giovedì 17 maggio 2018

L'inquinamento aumenta l'infertilità agendo sul DNA

       Si sa da tempo che l’inquinamento è una delle cause principali dell’aumento dell’infertilità maschile, in quanto esso agisce sulla vitalità degli spermatozoi e sulla loro mobilità. Un recente studio, di un gruppo di ricercatori italiani, ha però scoperto che alcuni inquinanti atmosferici modificano persino la struttura del DNA; cosicché il problema non riguarda unicamente i soggetti esposti, che rischiano di risultare più vulnerabili ad alcune patologie, ma anche le future generazioni.

       Per giungere a questa scoperta, gli scienziati italiani - coordinati da Luigi Montano, uro-andrologo dell’Asl di Salerno e presidente della Società Italiana di Riproduzione Umana - hanno misurato i livelli di inquinamento atmosferico, benzene e particolato PM10 e PM2.5, in aree gravemente inquinate: ad esempio Taranto e la Terra dei Fuochi, o l’area a cavallo tra le province di Napoli e di Caserta. Dopodiché hanno messo a raffronto i dati ottenuti con i livelli di frammentazione del DNA spermatico di oltre 300 volontari. Ne è emerso che tale frammentazione risulta significativamente aumentata nelle zone più inquinate come Taranto e la Terra dei Fuochi, con un +30%, rispetto alle aree di controllo Palermo e Salerno.

L'inquinamento aumenta l'infertilità agendo sul DNA
       La ricerca, pubblicata sulla rivista Environmental Toxicology and Pharmacology, apre una nuova pagina in un filone di ricerca che ha già dato risultati importanti non solo in Italia: un recente studio cinese conferma infatti gli effetti dell’inquinamento sulla morfologia degli spermatozoi, mentre un gruppo di ricercatori canadesi ha dimostrato gli effetti dell’inquinamento sul DNA; ma solo lo studio italiano è riuscito ad aprire uno scenario così preoccupante, mostrando come polveri sottili e altri inquinanti possano modificare l’espressione di molti geni aprendo la strada a varie patologie.

        E’ già da alcuni anni che Montano studia gli spermatozoi, particolarmente sensibili all’inquinamento, come marker di esposizione ambientale; trasformando così gli studi sulle cause dell’infertilità in un efficace strumento di monitoraggio, sorveglianza e prevenzione in aree a rischio. In questo modo è nato il progetto EcofoodFertility, che è partito da Acerra e oggi coinvolge diverse istituzioni ed università italiane e europee, con l’obiettivo principale di svolgere funzione di prevenzione.

Fonte http://salute.ilgiornale.it/news/27030/inquinamento--dna-infertilit-studio/1.html

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