L’influenza è una malattia virale (cioè provocata da virus) con un’alta capacità di diffondersi, e che provoca epidemie stagionali che si ripetono tutti gli anni. Come per la maggior parte delle malattie causate da virus, non esiste una terapia specifica ed efficace, ma per fortuna la grande maggioranza dei casi, anche in età pediatrica, si risolve spontaneamente nel giro di qualche giorno. Non mancano però i casi complicati, soprattutto (ma non solo) nei bambini più piccoli e/o indeboliti da malattie croniche.
In mancanza di terapie risolutive, in questi casi si può fare affidamento solo sulla vaccinazione, ma qui nascono delle difficoltà legate alle particolarità specifiche “del”, o per meglio dire “dei“ virus influenzali.
Ridotta efficacia dei vaccini antinfluenzali: quali cause?
Questi virus sono dotati della straordinaria capacità di modificare ogni anno il rivestimento che li rende riconoscibili ai nostri anticorpi (gli antigeni di riconoscimento); per tale motivo, la vaccinazione antinfluenzale non è efficace una volta per tutte, ma deve essere ripetuta ogni anno con vaccini “nuovi”, specifici per quei virus che appositi laboratori sparsi in tutto il mondo identificano man mano che si verificano quei mutamenti della struttura esterna di cui abbiamo parlato. Oltre a ciò, anche le tecniche imperfette di preparazione industriale possono contribuire a rendere i vaccini meno efficaci del previsto, anche quelli che corrispondono esattamente al tipo circolante
Come tutti sappiamo per esperienza diretta, l’influenza, e un po’ tutte le malattie infettive respiratorie, si diffondono in particolare nelle stagioni fredde (per la maggiore vulnerabilità della mucosa respiratoria e a causa dell’affollamento in ambienti troppo caldi e umidi); per questo motivo nell’emisfero sud, quello australe, si è appena esaurita l’epidemia influenzale che invece ha cominciato adesso a colpire il nostro. Le valutazioni fatte durante l’epidemia australiana ci hanno permesso di scoprire che l’efficacia “sul campo” del vaccino utilizzato (identico a quello che è disponibile ora per noi) non è stata affatto brillante: si parla di valori di protezione che si aggirano attorno al 10% invece dei tradizionali 40-60%: in altre parole, soltanto una persona vaccinata su dieci è riuscita a evitare la malattia, e di conseguenza c’è stato un numero di casi gravi e decessi molto superiore alla media degli anni precedenti.
I soggetti a rischio: le donne in gravidanza
In attesa che la ricerca ci fornisca un vaccino più adatto, teniamo comunque presente che la vaccinazione resta l’unica possibile forma di prevenzione dei rari, ma possibili, casi gravi, i quali sono più frequenti nelle cosiddette “categorie a rischio”, cioè nei soggetti che soffrono anche di patologie croniche. Per queste persone la vaccinazione, anche se non molto efficace, è giustamente raccomandata e quindi offerta gratuitamente.
Uno degli aspetti poco noti è che la gravidanza è una delle condizioni che fa aumentare maggiormente il rischio di avere complicazioni gravi, pur essendo del tutto fisiologica (cioè appartiene alle funzioni naturali dell’organismo).
A testimoniare la particolare pericolosità dell’influenza durante la gravidanza possiamo citare alcuni dati relativi all’epidemia mondiale (“pandemia”) dello scorso 2009: sul totale dei casi accertati, le donne incinte sono state solo l’1% del totale, mentre sul totale dei decessi hanno rappresentato il 5%, cioè hanno avuto un rischio di morte per influenza cinque volte maggiore rispetto alle altre donne. Inoltre la vaccinazione ha il vantaggio di proteggere indirettamente il neonato attraverso il passaggio nella placenta degli anticorpi.
Purtroppo la vaccinazione dei soggetti “a rischio” è poco praticata, anche se perfettamente sicura; in Italia infatti si usano vaccini antinfluenzali “uccisi”, e quindi non in grado di interferire, neanche teoricamente, con la gravidanza in corso. Naturalmente per le donne gravide valgono le stesse controindicazioni riguardanti il resto della popolazione, e cioè la comparsa di una reazione dannosa grave, allergica o meno, dopo una precedente somministrazione.
Fonte https://www.uppa.it/medicina/donne-gravidanza-influenza-stagionale/
In mancanza di terapie risolutive, in questi casi si può fare affidamento solo sulla vaccinazione, ma qui nascono delle difficoltà legate alle particolarità specifiche “del”, o per meglio dire “dei“ virus influenzali.
Ridotta efficacia dei vaccini antinfluenzali: quali cause?
Questi virus sono dotati della straordinaria capacità di modificare ogni anno il rivestimento che li rende riconoscibili ai nostri anticorpi (gli antigeni di riconoscimento); per tale motivo, la vaccinazione antinfluenzale non è efficace una volta per tutte, ma deve essere ripetuta ogni anno con vaccini “nuovi”, specifici per quei virus che appositi laboratori sparsi in tutto il mondo identificano man mano che si verificano quei mutamenti della struttura esterna di cui abbiamo parlato. Oltre a ciò, anche le tecniche imperfette di preparazione industriale possono contribuire a rendere i vaccini meno efficaci del previsto, anche quelli che corrispondono esattamente al tipo circolante
Come tutti sappiamo per esperienza diretta, l’influenza, e un po’ tutte le malattie infettive respiratorie, si diffondono in particolare nelle stagioni fredde (per la maggiore vulnerabilità della mucosa respiratoria e a causa dell’affollamento in ambienti troppo caldi e umidi); per questo motivo nell’emisfero sud, quello australe, si è appena esaurita l’epidemia influenzale che invece ha cominciato adesso a colpire il nostro. Le valutazioni fatte durante l’epidemia australiana ci hanno permesso di scoprire che l’efficacia “sul campo” del vaccino utilizzato (identico a quello che è disponibile ora per noi) non è stata affatto brillante: si parla di valori di protezione che si aggirano attorno al 10% invece dei tradizionali 40-60%: in altre parole, soltanto una persona vaccinata su dieci è riuscita a evitare la malattia, e di conseguenza c’è stato un numero di casi gravi e decessi molto superiore alla media degli anni precedenti.
I soggetti a rischio: le donne in gravidanza
In attesa che la ricerca ci fornisca un vaccino più adatto, teniamo comunque presente che la vaccinazione resta l’unica possibile forma di prevenzione dei rari, ma possibili, casi gravi, i quali sono più frequenti nelle cosiddette “categorie a rischio”, cioè nei soggetti che soffrono anche di patologie croniche. Per queste persone la vaccinazione, anche se non molto efficace, è giustamente raccomandata e quindi offerta gratuitamente.
Uno degli aspetti poco noti è che la gravidanza è una delle condizioni che fa aumentare maggiormente il rischio di avere complicazioni gravi, pur essendo del tutto fisiologica (cioè appartiene alle funzioni naturali dell’organismo).
A testimoniare la particolare pericolosità dell’influenza durante la gravidanza possiamo citare alcuni dati relativi all’epidemia mondiale (“pandemia”) dello scorso 2009: sul totale dei casi accertati, le donne incinte sono state solo l’1% del totale, mentre sul totale dei decessi hanno rappresentato il 5%, cioè hanno avuto un rischio di morte per influenza cinque volte maggiore rispetto alle altre donne. Inoltre la vaccinazione ha il vantaggio di proteggere indirettamente il neonato attraverso il passaggio nella placenta degli anticorpi.
Purtroppo la vaccinazione dei soggetti “a rischio” è poco praticata, anche se perfettamente sicura; in Italia infatti si usano vaccini antinfluenzali “uccisi”, e quindi non in grado di interferire, neanche teoricamente, con la gravidanza in corso. Naturalmente per le donne gravide valgono le stesse controindicazioni riguardanti il resto della popolazione, e cioè la comparsa di una reazione dannosa grave, allergica o meno, dopo una precedente somministrazione.
Fonte https://www.uppa.it/medicina/donne-gravidanza-influenza-stagionale/
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