Come funziona l’epidurale
L’epidurale non è altro che un’anestesia locale eseguita, da parte di uno specialista anestesista, nella parte bassa della schiena della gestante quando è iniziato il travaglio, cioè la fase che racchiude tutti i fenomeni che consentono la dilatazione del collo dell’utero e preparano al parto naturale. Ciò corrisponde a quando il collo dell’utero ha raggiunto una dilatazione di almeno 2-3 centimetri e la donna ha contrazioni regolari, più o meno 2-3 ogni 10 minuti. Si tratta di una metodica che permette di partorire senza dolore, in modo naturale: elimina il dolore lancinante delle contrazioni, ma non la sensibilità e nemmeno la capacità di movimento.
L’analgesia è eseguita da un medico specialista in anestesia che, dopo aver praticato una anestesia locale sottocute, inserisce un piccolo tubicino – il cateterino epidurale – in corrispondenza della zona lombare della schiena. Con il passare del tempo, durante le fasi successive del parto, da questo catetere fluiscono piccole quantità di analgesico che, agendo solo sulla zona del bacino, alleviano la sensazione di dolore causata dalle contrazioni. La procedura dura intorno alla decina di minuti in posizione seduta, con la schiena leggermente in avanti. In Italia non vengono somministrati dosaggi troppo elevati come in altri paesi, anche perché la pratica è stata adottata più recentemente. E questo è un bene perché riduce il rischio di effetti collaterali. In alternativa, esistono metodiche di somministrazione dell’anestesia più moderne, che sostituiscono il continuo intervento dell’anestesista – normalmente necessario – con un nuovo sistema di somministrazione computerizzata e programmata a intervalli regolari.
Epidurale e spinale: quali sono le differenze
L’epidurale, a volte, viene confusa con la spinale: in realtà pur essendo entrambe anestesie loco-regionali lombari, quindi che vengono effettuate lungo la schiena, l’anestesia spinale prevede l’iniezione del farmaco intorno al midollo spinale anziché tra il canale osseo della colonna e la dura madre. Inoltre se la spinale ha effetto in pochi minuti, l’epidurale richiede minimo una quindicina di minuti prima di agire. In via generale se la spinale, che può essere somministrata solo con singola iniezione, viene utilizzata durante il cesareo, l’epidurale è consigliata durante il travaglio perché è possibile somministrarla più volte grazie a un apposito catetere. Quali i vantaggi dell’una e dell’altra? La spinale fa effetto subito, l’epidurale dura di più. In alcuni casi, ed è bene informarsi presso la struttura ospedaliera se ciò sia possibile, viene somministrata un’anestesia combinata.
I rischi e le controindicazioni
Innanzitutto, l’analgesia epidurale, proprio per evitare gran parte dei rischi e delle controindicazioni, non può essere eseguita “last minute”, ma la gestante deve aver preventivamente effettuato un colloquio con l’anestesista e aver effettuato alcuni esami specifici tra cui una visita anestesiologica e diversi esami del sangue come emocromo, tempo di protrombina e tromboplastina parziale attivata da effettuarsi nelle ultime settimane prima del parto. Per avere più informazioni dettagliate su cosa si tratta, l’ideale è frequentare un corso preparto. Possono, comunque, in una percentuale limitata di casi verificarsi alcuni effetti collaterali dopo l’epidurale.
Può verificarsi una piccola infiammazione delle meningi, con dolori alla schiena. E’ un fenomeno che sparisce in alcuni mesi. Il rischio di una paralisi è invece molto remoto: l’ago non penetra nel midollo spinale ma nella zona intorno al midollo. Molto raramente può provocare conseguenze che possono determinare il ricorso al taglio cesareo, come il rallentamento della frequenza cardiaca fetale, la riduzione della forza contrattile uterina e difficoltà nella discesa del corpo fetale nel canale del parto.
Da non escludere che l’anestesia epidurale in alcune donne – si tratta sempre di complicazioni molto rare – possa causare abbassamento della pressione sanguigna, lombalgie e mal di testa, definito cefalea ortostatica, che può durare da alcune ore ad alcuni giorni, infezioni in sede locale o estese al sistema nervoso. In via generale quasi tutte le donne possono richiederla, ad eccezione di chi soffre di malattie della coagulazione o neurologiche legate alla colonna vertebrale. E’ sconsigliata anche in caso di infezioni nella zona interessata. Tra i sintomi più comuni ma assolutamente innocui si annoverano calore, formicolio alle gambe. Non è invece vero che l’epidurale impedisce alla donna di muoversi o di non percepire le contrazioni. Il suo scopo è solo ridurre il dolore. Sebbene le statistiche confermino un rischio maggiore di parto con ventosa in caso di anestesia epidurale, specialmente se i dosaggi sono elevati, la stessa cosa non si può dire del parto cesareo. Inoltre non è vero che l’epidurale aumenta la possibilità di dover indurre il parto, semmai in questi casi essa riduce il dolore provocato dall’ossitocina.
Fonte http://mamma.pourfemme.it/articolo/epidurale-come-funziona-rischi-e-controindicazioni/49/
L’epidurale non è altro che un’anestesia locale eseguita, da parte di uno specialista anestesista, nella parte bassa della schiena della gestante quando è iniziato il travaglio, cioè la fase che racchiude tutti i fenomeni che consentono la dilatazione del collo dell’utero e preparano al parto naturale. Ciò corrisponde a quando il collo dell’utero ha raggiunto una dilatazione di almeno 2-3 centimetri e la donna ha contrazioni regolari, più o meno 2-3 ogni 10 minuti. Si tratta di una metodica che permette di partorire senza dolore, in modo naturale: elimina il dolore lancinante delle contrazioni, ma non la sensibilità e nemmeno la capacità di movimento.
L’analgesia è eseguita da un medico specialista in anestesia che, dopo aver praticato una anestesia locale sottocute, inserisce un piccolo tubicino – il cateterino epidurale – in corrispondenza della zona lombare della schiena. Con il passare del tempo, durante le fasi successive del parto, da questo catetere fluiscono piccole quantità di analgesico che, agendo solo sulla zona del bacino, alleviano la sensazione di dolore causata dalle contrazioni. La procedura dura intorno alla decina di minuti in posizione seduta, con la schiena leggermente in avanti. In Italia non vengono somministrati dosaggi troppo elevati come in altri paesi, anche perché la pratica è stata adottata più recentemente. E questo è un bene perché riduce il rischio di effetti collaterali. In alternativa, esistono metodiche di somministrazione dell’anestesia più moderne, che sostituiscono il continuo intervento dell’anestesista – normalmente necessario – con un nuovo sistema di somministrazione computerizzata e programmata a intervalli regolari.
Epidurale e spinale: quali sono le differenze
L’epidurale, a volte, viene confusa con la spinale: in realtà pur essendo entrambe anestesie loco-regionali lombari, quindi che vengono effettuate lungo la schiena, l’anestesia spinale prevede l’iniezione del farmaco intorno al midollo spinale anziché tra il canale osseo della colonna e la dura madre. Inoltre se la spinale ha effetto in pochi minuti, l’epidurale richiede minimo una quindicina di minuti prima di agire. In via generale se la spinale, che può essere somministrata solo con singola iniezione, viene utilizzata durante il cesareo, l’epidurale è consigliata durante il travaglio perché è possibile somministrarla più volte grazie a un apposito catetere. Quali i vantaggi dell’una e dell’altra? La spinale fa effetto subito, l’epidurale dura di più. In alcuni casi, ed è bene informarsi presso la struttura ospedaliera se ciò sia possibile, viene somministrata un’anestesia combinata.
I rischi e le controindicazioni
Innanzitutto, l’analgesia epidurale, proprio per evitare gran parte dei rischi e delle controindicazioni, non può essere eseguita “last minute”, ma la gestante deve aver preventivamente effettuato un colloquio con l’anestesista e aver effettuato alcuni esami specifici tra cui una visita anestesiologica e diversi esami del sangue come emocromo, tempo di protrombina e tromboplastina parziale attivata da effettuarsi nelle ultime settimane prima del parto. Per avere più informazioni dettagliate su cosa si tratta, l’ideale è frequentare un corso preparto. Possono, comunque, in una percentuale limitata di casi verificarsi alcuni effetti collaterali dopo l’epidurale.
Può verificarsi una piccola infiammazione delle meningi, con dolori alla schiena. E’ un fenomeno che sparisce in alcuni mesi. Il rischio di una paralisi è invece molto remoto: l’ago non penetra nel midollo spinale ma nella zona intorno al midollo. Molto raramente può provocare conseguenze che possono determinare il ricorso al taglio cesareo, come il rallentamento della frequenza cardiaca fetale, la riduzione della forza contrattile uterina e difficoltà nella discesa del corpo fetale nel canale del parto.
Da non escludere che l’anestesia epidurale in alcune donne – si tratta sempre di complicazioni molto rare – possa causare abbassamento della pressione sanguigna, lombalgie e mal di testa, definito cefalea ortostatica, che può durare da alcune ore ad alcuni giorni, infezioni in sede locale o estese al sistema nervoso. In via generale quasi tutte le donne possono richiederla, ad eccezione di chi soffre di malattie della coagulazione o neurologiche legate alla colonna vertebrale. E’ sconsigliata anche in caso di infezioni nella zona interessata. Tra i sintomi più comuni ma assolutamente innocui si annoverano calore, formicolio alle gambe. Non è invece vero che l’epidurale impedisce alla donna di muoversi o di non percepire le contrazioni. Il suo scopo è solo ridurre il dolore. Sebbene le statistiche confermino un rischio maggiore di parto con ventosa in caso di anestesia epidurale, specialmente se i dosaggi sono elevati, la stessa cosa non si può dire del parto cesareo. Inoltre non è vero che l’epidurale aumenta la possibilità di dover indurre il parto, semmai in questi casi essa riduce il dolore provocato dall’ossitocina.
Fonte http://mamma.pourfemme.it/articolo/epidurale-come-funziona-rischi-e-controindicazioni/49/
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