Il ricorso al parto cesareo in Italia è in costante aumento, nonostante le recenti campagne di sensibilizzazione a favore del parto naturale (se possibile). Si stima, infatti, che in Italia ben il 36% delle donne viene sottoposta a taglio cesareo, tanto che è proprio il nostro il paese europeo con il più elevato numero di parti cesarei.
Ma cosa comporta un taglio cesareo? Lo abbiamo chiesto alla dott.ssa Anita Regalia, già responsabile della Sala Parto dell'Ospedale San Gerardo di Monza-Università degli Studi Milano Bicocca.
«La differenza tra parto naturale e parto cesareo è sostanziale: il secondo, infatti, è un vero e proprio intervento chirurgico. Con tutte le possibili complicazioni del caso, come accade per ogni tipo di intervento chirurgico. Per questo motivo, quindi, il parto cesareo andrebbe scelto solo su indicazione, ovvero solo se necessario dal punto di vista medico» afferma la dott.ssa Regalia.
Parto cesareo programmato
A quante settimane si può fare il cesareo? Quando è meglio programmarlo per il benessere sia della mamma, sia del bambino?
«Il parto cesareo può essere effettuato a partire dalla ventiquattresima settimana di gravidanza. Per quanto riguarda il cesareo programmato a termine di gravidanza sarebbe bene non fissare la data dell'intervento prima della trentanovesima settimana, ovvero una settimana prima della data presunta del parto. Programmarlo anticipatamente, come accadeva fino a non molto tempo fa, aumenta le probabilità di ricovero per difficoltà respiratorie del bambino per quello che può essere definito polmone bagnato» spiega la dott.ssa Regalia.
La differenza (per il bambino) tra parto naturale e parto cesareo sta, dunque, soprattutto nel suo adattamento respiratorio.
«Il parto naturale, nella fase di passaggio attraverso la vagina, permette la "spremitura" del liquido amniotico dagli alveoli polmonari del bambino. Ciò non avviene, invece, durante il parto cesareo. Nel parto naturale, dunque, i polmoni del bambino si "allenano" alla respirazione. Per questi motivi, si consiglia se possibile di praticare il cesareo (se vi è l'indicazione) all'inizio del travaglio. In tal modo, infatti, le prime contrazioni contribuiranno in parte alla spremitura degli alveoli polmonari» continua l'esperta.
Parto cesareo rischi
Il parto cesareo è un intervento chirurgico a tutti gli effetti. Dunque, le possibili complicanze sono maggiori rispetto al parto naturale (in condizioni di "normalità").
«Il parto cesareo è un intervento chirurgico, quindi andrebbe programmato solo su indicazione medica e non per altri motivi (per esempio, per comodità organizzative del medico o della donna). Le complicanze correlate al cesareo sono, fortunatamente, rarissime ma comunque possono diventare anche drammatiche.
La prima differenza tra parto cesareo e parto naturale risiede nella possibilità di contrarre infezioni: con il cesareo, per la mamma il rischio infettivo è più elevato. Così come è maggiore l'entità dell'anemia, perché con l'intervento chirurgico si perde più sangue» chiarisce la dott.ssa Regalia.
Il parto cesareo per il bambino
Oltre alle possibili difficoltà respiratorie, il parto cesareo può correlarsi anche con altri tipi di complicanze.
«Recenti studi stanno analizzando il possibile impatto del parto cesareo sulla salute del bambino a distanza di tempo, ragionando sul lungo periodo e partendo dalla modificazione del microbiota intestinale (la flora batterica intestinale del bambino). I dati oggi disponibili, inoltre, evidenziano una maggiore probabilità di allattamento al seno prolungato se il piccolo è nato con parto naturale. Questo dato può essere legato alla maggiore stanchezza della mamma dopo il cesareo, dovuta sia alla ferita chirurgica sia all'anemia» spiega la dottoressa.
Parto cesareo convalescenza
La ripresa dopo un parto cesareo dipende da vari fattori: indicazione del cesareo, primo figlio...
In generale, però, si conferma che la ripresa dopo un taglio cesareo è un po' più lunga rispetto a chi ha avuto un parto naturale.
«Se il cesareo è stato programmato, la ripresa di solito è più rapida. Diversamente, se il taglio cesareo si è reso necessario durante il travaglio la ripresa può essere più lunga e un po' più faticosa. In caso di parto cesareo la convalescenza deve tener conto della presenza di una ferita chirurgica. Quest'ultima può essere più o meno dolente a seconda del tipo di analgesia post-parto praticata nelle diverse strutture ospedaliere. Nelle prime 24-48 ore dopo il cesareo, la mamma può fare più fatica ad alzarsi o a trovare una posizione comoda e non dolorosa per allattare il neonato, rispetto a chi ha partorito naturalmente» continua l'esperta.
Taglio cesareo cicatrice
Una delle preoccupazioni più comuni delle mamme, riguardo al cesareo, è relativa alla permanenza e all'entità della cicatrice conseguente al taglio chirurgico.
«La grandezza e la visibilità della cicatrice dipendono da dove è stata incisa la cute e dalla tecnica utilizzata. Se il taglio viene praticato a metà distanza tra ombelico e pube, la cicatrice sarà più visibile. Diversamente, se il taglio è effettuato appena sopra la linea dei peli pubici, la cicatrice sarà meno visibile. Il colore della cicatrice passa da rossiccio a bianco, quindi meno evidente, nell'arco di 3-4 mesi di tempo. Lo spessore della ferita invece dipende molto dal tipo di tessuti della donna (più o meno elastici) e anche dalla comparsa di eventuali complicanze. Per esempio, un'infezione della ferita» conclude la dott.ssa Regalia.
Fonte https://www.donnamoderna.com/mamme/gravidanza/parto-cesareo
Ma cosa comporta un taglio cesareo? Lo abbiamo chiesto alla dott.ssa Anita Regalia, già responsabile della Sala Parto dell'Ospedale San Gerardo di Monza-Università degli Studi Milano Bicocca.
«La differenza tra parto naturale e parto cesareo è sostanziale: il secondo, infatti, è un vero e proprio intervento chirurgico. Con tutte le possibili complicazioni del caso, come accade per ogni tipo di intervento chirurgico. Per questo motivo, quindi, il parto cesareo andrebbe scelto solo su indicazione, ovvero solo se necessario dal punto di vista medico» afferma la dott.ssa Regalia.
Parto cesareo programmato
A quante settimane si può fare il cesareo? Quando è meglio programmarlo per il benessere sia della mamma, sia del bambino?
«Il parto cesareo può essere effettuato a partire dalla ventiquattresima settimana di gravidanza. Per quanto riguarda il cesareo programmato a termine di gravidanza sarebbe bene non fissare la data dell'intervento prima della trentanovesima settimana, ovvero una settimana prima della data presunta del parto. Programmarlo anticipatamente, come accadeva fino a non molto tempo fa, aumenta le probabilità di ricovero per difficoltà respiratorie del bambino per quello che può essere definito polmone bagnato» spiega la dott.ssa Regalia.
La differenza (per il bambino) tra parto naturale e parto cesareo sta, dunque, soprattutto nel suo adattamento respiratorio.
«Il parto naturale, nella fase di passaggio attraverso la vagina, permette la "spremitura" del liquido amniotico dagli alveoli polmonari del bambino. Ciò non avviene, invece, durante il parto cesareo. Nel parto naturale, dunque, i polmoni del bambino si "allenano" alla respirazione. Per questi motivi, si consiglia se possibile di praticare il cesareo (se vi è l'indicazione) all'inizio del travaglio. In tal modo, infatti, le prime contrazioni contribuiranno in parte alla spremitura degli alveoli polmonari» continua l'esperta.
Parto cesareo rischi
Il parto cesareo è un intervento chirurgico a tutti gli effetti. Dunque, le possibili complicanze sono maggiori rispetto al parto naturale (in condizioni di "normalità").
«Il parto cesareo è un intervento chirurgico, quindi andrebbe programmato solo su indicazione medica e non per altri motivi (per esempio, per comodità organizzative del medico o della donna). Le complicanze correlate al cesareo sono, fortunatamente, rarissime ma comunque possono diventare anche drammatiche.
La prima differenza tra parto cesareo e parto naturale risiede nella possibilità di contrarre infezioni: con il cesareo, per la mamma il rischio infettivo è più elevato. Così come è maggiore l'entità dell'anemia, perché con l'intervento chirurgico si perde più sangue» chiarisce la dott.ssa Regalia.
Il parto cesareo per il bambino
Oltre alle possibili difficoltà respiratorie, il parto cesareo può correlarsi anche con altri tipi di complicanze.
«Recenti studi stanno analizzando il possibile impatto del parto cesareo sulla salute del bambino a distanza di tempo, ragionando sul lungo periodo e partendo dalla modificazione del microbiota intestinale (la flora batterica intestinale del bambino). I dati oggi disponibili, inoltre, evidenziano una maggiore probabilità di allattamento al seno prolungato se il piccolo è nato con parto naturale. Questo dato può essere legato alla maggiore stanchezza della mamma dopo il cesareo, dovuta sia alla ferita chirurgica sia all'anemia» spiega la dottoressa.
Parto cesareo convalescenza
La ripresa dopo un parto cesareo dipende da vari fattori: indicazione del cesareo, primo figlio...
In generale, però, si conferma che la ripresa dopo un taglio cesareo è un po' più lunga rispetto a chi ha avuto un parto naturale.
«Se il cesareo è stato programmato, la ripresa di solito è più rapida. Diversamente, se il taglio cesareo si è reso necessario durante il travaglio la ripresa può essere più lunga e un po' più faticosa. In caso di parto cesareo la convalescenza deve tener conto della presenza di una ferita chirurgica. Quest'ultima può essere più o meno dolente a seconda del tipo di analgesia post-parto praticata nelle diverse strutture ospedaliere. Nelle prime 24-48 ore dopo il cesareo, la mamma può fare più fatica ad alzarsi o a trovare una posizione comoda e non dolorosa per allattare il neonato, rispetto a chi ha partorito naturalmente» continua l'esperta.
Taglio cesareo cicatrice
Una delle preoccupazioni più comuni delle mamme, riguardo al cesareo, è relativa alla permanenza e all'entità della cicatrice conseguente al taglio chirurgico.
«La grandezza e la visibilità della cicatrice dipendono da dove è stata incisa la cute e dalla tecnica utilizzata. Se il taglio viene praticato a metà distanza tra ombelico e pube, la cicatrice sarà più visibile. Diversamente, se il taglio è effettuato appena sopra la linea dei peli pubici, la cicatrice sarà meno visibile. Il colore della cicatrice passa da rossiccio a bianco, quindi meno evidente, nell'arco di 3-4 mesi di tempo. Lo spessore della ferita invece dipende molto dal tipo di tessuti della donna (più o meno elastici) e anche dalla comparsa di eventuali complicanze. Per esempio, un'infezione della ferita» conclude la dott.ssa Regalia.
Fonte https://www.donnamoderna.com/mamme/gravidanza/parto-cesareo
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