Si sa da tempo che l’inquinamento è una delle cause principali dell’aumento dell’infertilità maschile, in quanto esso agisce sulla vitalità degli spermatozoi e sulla loro mobilità. Un recente studio, di un gruppo di ricercatori italiani, ha però scoperto che alcuni inquinanti atmosferici modificano persino la struttura del DNA; cosicché il problema non riguarda unicamente i soggetti esposti, che rischiano di risultare più vulnerabili ad alcune patologie, ma anche le future generazioni.
Per giungere a questa scoperta, gli scienziati italiani - coordinati da Luigi Montano, uro-andrologo dell’Asl di Salerno e presidente della Società Italiana di Riproduzione Umana - hanno misurato i livelli di inquinamento atmosferico, benzene e particolato PM10 e PM2.5, in aree gravemente inquinate: ad esempio Taranto e la Terra dei Fuochi, o l’area a cavallo tra le province di Napoli e di Caserta. Dopodiché hanno messo a raffronto i dati ottenuti con i livelli di frammentazione del DNA spermatico di oltre 300 volontari. Ne è emerso che tale frammentazione risulta significativamente aumentata nelle zone più inquinate come Taranto e la Terra dei Fuochi, con un +30%, rispetto alle aree di controllo Palermo e Salerno.
La ricerca, pubblicata sulla rivista Environmental Toxicology and Pharmacology, apre una nuova pagina in un filone di ricerca che ha già dato risultati importanti non solo in Italia: un recente studio cinese conferma infatti gli effetti dell’inquinamento sulla morfologia degli spermatozoi, mentre un gruppo di ricercatori canadesi ha dimostrato gli effetti dell’inquinamento sul DNA; ma solo lo studio italiano è riuscito ad aprire uno scenario così preoccupante, mostrando come polveri sottili e altri inquinanti possano modificare l’espressione di molti geni aprendo la strada a varie patologie.
E’ già da alcuni anni che Montano studia gli spermatozoi, particolarmente sensibili all’inquinamento, come marker di esposizione ambientale; trasformando così gli studi sulle cause dell’infertilità in un efficace strumento di monitoraggio, sorveglianza e prevenzione in aree a rischio. In questo modo è nato il progetto EcofoodFertility, che è partito da Acerra e oggi coinvolge diverse istituzioni ed università italiane e europee, con l’obiettivo principale di svolgere funzione di prevenzione.
Fonte http://salute.ilgiornale.it/news/27030/inquinamento--dna-infertilit-studio/1.html
Per giungere a questa scoperta, gli scienziati italiani - coordinati da Luigi Montano, uro-andrologo dell’Asl di Salerno e presidente della Società Italiana di Riproduzione Umana - hanno misurato i livelli di inquinamento atmosferico, benzene e particolato PM10 e PM2.5, in aree gravemente inquinate: ad esempio Taranto e la Terra dei Fuochi, o l’area a cavallo tra le province di Napoli e di Caserta. Dopodiché hanno messo a raffronto i dati ottenuti con i livelli di frammentazione del DNA spermatico di oltre 300 volontari. Ne è emerso che tale frammentazione risulta significativamente aumentata nelle zone più inquinate come Taranto e la Terra dei Fuochi, con un +30%, rispetto alle aree di controllo Palermo e Salerno.
La ricerca, pubblicata sulla rivista Environmental Toxicology and Pharmacology, apre una nuova pagina in un filone di ricerca che ha già dato risultati importanti non solo in Italia: un recente studio cinese conferma infatti gli effetti dell’inquinamento sulla morfologia degli spermatozoi, mentre un gruppo di ricercatori canadesi ha dimostrato gli effetti dell’inquinamento sul DNA; ma solo lo studio italiano è riuscito ad aprire uno scenario così preoccupante, mostrando come polveri sottili e altri inquinanti possano modificare l’espressione di molti geni aprendo la strada a varie patologie.
E’ già da alcuni anni che Montano studia gli spermatozoi, particolarmente sensibili all’inquinamento, come marker di esposizione ambientale; trasformando così gli studi sulle cause dell’infertilità in un efficace strumento di monitoraggio, sorveglianza e prevenzione in aree a rischio. In questo modo è nato il progetto EcofoodFertility, che è partito da Acerra e oggi coinvolge diverse istituzioni ed università italiane e europee, con l’obiettivo principale di svolgere funzione di prevenzione.
Fonte http://salute.ilgiornale.it/news/27030/inquinamento--dna-infertilit-studio/1.html
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