L'endometriosi è una malattia poco conosciuta ma più frequente di quel che si creda: colpisce infatti il 10-20% delle donne in età riproduttiva e può provocare disturbi invalidanti e infertilità. Non è sempre facile da riconoscere, perché i sintomi possono essere poco specifici e quindi comuni ad altre patologie. Oggi, però, sono molti gli strumenti a disposizione per affrontarla e curarla.
1 Che cos’è l'endometriosi? La parola deriva da endometrio, il tessuto che riveste la cavità dell'utero e che ogni mese va incontro a precise modificazioni seguendo il ciclo mestruale: cresce poco a poco e poi si sfalda, sanguinando con la mestruazione.
Si parla di endometriosi quando questo tessuto si sviluppa anche in sedi anomale, al di fuori della cavità uterina. Più di frequente l'endometriosi interessa le ovaie, i legamenti uterini, il tessuto che riveste l’interno dell’addome e del bacino, ma può riguardare anche la zona tra vagina e retto, l'intestino, la vescica e l'uretere. "Una forma particolare di endometriosi è l'adenomiosi, che si ha quando il tessuto endometriale si infiltra nella parete muscolare dell'utero" spiega Elena Zannoni, responsabile del servizio di chirurgia ginecologica dell'Istituto clinico Humanitas di Rozzano (MI).
Più raramente, possono essere interessate anche sedi più lontane.
2 Che cosa comporta la presenza di endometrio al di fuori dell'utero?
"L'endometrio presente in sedi anomale si comporta come quello che riveste la cavità uterina" afferma Massimo Bardi, responsabile del Centro per la diagnosi e cura dell'endometriosi al Policlinico San Pietro di Ponte San Pietro (BG). "Questo significa che ogni mese, sotto l'influsso degli ormoni del ciclo mestruale, si sfalda, provocando piccoli sanguinamenti".
A differenza di quanto accade con il sangue delle mestruazioni, però, queste microperdite non possono uscire e tendono ad accumularsi, infiammando le aree circostanti e determinando in alcuni casi la formazione di noduli e cisti.
Inoltre, l'endometriosi può portare alla formazione di aderenze tra i vari organi contenuti nel bacino.
3 Da che cosa dipende l'endometriosi?
Si ritiene che la causa principale sia la cosiddetta mestruazione retrograda. "In pratica, durante la mestruazione un po' di sangue mestruale può rifluire nella cavità addominale, portandosi dietro delle cellule endometriali" spiega Fabio Parazzini, professore associato di ginecologia all'Università di Milano, già coordinatore di un gruppo di studio nazionale sull'endometriosi. "In presenza di particolari condizioni favorevoli, queste cellule possono impiantarsi in sedi anomale, dando il via a piccoli focolai di endometriosi".
Non è ancora del tutto chiaro quali siano queste condizioni favorevoli: probabilmente sono coinvolti vari fattori immunitari, infiammatori e vascolari.
4 Quanto è frequente l'endometriosi?
Non ci sono dati definitivi sulla patologia nella popolazione italiana, ma si stima che colpisca il 10-20% delle donne in età riproduttiva e che sia quindi una malattia piuttosto comune. "Anzi, è una malattia emergente che sta diventando più frequente di un tempo, perché le donne arrivano alla prima gravidanza sempre più tardi e questo rappresenta un fattore di rischio" aggiunge Zannoni.
Molte tra le donne colpite, comunque, non sanno neppure di averla: magari la condizione viene scoperta per caso, nel corso di accertamenti fatti per altre ragioni.
5 Ci sono particolari fattori di rischio?
Costituiscono fattori di rischio significativi per l'endometriosi:
l'assenza di gravidanze. "Questo succede perché, arrestando le mestruazioni, la gravidanza spegne i fattori che stimolano l'insorgenza o la progressione della malattia" spiega Parazzini. "Più tardi arriva una gravidanza, più tempo e più occasioni si danno alla malattia di instaurarsi";
cicli mestruali molto corti e mestruazioni molto abbondanti.
Alcuni studi hanno evidenziato altri fattori di rischio più deboli, legati allo stile di vita e all'ambiente. "Si tratta in particolare del consumo di alcol, di una dieta molto ricca di grassi e povera di frutta e verdura, dell'esposizione a sostanze tossiche come la diossina" precisa Parazzini. "Ma attenzione: sono associazioni deboli, che vanno indagate meglio. E che rendono conto solo di una piccola parte del rischio, in un numero limitati di casi".
6 Come si riconosce l’endometriosi? Quali sono i sintomi?
Quando presenti, i sintomi più caratteristici sono di due tipi: dolore e infertilità.
Circa il 70-80% delle donne con endometriosi presenta caratteristici dolori cronici. Si tratta in particolare di dolori mestruali - che in genere accompagnano flussi irregolari e abbondanti, soprattutto in caso di adenomiosi - dolore durante i rapporti sessuali, dolore pelvico generale, specialmente nei giorni appena prima o appena dopo la mestruazione.
A questi se ne possono associare altri, variabili a seconda degli organi coinvolti, come dolori al retto durante la defecazione o alla vescica durante la minzione, diarrea e/o stitichezza. Spesso anche questi sintomi si manifestano in concomitanza con i giorni della mestruazione.
"Purtroppo, a volte questi dolori sono così intensi da risultare debilitanti e alterare la qualità della vita" sottolinea Bardi. Questo si traduce in un impatto concreto sulla vita quotidiana, come racconta Jacqueline Veit, fondatrice e presidente dell'Associazione italiana endometriosi: "I dolori cronici dell'endometriosi possono compromettere la costanza nello studio o nel lavoro, impedire il normale svolgimento delle attività domestiche, ostacolare la vita sociale".
Altro sintomo possibile è l'infertilità: si stima che il 30-40% delle donne infertili soffra di endometriosi.
7 Che rapporto c'è tra endometriosi e infertilità?
In alcuni casi c'è un rapporto diretto, perché la malattia può determinare la formazione di aderenze, ostruzioni e alterazioni anatomiche che impediscono fisicamente l’incontro tra ovulo e spermatozoi o l'impianto dell'embrione.
"In altri casi l'associazione tra endometriosi e infertilità non è così chiara" precisa Zannoni. "Può darsi che siano coinvolti fattori immunitari o vascolari, che in qualche modo ostacolano la funzionalità ovarica o l'instaurarsi di una gravidanza".
8 Se la gravidanza parte, l'endometriosi può causare complicazioni?
Quello degli effetti dell'endometriosi sulla gravidanza è un campo di ricerca emergente. Alcuni studi recenti sembrano suggerire un'associazione tra questa condizione e un aumento del rischio di aborto o di complicazioni come parto pretermine, ma in realtà è ancora da chiarire se questi effetti dipendano dall'endometriosi di per sé o dal fatto che si tratti di gravidanze che arrivano in età più avanzata o grazie a fecondazione assistita.
"Probabilmente alcune localizzazioni dell'endometriosi, come quelle nella parete dell'utero, comportano qualche complicazione in più, ma in generale il messaggio deve essere rassicurante: se la gravidanza parte, riesce anche ad arrivare bene a termine" commenta Zannoni. "Ovviamente però, è importante che le donne che si trovano in questa condizione vengano seguite un po' più attentamente, con qualche visita e controllo in più".
9 Come si può diagnosticare l’endometriosi?
"La diagnosi si fa innanzitutto su base clinica, cioè partendo dai sintomi che la donna riferisce" afferma Bardi. Il medico chiederà in particolare come sono i cicli mestruali, se i rapporti sessuali sono dolorosi, se si stanno cercando figli e non arrivano.
Il secondo step è la visita ginecologica, che può dare indicazioni su un'eventuale endometriosi con localizzazioni a livello vaginale, retto-vaginale o del collo dell'utero.
L'ecografia transvaginale permette invece di individuare con chiarezza eventuali cisti a carico delle ovaie. A volte, questi strumenti non bastano per una diagnosi definitiva: in questi casi la certezza può essere ottenuta con la laparoscopia, una tecnica chirurgica mini-invasiva che consente di esaminare l'interno dell'addome.
"Purtroppo, il percorso non è sempre lineare e possono volerci anche anni prima di arrivare a una diagnosi definitiva" sottolinea Veit. "Questo dipende in parte dal fatto che le donne tendono a trascurare i propri sintomi dolorosi, considerandoli come normali, in parte dal fatto che anche alcuni medici sottovalutano i sintomi e la malattia".
10 In caso di endometriosi bisogna sempre intervenire o si può anche non fare nulla?
"Si può anche non fare nulla, ma dipende dalle situazioni" risponde Zannoni. "Se non ci sono sintomi, la donna non sta cercando figli e i controlli dicono che la situazione è stabile si può tranquillamente non fare nulla".
"Se però le condizioni cambiano, le visite dicono che la malattia sta progredendo, il dolore diventa importante oppure la donna desidera una gravidanza, o addirittura ha cominciato a cercarne una e vede che non arriva, è meglio intervenire".
11 Come si interviene?
In genere per prima cosa si interviene con una terapia farmacologica, per esempio a base di pillola anticoncezionale che, riducendo in modo significativo il sanguinamento mestruale, rallenta molto anche l'endometriosi. "Più di recente sono stati introdotti farmaci specifici per questa malattia a base di progestinici, che inibiscono le modificazioni endometriali senza alterare la normale funzionalità ormonale ovarica" aggiunge Bardi.
Questi farmaci sono a carico della paziente. "Non sono previste esenzioni per questa malattia" spiega Veit, che sottolinea come l'Associazione italiana endometriosi sia attualmente impegnata in campagne e attività per il riconoscimento dell'endometriosi come malattia cronica.
Se le terapie non sono sufficienti o se i sintomi sono in partenza molto severi o vengono subito individuati cisti e noduli importanti, si preferisce una strategia chirurgica. L'intervento avviene in laparoscopia e permette di rimuovere i tessuti anomali. "Ma attenzione, soprattutto nel caso di localizzazioni ovariche, oggi si tende a intervenire con molta cautela" sottolinea Zannoni. "Questo perché c'è sempre il rischio che, intervenendo sulle ovaie, si danneggi anche qualche follicolo, riducendo così la riserva ovarica".
Non è tutto. Aggiunge Bardi: "Trattandosi di una malattia che può alterare la percezione dell’immagine corporea e dell’identità femminile, è importante anche un supporto psicologico per le donne colpite da endometriosi". Supporto che può essere anche realizzato tra "pari", cioè tra gruppi di pazienti, nei cosiddetti gruppi di auto-mutuo-aiuto.
E ancora, al di là delle strategie più radicali, possono essere utili anche altre strategie "alternative" di controllo del dolore. Alcuni studi suggeriscono l'efficacia, in questo senso, di percorsi di mindfuless o di terapia cognitivo-comportamentale.
12 Ci sono diete efficaci per rallentare la malattia e ridurre i sintomi?
"Anche a questo proposito non ci sono conclusioni definitive" risponde Parazzini. Alcuni studi sembrano suggerire che una dieta ricca di frutta, verdura, legumi e povera di grassi di origine animale e zuccheri possa dare una mano. "Non abbiamo dati che dicano che funziona davvero, ma a livello individuale può valere la pena fare un tentativo".
Fonte https://www.nostrofiglio.it/concepimento/infertilita/10-domande-sull-endometriosi
1 Che cos’è l'endometriosi? La parola deriva da endometrio, il tessuto che riveste la cavità dell'utero e che ogni mese va incontro a precise modificazioni seguendo il ciclo mestruale: cresce poco a poco e poi si sfalda, sanguinando con la mestruazione.
Si parla di endometriosi quando questo tessuto si sviluppa anche in sedi anomale, al di fuori della cavità uterina. Più di frequente l'endometriosi interessa le ovaie, i legamenti uterini, il tessuto che riveste l’interno dell’addome e del bacino, ma può riguardare anche la zona tra vagina e retto, l'intestino, la vescica e l'uretere. "Una forma particolare di endometriosi è l'adenomiosi, che si ha quando il tessuto endometriale si infiltra nella parete muscolare dell'utero" spiega Elena Zannoni, responsabile del servizio di chirurgia ginecologica dell'Istituto clinico Humanitas di Rozzano (MI).
Più raramente, possono essere interessate anche sedi più lontane.
2 Che cosa comporta la presenza di endometrio al di fuori dell'utero?
"L'endometrio presente in sedi anomale si comporta come quello che riveste la cavità uterina" afferma Massimo Bardi, responsabile del Centro per la diagnosi e cura dell'endometriosi al Policlinico San Pietro di Ponte San Pietro (BG). "Questo significa che ogni mese, sotto l'influsso degli ormoni del ciclo mestruale, si sfalda, provocando piccoli sanguinamenti".
A differenza di quanto accade con il sangue delle mestruazioni, però, queste microperdite non possono uscire e tendono ad accumularsi, infiammando le aree circostanti e determinando in alcuni casi la formazione di noduli e cisti.
Inoltre, l'endometriosi può portare alla formazione di aderenze tra i vari organi contenuti nel bacino.
3 Da che cosa dipende l'endometriosi?
Si ritiene che la causa principale sia la cosiddetta mestruazione retrograda. "In pratica, durante la mestruazione un po' di sangue mestruale può rifluire nella cavità addominale, portandosi dietro delle cellule endometriali" spiega Fabio Parazzini, professore associato di ginecologia all'Università di Milano, già coordinatore di un gruppo di studio nazionale sull'endometriosi. "In presenza di particolari condizioni favorevoli, queste cellule possono impiantarsi in sedi anomale, dando il via a piccoli focolai di endometriosi".
Non è ancora del tutto chiaro quali siano queste condizioni favorevoli: probabilmente sono coinvolti vari fattori immunitari, infiammatori e vascolari.
4 Quanto è frequente l'endometriosi?
Non ci sono dati definitivi sulla patologia nella popolazione italiana, ma si stima che colpisca il 10-20% delle donne in età riproduttiva e che sia quindi una malattia piuttosto comune. "Anzi, è una malattia emergente che sta diventando più frequente di un tempo, perché le donne arrivano alla prima gravidanza sempre più tardi e questo rappresenta un fattore di rischio" aggiunge Zannoni.
Molte tra le donne colpite, comunque, non sanno neppure di averla: magari la condizione viene scoperta per caso, nel corso di accertamenti fatti per altre ragioni.
5 Ci sono particolari fattori di rischio?
Costituiscono fattori di rischio significativi per l'endometriosi:
l'assenza di gravidanze. "Questo succede perché, arrestando le mestruazioni, la gravidanza spegne i fattori che stimolano l'insorgenza o la progressione della malattia" spiega Parazzini. "Più tardi arriva una gravidanza, più tempo e più occasioni si danno alla malattia di instaurarsi";
cicli mestruali molto corti e mestruazioni molto abbondanti.
Alcuni studi hanno evidenziato altri fattori di rischio più deboli, legati allo stile di vita e all'ambiente. "Si tratta in particolare del consumo di alcol, di una dieta molto ricca di grassi e povera di frutta e verdura, dell'esposizione a sostanze tossiche come la diossina" precisa Parazzini. "Ma attenzione: sono associazioni deboli, che vanno indagate meglio. E che rendono conto solo di una piccola parte del rischio, in un numero limitati di casi".
6 Come si riconosce l’endometriosi? Quali sono i sintomi?
Quando presenti, i sintomi più caratteristici sono di due tipi: dolore e infertilità.
Circa il 70-80% delle donne con endometriosi presenta caratteristici dolori cronici. Si tratta in particolare di dolori mestruali - che in genere accompagnano flussi irregolari e abbondanti, soprattutto in caso di adenomiosi - dolore durante i rapporti sessuali, dolore pelvico generale, specialmente nei giorni appena prima o appena dopo la mestruazione.
A questi se ne possono associare altri, variabili a seconda degli organi coinvolti, come dolori al retto durante la defecazione o alla vescica durante la minzione, diarrea e/o stitichezza. Spesso anche questi sintomi si manifestano in concomitanza con i giorni della mestruazione.
"Purtroppo, a volte questi dolori sono così intensi da risultare debilitanti e alterare la qualità della vita" sottolinea Bardi. Questo si traduce in un impatto concreto sulla vita quotidiana, come racconta Jacqueline Veit, fondatrice e presidente dell'Associazione italiana endometriosi: "I dolori cronici dell'endometriosi possono compromettere la costanza nello studio o nel lavoro, impedire il normale svolgimento delle attività domestiche, ostacolare la vita sociale".
Altro sintomo possibile è l'infertilità: si stima che il 30-40% delle donne infertili soffra di endometriosi.
7 Che rapporto c'è tra endometriosi e infertilità?
In alcuni casi c'è un rapporto diretto, perché la malattia può determinare la formazione di aderenze, ostruzioni e alterazioni anatomiche che impediscono fisicamente l’incontro tra ovulo e spermatozoi o l'impianto dell'embrione.
"In altri casi l'associazione tra endometriosi e infertilità non è così chiara" precisa Zannoni. "Può darsi che siano coinvolti fattori immunitari o vascolari, che in qualche modo ostacolano la funzionalità ovarica o l'instaurarsi di una gravidanza".
8 Se la gravidanza parte, l'endometriosi può causare complicazioni?
Quello degli effetti dell'endometriosi sulla gravidanza è un campo di ricerca emergente. Alcuni studi recenti sembrano suggerire un'associazione tra questa condizione e un aumento del rischio di aborto o di complicazioni come parto pretermine, ma in realtà è ancora da chiarire se questi effetti dipendano dall'endometriosi di per sé o dal fatto che si tratti di gravidanze che arrivano in età più avanzata o grazie a fecondazione assistita.
"Probabilmente alcune localizzazioni dell'endometriosi, come quelle nella parete dell'utero, comportano qualche complicazione in più, ma in generale il messaggio deve essere rassicurante: se la gravidanza parte, riesce anche ad arrivare bene a termine" commenta Zannoni. "Ovviamente però, è importante che le donne che si trovano in questa condizione vengano seguite un po' più attentamente, con qualche visita e controllo in più".
9 Come si può diagnosticare l’endometriosi?
"La diagnosi si fa innanzitutto su base clinica, cioè partendo dai sintomi che la donna riferisce" afferma Bardi. Il medico chiederà in particolare come sono i cicli mestruali, se i rapporti sessuali sono dolorosi, se si stanno cercando figli e non arrivano.
Il secondo step è la visita ginecologica, che può dare indicazioni su un'eventuale endometriosi con localizzazioni a livello vaginale, retto-vaginale o del collo dell'utero.
L'ecografia transvaginale permette invece di individuare con chiarezza eventuali cisti a carico delle ovaie. A volte, questi strumenti non bastano per una diagnosi definitiva: in questi casi la certezza può essere ottenuta con la laparoscopia, una tecnica chirurgica mini-invasiva che consente di esaminare l'interno dell'addome.
"Purtroppo, il percorso non è sempre lineare e possono volerci anche anni prima di arrivare a una diagnosi definitiva" sottolinea Veit. "Questo dipende in parte dal fatto che le donne tendono a trascurare i propri sintomi dolorosi, considerandoli come normali, in parte dal fatto che anche alcuni medici sottovalutano i sintomi e la malattia".
10 In caso di endometriosi bisogna sempre intervenire o si può anche non fare nulla?
"Si può anche non fare nulla, ma dipende dalle situazioni" risponde Zannoni. "Se non ci sono sintomi, la donna non sta cercando figli e i controlli dicono che la situazione è stabile si può tranquillamente non fare nulla".
"Se però le condizioni cambiano, le visite dicono che la malattia sta progredendo, il dolore diventa importante oppure la donna desidera una gravidanza, o addirittura ha cominciato a cercarne una e vede che non arriva, è meglio intervenire".
11 Come si interviene?
In genere per prima cosa si interviene con una terapia farmacologica, per esempio a base di pillola anticoncezionale che, riducendo in modo significativo il sanguinamento mestruale, rallenta molto anche l'endometriosi. "Più di recente sono stati introdotti farmaci specifici per questa malattia a base di progestinici, che inibiscono le modificazioni endometriali senza alterare la normale funzionalità ormonale ovarica" aggiunge Bardi.
Questi farmaci sono a carico della paziente. "Non sono previste esenzioni per questa malattia" spiega Veit, che sottolinea come l'Associazione italiana endometriosi sia attualmente impegnata in campagne e attività per il riconoscimento dell'endometriosi come malattia cronica.
Se le terapie non sono sufficienti o se i sintomi sono in partenza molto severi o vengono subito individuati cisti e noduli importanti, si preferisce una strategia chirurgica. L'intervento avviene in laparoscopia e permette di rimuovere i tessuti anomali. "Ma attenzione, soprattutto nel caso di localizzazioni ovariche, oggi si tende a intervenire con molta cautela" sottolinea Zannoni. "Questo perché c'è sempre il rischio che, intervenendo sulle ovaie, si danneggi anche qualche follicolo, riducendo così la riserva ovarica".
Non è tutto. Aggiunge Bardi: "Trattandosi di una malattia che può alterare la percezione dell’immagine corporea e dell’identità femminile, è importante anche un supporto psicologico per le donne colpite da endometriosi". Supporto che può essere anche realizzato tra "pari", cioè tra gruppi di pazienti, nei cosiddetti gruppi di auto-mutuo-aiuto.
E ancora, al di là delle strategie più radicali, possono essere utili anche altre strategie "alternative" di controllo del dolore. Alcuni studi suggeriscono l'efficacia, in questo senso, di percorsi di mindfuless o di terapia cognitivo-comportamentale.
12 Ci sono diete efficaci per rallentare la malattia e ridurre i sintomi?
"Anche a questo proposito non ci sono conclusioni definitive" risponde Parazzini. Alcuni studi sembrano suggerire che una dieta ricca di frutta, verdura, legumi e povera di grassi di origine animale e zuccheri possa dare una mano. "Non abbiamo dati che dicano che funziona davvero, ma a livello individuale può valere la pena fare un tentativo".
Fonte https://www.nostrofiglio.it/concepimento/infertilita/10-domande-sull-endometriosi
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