sabato 6 ottobre 2018

Ma perché le donne con ipertensione cronica sospendono gli antipertensivi durante la gravidanza?

       Secondo nuovi dati – presentati a Chicago durante le American Heart Association (AHA) Joint Hypertension 2018 Scientific Sessions - molte donne con ipertensione cronica smettono di assumere i loro farmaci antipertensivi quando entrano in gravidanza. Ciò che non è chiaro è il perché di questo comportamento e, soprattutto, se sia appropriato.

       I dubbi sul punto sono sollevati da un gruppo di ricercatori coordinati da Lu Chen, del Kaiser Permanente Washington Health Research Institute di Seattle, specie considerando che «l'ipertensione è un noto fattore di rischio di morbilità e mortalità materna e fetale», come ha ricordato la stessa Chen nella sua presentazione.

       In particolare, ha continuato, «nel nostro studio abbiamo osservato che molte donne che stavano ricevendo farmaci per l'ipertensione cronica prima della gravidanza non avevano mai assunto farmaci antipertensivi durante la gravidanza, ma abbiamo visto che questo accadeva anche nelle donne con evidenza di pressione arteriosa scarsamente controllata prima di questa gravidanza».

       «Soltanto negli Stati Uniti circa 1,3 milioni di donne in età riproduttiva assumono farmaci antipertensivi. Tuttavia, alcuni di questi farmaci sono considerati non sicuri durante la gravidanza» fa inoltre notare.

       Fenomeno più evidente nelle utilizzatrici di ACE-inibitori/ARB e diuretici tiazidici
In questa analisi, il team guidato da Chen ha valutato l'onere determinato dal cambiamento (switching) e dall’interruzione dei farmaci durante la gravidanza tra le donne che ricevevano un trattamento per ipertensione cronica.

       In tre regioni del Kaiser Permanente (organizzazione sanitaria non a scopo di lucro), i ricercatori hanno identificato una coorte di 5.782 donne ipertese che avevano ricevuto farmaci antipertensivi nei 120 giorni prima della gravidanza e avevano dato alla luce un singolo neonato tra il 2005 e il 2014. In dettaglio, gli autori hanno seguito l'uso di farmaci antipertensivi, da parte delle donne, da 120 giorni prima del concepimento fino al parto. Queste le principali evidenze emerse.

  • Prima della gravidanza, le classi di farmaci antipertensivi più comunemente utilizzate erano diuretici tiazidici (41%), beta-bloccanti (27%) e, nel 24% dei casi, inibitori dell'enzima di conversione dell'angiotensina (ACE-inibitori) o bloccanti del recettore dell'angiotensina (ARB).
  • I farmaci prevalenti utilizzati durante la gravidanza erano il beta-bloccante labetalolo (37%) e la metildopa, agonista del recettore alfa-2 adrenergico (28%). Durante la gravidanza, 1.037 donne (18%) non assumevano alcun farmaco antipertensivo.
  • Le donne che assumevano un ACE-inibitore/ARB o un diuretico tiazidico prima della gravidanza erano quelle che con maggiori probabilità di non assumere farmaci durante la gravidanza (rispettivamente, 23% e 20%).
  • Delle 881 donne (15%) che presentavano almeno una misurazione di pressione arteriosa gravemente elevata (sistolica =/> 160 mmHg o diastolica =/> 110 mmHg) prima della gravidanza, 132 (15%) non avevano assunto farmaci durante la gravidanza.

Probabili timori per la sicurezza del nascituro
       Chen e colleghi affermano che sono necessari ulteriori studi per comprendere l'impatto dell’interruzione del trattamento antipertensivo sugli esiti della gravidanza e sulla salute a lungo termine delle donne. «Nel nostro studio non sono state chieste alle donne le loro motivazioni che le hanno indotte a interrompere o modificare il farmaco» ha aggiunto l’autrice principale.

       «Tuttavia» ha aggiunto «ipotizziamo che le donne potrebbero essere preoccupate che questi farmaci possano non essere sicuri per il bambino, dato che molti principi attivi non sono stati studiati approfonditamente nelle donne in gravidanza, portandole alla sospensione dell’antipertensivo».

       Inoltre, non è stato possibile sapere dai dati se l'interruzione o la sostituzione della terapia antipertensiva fosse appropriata o meno. «Non sappiamo se le donne che hanno interrotto il trattamento hanno avuto esiti peggiori rispetto alle donne che hanno continuato a ricevere il farmaco», ha aggiunto Chen. Peraltro, «al momento stiamo pianificando analisi per verificare se l'interruzione o la sostituzione dei farmaci possa essere associata a rischi di esiti negativi della gravidanza».

Cosa pensano le future madri, cosa dovrebbero fare i medici
       In effetti, è stato rilevato, c’è tuttora molta incomprensione su ciò che è sicuro in gravidanza e cosa no, anche se è accertato che ci sono solo pochissimi farmaci che non si possono assolutamente usare.

       Del resto, nella pratica clinica è molto comune che le pazienti in gravidanza, quando si presentano per la prima visita prenatale - sia che si tratti di farmaci psichiatrici o farmaci per varie patologie croniche- spesso interrompano il trattamento di propria iniziativa o che il medico consigli loro di sospendere i farmaci fino alla prima visita in ostetricia.

       Inoltre, ha osservato Chen, «durante il secondo trimestre di gravidanza c'è una fisiologica caduta dei valori pressori nella donna e questo è un motivo più per mantenere il trattamento perché se è vero che si vuole evitare che la pressione arteriosa sia troppo bassa, è ben noto che non si deve correre il rischio di valori pressori troppo alti in gravidanza».

       Difatti, valori molto elevati di pressione arteriosa possono causare diminuzione della crescita del feto, anomalie placentari e morte intrauterina. Gli esperti non consiglierebbero mai alle pazienti di interrompere bruscamente i loro farmaci, ma piuttosto farebbero in modo che il paziente sia inviato tempestivamente al medico appropriato.

Fonte https://www.pharmastar.it/news/cardio/ma-perch-le-donne-con-ipertensione-cronica-sospendono-gli-antipertensivi-durante-la-gravidanza--27824

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