Molti pensano che l'aborto spontaneo sia un evento raro e hanno idee sbagliate sulle sue possibili cause. Questo, almeno, è quanto emerge da un'indagine condotta negli Stati Uniti dal gruppo di ricerca di Zev Williams, a capo del programma sull'aborto precoce e ricorrente dell'Albert Einstein College of Medicine di New York.
Secondo Williams e colleghi, queste false credenze possono avere un ruolo in alcune delle emozioni negative che accompagnano l'interruzione spontanea di gravidanza, come il senso di colpa e quello di isolamento. E c'è anche la conferma di un aspetto già evidenziato da altri studi, e cioè il fatto che, spesso, chi vive un aborto spontaneo sente di non ricevere un adeguato sostegno emotivo da parte della comunità medica.
La ricerca
I ricercatori hanno rivolto via web a circa 1000 volontari - uomini e donne maggiorenni - una serie di domande generali sul tema dell'aborto spontaneo, più alcune domande specifiche per persone con un aborto alle spalle, rispetto al loro vissuto. Ecco i risultati dell'indagine.
La falsa credenza dell'aborto poco frequente
Per il 55% del campione - più di una persona su due - l'aborto spontaneo sarebbe un evento piuttosto raro e interesserebbe meno del 5% delle gravidanze. In realtà non è affatto così: circa il 15-20% delle gravidanze (una su cinque) si interrompe da sola nelle prime settimane.
"Questa falsa credenza può amplificare il senso di isolamento che molte donne e in generale molte coppie provano dopo un aborto" sottolineano gli autori dello studio.
Del resto, di aborto non si parla mai: anzi, c'è la tendenza a tenere nascosta la gravidanza nel primo trimestre, proprio perché si teme che le cose possano andare male. “Ma se questo succede, tutta questa segretezza significa che la donna potrebbe non ricevere il sostegno di cui ha bisogno" ha commentato Williams in un'intervista rilasciata alla National Public Radio americana.
I falsi miti sulle cause dell'aborto
Altre false credenze riguardano le cause dell'interruzione spontanea di gravidanza. Molti tra gli intervistati ritengono che basti un evento stressante (o una lite) a provocarla, o che la perdita possa dipendere dal fatto di aver sollevato pesi o di aver utilizzato in passato contraccettivi orali o la spirale. E ancora: c'è chi pensa che singoli elementi dello stile di vita (come il consumo di alcol o il fumo di sigaretta) siano la causa principale dell'aborto spontaneo.
Tutte convinzioni - sostengono Williams e colleghi - che possono portare la donna che subisce un aborto a sentirsi responsabile dell'evento, amplificando il senso di colpa che potrebbe già provare di fronte a quella che sente come un fallimento del proprio corpo.
In realtà, le ragioni principali sono di tipo genetico o medico. Le anomalie cromosomiche sono responsabili del 50-70% delle interruzioni spontanee di gravidanza di tipo sporadico, mentre in quelle ricorrenti entrano in gioco vari altri fattori, come la presenza di malformazioni uterine, di trombofilie, di malattie endocrine o immunitarie.
Attenzione: questo non significa che lo stile di vita non abbia un ruolo. Di sicuro fattori come il fumo di sigaretta, l’uso di sostanze stupefacenti, il consumo da moderato a elevato di alcool, l’assunzione di alcuni farmaci aumentano la possibilità di un’interruzione spontanea di gravidanza. E sono attualmente in corso vari studi per chiarire il contributo dato all'evento dallo stress.
Per questo, gli esperti consigliano di condurre una vita sana già da prima del concepimento - dieta equilibrata, un po' di attività fisica, niente fumo e niente alcol - per dare più chance possibili a un'eventuale gravidanza.
Però quando si ragiona in termini di popolazione generale è giusto sottolineare che nella maggior parte dei casi le responsabilità vanno cercate altrove e e che le scelte dei singoli non giocano alcun ruolo.
Un vero e proprio lutto
L'indagine di Williams e colleghi ha anche evidenziato una serie di sentimenti ed emozioni comuni tra le persone che vivono un aborto. Ben il 47% degli intervistati ha riferito di aver provato senso di colpa, il 38% di sentire che avrebbe potuto fare di più per prevenire la perdita, il 41% di essersi sentito molto solo e il 28% di essersi vergognato. Per molti l'esperienza è stata devastante e paragonabile alla perdita di un bambino già nato.
Sono dati che confermano i risultati di studi precedenti, che sottolineano il grande carico emotivo dell'aborto spontaneo, con disturbi psicologici che possono durare per mesi, interferendo anche con nuove gravidanze. Sopratutto se non sono state individuate cause precise per la perdita: una condizione che, nel campione americano, si verifica in più della metà dei casi (57%).
L'importanza del sostegno
Dalle risposte al sondaggio, emergono chiaramente altri due aspetti importanti. Primo: che i sentimenti negativi possono essere attenuati in un contesto di condivisione e di sostegno. Per questo, gli autori invitano a parlare di più dell'aborto spontaneo, a rompere il tabù che lo circonda. Per una donna che lo vive, sapere che non è sola, che la stessa cosa è accaduta ad altre donne e che dunque altre donne possono capire come si sente e cosa sta passando, può essere d'aiuto. L'invito è aperto anche a personaggi famosi.
Secondo: che la comunità medica potrebbe fare di più per dare sostegno emotivo alle donne colpite. Solo il 45% degli intervistati che hanno vissuto un'interruzione spontanea di gravidanza riferisce di aver ricevuto un adeguato sostegno emotivo da parte degli operatori sanitari. Eppure, i primi passi per accettare ed elaborare questo tragico evento, per evitare che attecchiscano sentimenti di colpa e di vergogna, sono più facili se vengono indirizzati subito nel modo giusto dagli operatori.
Fonte https://www.nostrofiglio.it/concepimento/rimanere-incinta/aborto-spontaneo-false-credenze-fanno-male
Secondo Williams e colleghi, queste false credenze possono avere un ruolo in alcune delle emozioni negative che accompagnano l'interruzione spontanea di gravidanza, come il senso di colpa e quello di isolamento. E c'è anche la conferma di un aspetto già evidenziato da altri studi, e cioè il fatto che, spesso, chi vive un aborto spontaneo sente di non ricevere un adeguato sostegno emotivo da parte della comunità medica.
La ricerca
I ricercatori hanno rivolto via web a circa 1000 volontari - uomini e donne maggiorenni - una serie di domande generali sul tema dell'aborto spontaneo, più alcune domande specifiche per persone con un aborto alle spalle, rispetto al loro vissuto. Ecco i risultati dell'indagine.
La falsa credenza dell'aborto poco frequente
Per il 55% del campione - più di una persona su due - l'aborto spontaneo sarebbe un evento piuttosto raro e interesserebbe meno del 5% delle gravidanze. In realtà non è affatto così: circa il 15-20% delle gravidanze (una su cinque) si interrompe da sola nelle prime settimane.
"Questa falsa credenza può amplificare il senso di isolamento che molte donne e in generale molte coppie provano dopo un aborto" sottolineano gli autori dello studio.
Del resto, di aborto non si parla mai: anzi, c'è la tendenza a tenere nascosta la gravidanza nel primo trimestre, proprio perché si teme che le cose possano andare male. “Ma se questo succede, tutta questa segretezza significa che la donna potrebbe non ricevere il sostegno di cui ha bisogno" ha commentato Williams in un'intervista rilasciata alla National Public Radio americana.
I falsi miti sulle cause dell'aborto
Altre false credenze riguardano le cause dell'interruzione spontanea di gravidanza. Molti tra gli intervistati ritengono che basti un evento stressante (o una lite) a provocarla, o che la perdita possa dipendere dal fatto di aver sollevato pesi o di aver utilizzato in passato contraccettivi orali o la spirale. E ancora: c'è chi pensa che singoli elementi dello stile di vita (come il consumo di alcol o il fumo di sigaretta) siano la causa principale dell'aborto spontaneo.
Tutte convinzioni - sostengono Williams e colleghi - che possono portare la donna che subisce un aborto a sentirsi responsabile dell'evento, amplificando il senso di colpa che potrebbe già provare di fronte a quella che sente come un fallimento del proprio corpo.
In realtà, le ragioni principali sono di tipo genetico o medico. Le anomalie cromosomiche sono responsabili del 50-70% delle interruzioni spontanee di gravidanza di tipo sporadico, mentre in quelle ricorrenti entrano in gioco vari altri fattori, come la presenza di malformazioni uterine, di trombofilie, di malattie endocrine o immunitarie.
Attenzione: questo non significa che lo stile di vita non abbia un ruolo. Di sicuro fattori come il fumo di sigaretta, l’uso di sostanze stupefacenti, il consumo da moderato a elevato di alcool, l’assunzione di alcuni farmaci aumentano la possibilità di un’interruzione spontanea di gravidanza. E sono attualmente in corso vari studi per chiarire il contributo dato all'evento dallo stress.
Per questo, gli esperti consigliano di condurre una vita sana già da prima del concepimento - dieta equilibrata, un po' di attività fisica, niente fumo e niente alcol - per dare più chance possibili a un'eventuale gravidanza.
Però quando si ragiona in termini di popolazione generale è giusto sottolineare che nella maggior parte dei casi le responsabilità vanno cercate altrove e e che le scelte dei singoli non giocano alcun ruolo.
Un vero e proprio lutto
L'indagine di Williams e colleghi ha anche evidenziato una serie di sentimenti ed emozioni comuni tra le persone che vivono un aborto. Ben il 47% degli intervistati ha riferito di aver provato senso di colpa, il 38% di sentire che avrebbe potuto fare di più per prevenire la perdita, il 41% di essersi sentito molto solo e il 28% di essersi vergognato. Per molti l'esperienza è stata devastante e paragonabile alla perdita di un bambino già nato.
Sono dati che confermano i risultati di studi precedenti, che sottolineano il grande carico emotivo dell'aborto spontaneo, con disturbi psicologici che possono durare per mesi, interferendo anche con nuove gravidanze. Sopratutto se non sono state individuate cause precise per la perdita: una condizione che, nel campione americano, si verifica in più della metà dei casi (57%).
L'importanza del sostegno
Dalle risposte al sondaggio, emergono chiaramente altri due aspetti importanti. Primo: che i sentimenti negativi possono essere attenuati in un contesto di condivisione e di sostegno. Per questo, gli autori invitano a parlare di più dell'aborto spontaneo, a rompere il tabù che lo circonda. Per una donna che lo vive, sapere che non è sola, che la stessa cosa è accaduta ad altre donne e che dunque altre donne possono capire come si sente e cosa sta passando, può essere d'aiuto. L'invito è aperto anche a personaggi famosi.
Secondo: che la comunità medica potrebbe fare di più per dare sostegno emotivo alle donne colpite. Solo il 45% degli intervistati che hanno vissuto un'interruzione spontanea di gravidanza riferisce di aver ricevuto un adeguato sostegno emotivo da parte degli operatori sanitari. Eppure, i primi passi per accettare ed elaborare questo tragico evento, per evitare che attecchiscano sentimenti di colpa e di vergogna, sono più facili se vengono indirizzati subito nel modo giusto dagli operatori.
Fonte https://www.nostrofiglio.it/concepimento/rimanere-incinta/aborto-spontaneo-false-credenze-fanno-male
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