un test diagnostico accurato, deve essere ripetuto numerose volte; inoltre, la sua reale utilità è molto dibattuta: molti centri preferiscono non ricorrervi per nulla.
Test di pervietà tubarica
Questi esami permettono di stabilire se le tube di Falloppio sono libere (pervie) o chiuse. I test principali sono:
Isterosalpingografia – Si tratta di un esame radiologico per studiare le tube di Falloppio, che implica l’impiego di un colorante o di un mezzo di contrasto radiografico introdotto attraverso la vagina. Se le tube sono pervie, il colorante riempirà l’utero e le tube e fuoriuscirà nella cavità addominale. Questo esame mostra con accuratezza se le tube sono bloccate, ma non può mostrare il reale stato delle tube (per esempio, la presenza di endometriosi o di aderenze). Può, a volte, essere doloroso.
Laparoscopia – Si tratta di una visualizzazione diretta delle ovaie e della parte esterna delle tube di Falloppio attraverso l’uso di un laparoscopio (un tubicino sottile alla cui estremità è posta una minuscola videocamera). Il laparoscopio è introdotto sotto anestesia, attraverso una piccola incisione vicino all’ombelico; può mostrare la presenza di aderenze, cisti ed endometriosi nelle ovaie, nelle tube e nelle fimbrie. L’esame può provocare disagio alla paziente e gonfiore; esiste un lieve rischio di emorragia e di perforazione intestinale.
Isteroscopia – Si tratta dell’utilizzo di un piccolo obiettivo fotografico, inserito attraverso la cervice per vedere e fotografare l’interno dell’utero. Serve a rivelare polipi o fibromi (crescite benigne sulla parete uterina).
Isterosalpingosonografia con contrasto (HyCoSy) – Questo esame ecografico vaginale è simile all’isterosalpingografia ed è utilizzato per lo stesso scopo, ossia per esaminare la presenza di eventuali ostruzioni nelle tube di Falloppio; tuttavia, si impiega uno speciale mezzo di contrasto che riflette gli ultrasuoni, facendo apparire sullo schermo le aree indagate di colore bianco pieno. Dopo l’introduzione del mezzo di contrasto attraverso la vagina, si utilizza una sonda ecografica transvaginale. L’esame è accurato quanto l’isterosalpingografia ma è più semplice, meno costoso e meno invasivo. Con questo esame si evitano inoltre tutti i rischi associati all’esposizione ai raggi X.
Durante l’esecuzione dei test di pervietà citati, a volte il flusso stesso del liquido di contrasto attraverso le tube può essere sufficiente a rimuovere piccole ostruzioni e recuperare la fertilità.
Fonte https://www.nostrofiglio.it/concepimento/infertilita/infertilita-cause-femminili-ulteriori-esami-nelle-donne-che-ovulano-normalmente
Si tratta di uno dei test più datati impiegati nella diagnosi di infertilità.
Alle coppie viene chiesto di avere rapporti sessuali uno o due giorni prima dell’attesa ovulazione (stimata sulla base dei grafici della temperatura basale o dell’abituale durata del ciclo). Presso molti centri specialistici si preferisce eseguire il test 6–12 ore dopo l’avvenuto rapporto sessuale, ma un intervallo di 2–8 ore può fornire un quadro migliore circa la sopravvivenza e l’attività degli spermatozoi.
Nel centro specialistico viene prelevata una piccola quantità di muco dal canale cervicale, con l’aiuto di uno speculum vaginale. Il muco è poi strisciato su un vetrino ed esaminato al microscopio.
Si conta il numero di spermatozoi presenti e si annota la modalità con cui si muovono attraverso il muco. Si valuta inoltre la qualità del muco stesso e ad esso viene attribuito un punteggio “buono” o “scarso”. La qualità del muco scadente può migliorare attraverso un trattamento a base di estrogeni durante la fase follicolare. Un muco denso e giallastro può indicare la presenza di un’infezione: in tal caso, è consigliabile procedere ad un esame colturale e ad un trattamento dell’infezione stessa.
Poiché il PCT non è un test diagnostico accurato, deve essere ripetuto numerose volte; inoltre, la sua reale utilità è molto dibattuta: molti centri preferiscono non ricorrervi per nulla.
Test di pervietà tubarica
Questi esami permettono di stabilire se le tube di Falloppio sono libere (pervie) o chiuse. I test principali sono:
Isterosalpingografia – Si tratta di un esame radiologico per studiare le tube di Falloppio, che implica l’impiego di un colorante o di un mezzo di contrasto radiografico introdotto attraverso la vagina. Se le tube sono pervie, il colorante riempirà l’utero e le tube e fuoriuscirà nella cavità addominale. Questo esame mostra con accuratezza se le tube sono bloccate, ma non può mostrare il reale stato delle tube (per esempio, la presenza di endometriosi o di aderenze). Può, a volte, essere doloroso.
Laparoscopia – Si tratta di una visualizzazione diretta delle ovaie e della parte esterna delle tube di Falloppio attraverso l’uso di un laparoscopio (un tubicino sottile alla cui estremità è posta una minuscola videocamera). Il laparoscopio è introdotto sotto anestesia, attraverso una piccola incisione vicino all’ombelico; può mostrare la presenza di aderenze, cisti ed endometriosi nelle ovaie, nelle tube e nelle fimbrie. L’esame può provocare disagio alla paziente e gonfiore; esiste un lieve rischio di emorragia e di perforazione intestinale.
Isteroscopia – Si tratta dell’utilizzo di un piccolo obiettivo fotografico, inserito attraverso la cervice per vedere e fotografare l’interno dell’utero. Serve a rivelare polipi o fibromi (crescite benigne sulla parete uterina).
Isterosalpingosonografia con contrasto (HyCoSy) – Questo esame ecografico vaginale è simile all’isterosalpingografia ed è utilizzato per lo stesso scopo, ossia per esaminare la presenza di eventuali ostruzioni nelle tube di Falloppio; tuttavia, si impiega uno speciale mezzo di contrasto che riflette gli ultrasuoni, facendo apparire sullo schermo le aree indagate di colore bianco pieno. Dopo l’introduzione del mezzo di contrasto attraverso la vagina, si utilizza una sonda ecografica transvaginale. L’esame è accurato quanto l’isterosalpingografia ma è più semplice, meno costoso e meno invasivo. Con questo esame si evitano inoltre tutti i rischi associati all’esposizione ai raggi X.
Durante l’esecuzione dei test di pervietà citati, a volte il flusso stesso del liquido di contrasto attraverso le tube può essere sufficiente a rimuovere piccole ostruzioni e recuperare la fertilità.
Fonte https://www.nostrofiglio.it/concepimento/infertilita/infertilita-cause-femminili-ulteriori-esami-nelle-donne-che-ovulano-normalmente
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