In Francia, come in Italia, la procreazione medicalmente assistita è garantita solo alle coppie eterosessuali, sposate, che abbiano problemi di infertilità. Tutto cambierà (probabilmente) nel 2018, quando l’annuncio fatto dal presidente francese Emmanuel Macron, in campagna elettorale, diventerà realtà e tutte le donne, etero, lesbiche e single, potranno avere accesso, tramite il sistema sanitario nazionale, alla fecondazione assistita.
Lo ha confermato in questi giorni il segretario di Stato all’Eguaglianza Marlène Schiappa, precisando che la promessa di Macron «verrà mantenuta» nei prossimi mesi.
Per la prima volta anche il Comitato nazionale per le questioni etiche (Ccne) si è pronunciato lo scorso giugno a favore della procreazione medicalmente assistita (Pma) anche per le lesbiche e i single, sottolineando che «questa tecnica non deve essere appannaggio esclusivo delle coppie eterosessuali con problemi di fertilita».
In Italia la procreazione assistita è disciplinata dalla legge 40/2004 ed è espressamente vietata per coppie dello stesso sesso. Cosa devono affrontare, oggi, le coppie di donne che vogliono avere dei figli in Italia o in Francia? Lo abbiamo chiesto a Giuseppina e Raphalle, entrambe italofrancesi, che vivono in Italia e si sono sposate in Francia. Legalmente sono mogli anche in Italia grazie a una sentenza della Cassazione, la prima. Per diventare madri dei loro due figli Lisa, 14 anni, e Andrea, 5, sono andate in Belgio (diciassette volte) poi in Spagna.
«Ci siamo rivolte a un ospedale pubblico in Belgio», racconta Giuseppina, «dove esisteva un reparto dedicato all’infertilità e dove già 17 anni fa, quando siamo arrivate noi, le coppie di donne erano accolte così come quelle single. Per noi era incredibile che esistesse un luogo in cui eravamo trattate come qualsiasi altra coppia sterile. Non sembravamo due marziane ma solo una due donne innamorate e in cerca di figli».
In Italia, nel 2015, i bambini nati usando percorsi di procreazione medicalmente assistita (Pma) sono stati 12.836 (dati Ministero della Salute), ovvero il 2,6 per cento del totale dei nati nel Paese. A tutti questi vanno aggiunti i figli (centinaia e centinaia ma al momento non esiste un censimento) di coppie omogenitoriali, che sono nati e vivono in Italia grazie a un percorso di fecondazione assistita all’estero. I paesi nei quali le lesbiche (single o in coppia) possono accedere alla Pma sono Belgio, Danimarca, Finlandia, Regno Unito, Grecia, Paesi Bassi, Spagna e Svezia.
«Quando si inizia il percorso di fecondazione assistita», continua Giuseppina, «dopo avere trovato tante risposte a domande personali, come per esempio se sia giusto o no avere figli in questo modo, in un paese tendenzialmente omofobo, una coppia di donne si trova spesso davanti a un nuovo problema che non aveva considerato: il fatto che più ti avvicini ai 40 anni e più il tuo corpo non risponde come avrebbe dovuto».
Fonte https://www.vanityfair.it/news/diritti/2017/09/13/procreazione-assistita-francia-etero-lesbiche
Lo ha confermato in questi giorni il segretario di Stato all’Eguaglianza Marlène Schiappa, precisando che la promessa di Macron «verrà mantenuta» nei prossimi mesi.
Per la prima volta anche il Comitato nazionale per le questioni etiche (Ccne) si è pronunciato lo scorso giugno a favore della procreazione medicalmente assistita (Pma) anche per le lesbiche e i single, sottolineando che «questa tecnica non deve essere appannaggio esclusivo delle coppie eterosessuali con problemi di fertilita».
In Italia la procreazione assistita è disciplinata dalla legge 40/2004 ed è espressamente vietata per coppie dello stesso sesso. Cosa devono affrontare, oggi, le coppie di donne che vogliono avere dei figli in Italia o in Francia? Lo abbiamo chiesto a Giuseppina e Raphalle, entrambe italofrancesi, che vivono in Italia e si sono sposate in Francia. Legalmente sono mogli anche in Italia grazie a una sentenza della Cassazione, la prima. Per diventare madri dei loro due figli Lisa, 14 anni, e Andrea, 5, sono andate in Belgio (diciassette volte) poi in Spagna.
«Ci siamo rivolte a un ospedale pubblico in Belgio», racconta Giuseppina, «dove esisteva un reparto dedicato all’infertilità e dove già 17 anni fa, quando siamo arrivate noi, le coppie di donne erano accolte così come quelle single. Per noi era incredibile che esistesse un luogo in cui eravamo trattate come qualsiasi altra coppia sterile. Non sembravamo due marziane ma solo una due donne innamorate e in cerca di figli».
In Italia, nel 2015, i bambini nati usando percorsi di procreazione medicalmente assistita (Pma) sono stati 12.836 (dati Ministero della Salute), ovvero il 2,6 per cento del totale dei nati nel Paese. A tutti questi vanno aggiunti i figli (centinaia e centinaia ma al momento non esiste un censimento) di coppie omogenitoriali, che sono nati e vivono in Italia grazie a un percorso di fecondazione assistita all’estero. I paesi nei quali le lesbiche (single o in coppia) possono accedere alla Pma sono Belgio, Danimarca, Finlandia, Regno Unito, Grecia, Paesi Bassi, Spagna e Svezia.
«Quando si inizia il percorso di fecondazione assistita», continua Giuseppina, «dopo avere trovato tante risposte a domande personali, come per esempio se sia giusto o no avere figli in questo modo, in un paese tendenzialmente omofobo, una coppia di donne si trova spesso davanti a un nuovo problema che non aveva considerato: il fatto che più ti avvicini ai 40 anni e più il tuo corpo non risponde come avrebbe dovuto».
Fonte https://www.vanityfair.it/news/diritti/2017/09/13/procreazione-assistita-francia-etero-lesbiche
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