sabato 2 settembre 2017

Infertilità maschile occidentale in caduta libera!

Sì, lo ammetto. Ho acquistato Donna Moderna. E anche Chi, ma solo perché era abbinato!
Oltre ad altri contributi, alcuni particolarmente curiosi, ce n’è uno che per la verità si accoda ad articoli comparsi su diverse testate e che riguarda un fenomeno davvero rilevante. La ormai conclamata, preoccupante diffusione dell’infertilità maschile.
Il pezzo riporta dati certi, attinti da studi autorevoli: l’Università Ebraica di Gerusalemme ha rilevato infatti un calo vertiginoso di concentrazione di spermatozoi nel liquido seminale dei maschi occidentali in soli 40 anni. Si è passati da 99 milioni per millilitro negli anni ’70 ai 47 di oggi. Ovvero meno 52,4%.  I Paesi interessati sono Europa occidentale, America del Nord, Australia, Nuova Zelanda.
Le cause ipotizzate e verificate?
Inquinamento, fumo, obesità, stress, malattie sessualmente trasmesse. Ad essere sotto accusa è quindi l’intero stile di vita occidentale.
E fino a qui, i fatti, ostinati, nella loro evidenza.
Non possiamo invece seguire la redattrice del pezzo nel solito, davvero trito, sermoncino contro il retaggio cattolico che avrebbe oppresso i poveri maschi appesantendo di sensi di colpa la loro sessualità. E la soluzione, quindi, non è, non può essere nella sua ulteriore (ma davvero c’è ancora qualcosa da sdoganare?) liberazione!
Non si comprende davvero come da questi dati così prepotenti si possa di nuovo fare sponda per andare a parare contro gli stereotipi di genere brutti e cattivi da abbattere. Siccome l’uomo è intrappolato nel cliché della forza, dell’efficacia e quindi nella potenza sessuale procreativa allora non riesce nemmeno ad affrontare una visita dall’andrologo e questo impedisce di risolvere molti disturbi curabili fino a che si cronicizzerebbero. E la risposta sarebbe allora far sì che gli uomini “si aprano alla loro fragilità”?
O diffondere ulteriormente l’accesso al vaccino da papilloma virus(diffusione del quale è largamente imputabile al numero di partner incontrati, ovvero alla promiscuità eccessiva)?
Interessante l’ammissione del presidente della società italiana di Andrologia, Alberto Ferlin, che riconosce la scarsità di investimenti sul fronte maschile perché è su quello femminile della contraccezione e della fecondazione assistita che l’industria farmaceutica ha finora ritenuto più fruttuoso investire.
E tornando allo stile di vita l’invito è a correggere i vizi di fumo, alcool e alimentazione disordinata ma venduti nello stesso pacchetto dei preservativi! Si può correggere tutto, alimentazione e suoi accessori ma guai a toccare il resto. Non ha questo divieto tacito tutte le caratteristiche del tabù? Perché non intervenire proprio sui più diffusi comportamenti sessuali nella popolazione occidentale?
Non è forse che la vituperata morale cattolica ha invece ancora qualcosa da dire? Sessualità adulta, ma non tardiva, in un rapporto amoroso stabile, fedele e responsabile? Conoscenza della fertilità e dei ritmi del corpo femminile e vero potere della coppia che desidera o magari deve rimandare un concepimento?
E l’avventura, la novità sorprendente, la libertà, non potrebbero invece annodarsi proprio dentro questo recinto accusato per decenni di escluderci dal divertimento?
Un altro studio importante, questa volta olandese, realizzato dalla Erasmus University Medical Centre di Rotterdam insieme ai colleghi dell’Università di Wageningen, e riportato da Repubblica a luglio scorso, arriva ad un’altra entusiasmante…ovvietà. Per stare bene in generale e in particolare aumentare la propria capacità procreativa occorre mangiare in modo sano. I connotati dell’alimentazione sana sono sfacciatamente simili ai tratti della cara, vecchia “dieta mediterranea”: ricca di cereali integrali, legumi, frutta, olio d’oliva, povera di zuccheri e carboidrati raffinati.
Come temo tante mie omologhe ho passato anche io la fase adolesenziale del “mettersi a dieta”, efficace e necessario, in molti casi; ma personalmente, fino a che non ho proprio cambiato abito mentale, non ho cambiato nemmeno quelli del mio armadio.
Allora anziché curare, intervenire con terapie, centri specifici dedicati alla “salute riproduttiva” (espressione orribile, spero ne conveniamo in tanti! E inesatta, soprattutto) non conviene che torniamo a guardarci per intero e a coltivare per tutta la nostra persona abitudini salubri?Intrecciando, come proprio la millenaria sapienza cristiana ci ha insegnato, cose piccole e dimensioni universali? Facendo diventare habitusqualcosa che serve nella vita quotidiana e che prepara all’eterno?
Lo so, è un articolo lacunoso, forse rischia addirittura di essere inteso come pretestuoso ma da semplice cittadina, da persona che non delega troppo agli esperti i giudizi sulle cose fondamentali della vita, ho come voi i titoli per dire che per star bene dobbiamo occuparcene meno o meglio dentro un orizzonte diverso. Se voglio una bella cucina devo progettarla dentro la casa. Se immaginiamo un bel tavolo dobbiamo pensarlo dentro la cucina, e la sedia in relazione a tavolo e cucina…
Ok, cambio metafora!
Anzi no, chiedo aiuto al Manzoni. Non era lui che ne I promessi Sposidiceva che per stare davvero bene non dobbiamo occuparcene direttamente?
“Si dovrebbe pensare più a far bene che a stare bene: e così si finirebbe anche a star meglio”
Così è per l’uomo e tutti i suoi ordini di salute.
Fonte https://it.aleteia.org/2017/08/25/infertilita-maschile-occidentale-caduta-libera/2/

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