Fumare fa male, se poi lo si fa anche durante la gravidanza, a rimetterci non è solo la madre ma anche il bambino. Se la soluzione ideale sarebbe smettere di fumare, uno studio mostra tuttavia che la vitamina C può ridurre il danno arrecato ai polmoni in neonati nati da madri che fumavano durante la gravidanza.
Lo studio
La pediatra e prof.ssa Cindy T. McEvoy e colleghi dell’Oregon Health & Science University hanno condotto uno studio, tuttora in corso, in cui 251 donne incinte che hanno fumato sono state assegnate casualmente, a 13-23 settimane di gestazione, a ricevere o della vitamina C (125 donne) o un placebo (126 donne). Per essere considerate donne fumatrici in gravidanza, le donne avrebbero dovuto fumare una o più sigarette nell’ultima settimana. Tutte le partecipanti hanno ricevuto una consulenza per smettere di fumare durante lo studio, e circa il 10% delle donne ha effettivamente smesso di fumare durante il follow-up. Il focus dello studio si basa sul concetto che lo stress ossidativo causato dal fumo di sigaretta riduce la quantità di acido ascorbico, un componente della vitamina C, disponibile per il corpo. E, difatti, nel momento in cui si sono stata arruolate nello studio, le donne fumatrici avevano livelli più bassi di acido ascorbico rispetto a quelle che sono stati segnalate tra le donne che non fumano. Questi livelli sono poi aumentati nei partecipanti allo studio che hanno ricevuto vitamina C affinché diventassero paragonabili alle donne che non fumano.
I risultati
Dai dati acquisti in fase di studio e dalle analisi compiute, i ricercatori hanno scoperto che la vitamina C, nella misura di 500 mg/die) assunta per via orale dalle donne in gravidanza fumatrici migliora la funzione delle vie aeree infantili a 3 mesi. I risultati positivi sono stati confermati anche dai flussi espiratori forzati significativamente migliori (FEF). I FEF misurano la velocità con cui l’aria può essere espirata dal polmone e sono una misura importante della funzione polmonare perché possono rilevare l’ostruzione delle vie aeree. I ricercatori, si legge nella nota dell’American Thoracic Society, hanno anche scoperto un’associazione tra i FEF infantili e una variante genetica che alcune madri possedevano, la quale sembra amplificare l’impatto negativo della nicotina sui bambini prima che nascessero. Altri studi hanno collegato questo fattore genetico, in particolare per il recettore nicotinico acetilcolina α5, a un aumento del rischio di cancro ai polmoni e malattia polmonare ostruttiva. «Fumare durante la gravidanza riflette la natura altamente coinvolgente della nicotina che colpisce in modo sproporzionato le popolazioni più vulnerabili – ha spiegato McEvoy, autrice principale dello studio – Trovare un modo per aiutare i bambini esposti al fumo e alla nicotina in utero riconosce i pericoli unici posti da un prodotto altamente pubblicizzato, che crea dipendenza e ha effetti sulla vita sulla prole che non ha scelto di essere esposta».
Precedenti conferme
In uno studio precedente, gli autori avevano dimostrato che 72 ore dopo la nascita i bambini delle madri che fumavano avevano una migliore funzione polmonare se le loro madri avevano assunto la vitamina C (500 mg/die) durante le loro gravidanze, rispetto a quelle nate da madri che fumavano e avevano assunto un placebo. Lo studio ha utilizzato metodi passivi per misurare la funzionalità polmonare e gli autori osservano che i FEF forniscono una valutazione più diretta della funzionalità delle vie aeree e sono simili ai metodi utilizzati per diagnosticare la malattia polmonare negli adulti e nei bambini più grandi. I bambini in questo studio continueranno a essere seguiti per monitorare la loro funzione polmonare e gli esiti respiratori. Gli autori ritengono che i futuri studi sull’integrazione di vitamina C nei fumatori in gravidanza dovrebbero determinare se i benefici sono maggiori se l’integrazione inizia prima e continua postnatalmente nei bambini stessi.
Le conclusioni
La dott.ssa McEvoy e colleghi, riassumendo i risultati dello studio ritengono che un dosaggio relativamente basso di vitamina C può rappresentare «un intervento sicuro e poco costoso che ha il potenziale per aiutare la salute dei polmoni di milioni di bambini in tutto il mondo». Tuttavia, aggiunge la ricercatrice, aiutare le madri a smettere di fumare dovrebbe rimanere l’obiettivo primario per gli operatori sanitari e per i funzionari della sanità pubblica. «Sebbene la supplementazione di vitamina C possa proteggere in una certa misura i polmoni dei bambini nati da madri fumatrici durante la gravidanza, questi bambini saranno ancora a maggior rischio di obesità, disturbi comportamentali e altri gravi problemi di salute» conclude McEvoy.
Fonte https://www.diariodelweb.it/salute/articolo/?nid=20181207-534288
Lo studio
La pediatra e prof.ssa Cindy T. McEvoy e colleghi dell’Oregon Health & Science University hanno condotto uno studio, tuttora in corso, in cui 251 donne incinte che hanno fumato sono state assegnate casualmente, a 13-23 settimane di gestazione, a ricevere o della vitamina C (125 donne) o un placebo (126 donne). Per essere considerate donne fumatrici in gravidanza, le donne avrebbero dovuto fumare una o più sigarette nell’ultima settimana. Tutte le partecipanti hanno ricevuto una consulenza per smettere di fumare durante lo studio, e circa il 10% delle donne ha effettivamente smesso di fumare durante il follow-up. Il focus dello studio si basa sul concetto che lo stress ossidativo causato dal fumo di sigaretta riduce la quantità di acido ascorbico, un componente della vitamina C, disponibile per il corpo. E, difatti, nel momento in cui si sono stata arruolate nello studio, le donne fumatrici avevano livelli più bassi di acido ascorbico rispetto a quelle che sono stati segnalate tra le donne che non fumano. Questi livelli sono poi aumentati nei partecipanti allo studio che hanno ricevuto vitamina C affinché diventassero paragonabili alle donne che non fumano.
I risultati
Dai dati acquisti in fase di studio e dalle analisi compiute, i ricercatori hanno scoperto che la vitamina C, nella misura di 500 mg/die) assunta per via orale dalle donne in gravidanza fumatrici migliora la funzione delle vie aeree infantili a 3 mesi. I risultati positivi sono stati confermati anche dai flussi espiratori forzati significativamente migliori (FEF). I FEF misurano la velocità con cui l’aria può essere espirata dal polmone e sono una misura importante della funzione polmonare perché possono rilevare l’ostruzione delle vie aeree. I ricercatori, si legge nella nota dell’American Thoracic Society, hanno anche scoperto un’associazione tra i FEF infantili e una variante genetica che alcune madri possedevano, la quale sembra amplificare l’impatto negativo della nicotina sui bambini prima che nascessero. Altri studi hanno collegato questo fattore genetico, in particolare per il recettore nicotinico acetilcolina α5, a un aumento del rischio di cancro ai polmoni e malattia polmonare ostruttiva. «Fumare durante la gravidanza riflette la natura altamente coinvolgente della nicotina che colpisce in modo sproporzionato le popolazioni più vulnerabili – ha spiegato McEvoy, autrice principale dello studio – Trovare un modo per aiutare i bambini esposti al fumo e alla nicotina in utero riconosce i pericoli unici posti da un prodotto altamente pubblicizzato, che crea dipendenza e ha effetti sulla vita sulla prole che non ha scelto di essere esposta».
Precedenti conferme
In uno studio precedente, gli autori avevano dimostrato che 72 ore dopo la nascita i bambini delle madri che fumavano avevano una migliore funzione polmonare se le loro madri avevano assunto la vitamina C (500 mg/die) durante le loro gravidanze, rispetto a quelle nate da madri che fumavano e avevano assunto un placebo. Lo studio ha utilizzato metodi passivi per misurare la funzionalità polmonare e gli autori osservano che i FEF forniscono una valutazione più diretta della funzionalità delle vie aeree e sono simili ai metodi utilizzati per diagnosticare la malattia polmonare negli adulti e nei bambini più grandi. I bambini in questo studio continueranno a essere seguiti per monitorare la loro funzione polmonare e gli esiti respiratori. Gli autori ritengono che i futuri studi sull’integrazione di vitamina C nei fumatori in gravidanza dovrebbero determinare se i benefici sono maggiori se l’integrazione inizia prima e continua postnatalmente nei bambini stessi.
Le conclusioni
La dott.ssa McEvoy e colleghi, riassumendo i risultati dello studio ritengono che un dosaggio relativamente basso di vitamina C può rappresentare «un intervento sicuro e poco costoso che ha il potenziale per aiutare la salute dei polmoni di milioni di bambini in tutto il mondo». Tuttavia, aggiunge la ricercatrice, aiutare le madri a smettere di fumare dovrebbe rimanere l’obiettivo primario per gli operatori sanitari e per i funzionari della sanità pubblica. «Sebbene la supplementazione di vitamina C possa proteggere in una certa misura i polmoni dei bambini nati da madri fumatrici durante la gravidanza, questi bambini saranno ancora a maggior rischio di obesità, disturbi comportamentali e altri gravi problemi di salute» conclude McEvoy.
Fonte https://www.diariodelweb.it/salute/articolo/?nid=20181207-534288
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