domenica 19 agosto 2018

RU-486: tutto quello che c’è da sapere sull’aborto 'dolce'

        Dopo anni di lotte, alla fine del 2009 e grazie al nulla osta dall'Agenzia Italiana del Farmaco, anche in Italia è arrivata la possibilità di porre fine a una gravidanza indesiderata con l’aiuto della RU-486.
Pillole di una popolazione
        La famosa pillola abortiva è una preparazione farmacologica a base di mifepristone, uno steroide sintetico in grado di indurre l’aborto chimico entro i primi 49 giorni di gravidanza.

RU-486 dove trovarla e come funziona
        L’aborto farmacologico in Italia ad oggi può essere effettuato solo in ospedale, previo ricovero ed entro l’inizio della settima settimana di gestazione.

        Tale tipologia di interruzione di gravidanza prevede l’assunzione di due farmaci: appena ricoverata alla paziente viene somministrata per via orale il mifepristone. Questa compressa è atta a bloccare gli effetti del progesterone, l'ormone femminile che sviluppa la gravidanza, e  fa sì che l'embrione possa distaccarsi dall’utero.

        Il secondo farmaco che bisogna prendere perché l’aborto “dolce” vada a buon fine è una prostaglandina, la cui funzione è quella di stimolare le contrazioni dell’utero e quindi di aiutare l'espulsione di tutti tessuti che si stavano sviluppando.

        Entro 48 ore dall’assunzione del mifepristone alcune perdite ematiche, che potrebbero durare per più settimane, confermeranno che la gravidanza è stata interrotta.

        A qualche giorno dalla somministrazione del secondo farmaco sarà comunque obbligatorio fare un'ecografia e, nel raro caso in cui l'utero non fosse completamente pulito, sarà necessario sottoporsi a un raschiamento chirurgico.

        La percentuale di successo dell’aborto farmacologico, il cui costo è coperto dal Servizio Sanitario Nazionale, è del 95%.

RU-486 e la legge 194
        L’aborto farmacologico deve essere effettuato nel rispetto della Legge 194 che disciplina l’interruzione volontaria di gravidanza. È per questo che il “problema” dei troppi ginecologi obiettori di coscienza tocca anche la RU-486, in quanto i medici possono avvalersi del diritto di non somministrala.
Compresse le l'aborto farmacologico
        Tale Legge, ultimamente parecchio discussa, non dà comunque il permesso al personale sanitario - anche se obiettore - di evitare di prestare aiuto alle pazienti che hanno assunto il mifepristone e che si trovano sotto osservazione in ospedale.

        Su questo punto, infatti, è stata molto chiara la Corte di Cassazione la quale, in una sentenza del 2013, ha condannato una guardia medica che si è rifiutata di assistere una donna già sottoposta ad un intervento di interruzione della gravidanza mediante somministrazione farmacologica.

RU-486 lo “strano caso” della Regione Lazio
        Sempre in virtù della Legge 194, che sancisce anche il dovere delle regioni di garantire sulla sua piena attuazione, il Presidente della Regione Lazio Andrea Zingaretti ha deciso - per un tempo di 18 mesi di prova - di mettere a disposizione delle donne la RU-486 nei consultori a partire da maggio del 2017.

        Tale presa di posizione ovviamente è stata ostracizzata da più parti, soprattutto dopo la decisione dello stesso Zingaretti di indire un concorso riservato a soli medici ginecologi non obiettori per due posti nell’Ospedale San Camillo di Roma.

Fonte https://www.foxlife.it/2017/05/26/ru-486-tutto-quello-che-c-e-da-sapere-sull-aborto-dolce/

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