Acido Folico: cos’è e a cosa serve? Come si assume? Quali sono i valori e la sua utilità in gravidanza?
L’acido folico e i folati sono vitamine del gruppo B (sono infatti indicati come vitamina B9). Anche se frequentemente sono usati come sinonimi, i due termini vanno distinti:
il termine folato si riferisce alla vitamina nella sua forma naturale presente negli alimenti;
l’acido folico (acido monopteroilglutammico o pteroilmonoglutammico) è la forma ossidata delle vitamina, e identifica la molecola di sintesi presente nei formulati vitaminici e aggiunta negli alimenti cosiddetti fortificati.
A cosa serve?
Il nostro organismo utilizza l’acido folico per produrre nuove cellule.
La vitamina B9, attraverso meccanismi non ancora del tutto noti, è essenziale per la sintesi del Dna e delle proteine e per la formazione dell’emoglobina, ed è particolarmente importante per i tessuti che vanno incontro a processi di proliferazione e differenziazione, come per esempio, i tessuti embrionali.
Per questo, negli ultimi decenni, l’acido folico è stato riconosciuto come essenziale nella prevenzione di alcune malformazioni congenite, particolarmente di quelle a carico del tubo neurale. Inoltre, non si esclude la possibilità che possa intervenire anche nella prevenzione di altri difetti e malformazioni congenite, come la labio-palatoschisi e alcuni difetti cardiaci congeniti.
L’acido folico, inoltre, contribuisce a prevenire altre situazioni di rischio alla salute.
La sua presenza abbassa i livelli dell’aminoacido omocisteina, associato al rischio di malattie cardiovascolari e infarti, anche se al momento non si può stabilire una associazione diretta tra assunzione di folati e riduzione del rischio cardiaco.
Quanto ne serve? Fabbisogno nutrizionale e fabbisogno prima e durante la gravidanza.
La quantità di folati introdotti con l’alimentazione, se varia ed equilibrata, è generalmente adeguata.
Alimenti naturalmente ricchi di folati sono, per esempio:
- le verdure a foglia verde (spinaci, broccoli, asparagi, lattuga);
- i legumi (fagioli, piselli);
- la frutta (kiwi, fragole e arance);
- la frutta secca (come mandorle e noci).
Per quanto riguarda i cibi di origine animale, il fegato e altre frattaglie hanno contenuti piuttosto elevati in folati, come pure alcuni formaggi e le uova, da consumare però in porzioni limitate e non frequenti. Bisogna inoltre tenere in considerazione che il processo di preparazione, cottura e conservazione degli alimenti può distruggere gran parte dei folati presenti nei cibi, dato che si tratta di vitamine idrosolubili, sensibili al calore, alla luce, all’aria e all’acidità.
Secondo il sito dell’Istituto Superiore di Sanità (epicentro.iss.it), l’assunzione raccomandata nella popolazione generale è 0,4 mg/die.
Per le donne, tuttavia, il fabbisogno nutrizionale giornaliero di folati aumenta durante il periodo della gravidanza e durante l’allattamento.
In particolare:
- nelle donne in età fertile l’assunzione raccomandata è di 0,6 mg/die (poiché il feto attinge alle risorse materne);
- durante l’allattamento è di 0,5 mg/die (per reintegrare le quantità perse con il latte materno).
Per questo motivo è raccomandata la supplementazione di questa vitamina in gravidanza.
Una riduzione dell’assorbimento di acido folico, e/o un conseguente aumento del fabbisogno, possono derivare anche:
- dall’assunzione di alcuni farmaci (barbiturici, estroprogestinici);
- da un elevato consumo di alcol;
- dal diabete mellito insulino-dipendente;
- dalla celiachia;
- da patologie da malassorbimento;
- da alcune specifiche varianti di geni coinvolti nel metabolismo dei folati (metilene-tetraidrofolato-reduttasi, recettore dei folati).
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