Ecografia
Poiché questa semplice scansione ecografica permette di misurare anche lo spessore dell’endometrio, può essere considerata sicuramente la prima arma diagnostica contro l’iperplasia dell’endometrio. E’ particolarmente utile nelle donne in menopausa, quando cioè, per motivi fisiologici, lo spessore endometriale si riduce (a meno di 3-4 millimetri): se risulta più spesso saranno necessari altri test: l’ecografia è cioè fondamentale, ma può non bastare, in quanto può essere significativo individuare il tipo di iperplasia. Inoltre: se lo spessore dell’endometrio è inferiore ai 3 millimetri e si è in presenza di un sanguinamento vaginale durante la menopausa è quanto mai opportuno cercare una causa diversa dall’iperplasia. Quando la menopausa non è ancora arrivata è più difficile determinare se il rivestimento dell’utero è normale poiché il suo spessore varia a seconda del periodo del ciclo: meglio è se è comunque non superiore ai 7 millimetri di spessore.
La biopsia endometriale
Una biopsia consiste nell’analisi al microscopio di un campione di tessuto. Una biopsia dell’endometrio è fattibile con una seduta ambulatoriale attraverso l’inserimento dalla vagina e fino all’utero di un tubicino che permette l’aspirazione di un campione dell’endometrio. Non serve anestesia. E’ una procedura indolore, ma può essere fastidiosa e provocare sanguinamento anche per un paio di giorni. Questo test può dirci anche il tipo di iperplasia dell’endometrio).
L’isteroscopia
Attraverso l’isteroscopia il ginecologo può osservare l’interno dell’utero e valutarne eventuali anomalie: l’isteroscopio è un tubo dotato di telecamera che si inserisce dalla vagina e proietta poi le immagini su un monitor. Permette anche il prelievo di tessuti mirato ad aree che sembrano più atipiche. Può essere eseguita in ambulatorio con una anestesia locale.
Fonte https://www.medicinalive.com/le-eta-della-salute/la-salute-delle-donne/iperplasia-endometrio-si-la-diagnosi/
Poiché questa semplice scansione ecografica permette di misurare anche lo spessore dell’endometrio, può essere considerata sicuramente la prima arma diagnostica contro l’iperplasia dell’endometrio. E’ particolarmente utile nelle donne in menopausa, quando cioè, per motivi fisiologici, lo spessore endometriale si riduce (a meno di 3-4 millimetri): se risulta più spesso saranno necessari altri test: l’ecografia è cioè fondamentale, ma può non bastare, in quanto può essere significativo individuare il tipo di iperplasia. Inoltre: se lo spessore dell’endometrio è inferiore ai 3 millimetri e si è in presenza di un sanguinamento vaginale durante la menopausa è quanto mai opportuno cercare una causa diversa dall’iperplasia. Quando la menopausa non è ancora arrivata è più difficile determinare se il rivestimento dell’utero è normale poiché il suo spessore varia a seconda del periodo del ciclo: meglio è se è comunque non superiore ai 7 millimetri di spessore.
La biopsia endometriale
Una biopsia consiste nell’analisi al microscopio di un campione di tessuto. Una biopsia dell’endometrio è fattibile con una seduta ambulatoriale attraverso l’inserimento dalla vagina e fino all’utero di un tubicino che permette l’aspirazione di un campione dell’endometrio. Non serve anestesia. E’ una procedura indolore, ma può essere fastidiosa e provocare sanguinamento anche per un paio di giorni. Questo test può dirci anche il tipo di iperplasia dell’endometrio).
L’isteroscopia
Attraverso l’isteroscopia il ginecologo può osservare l’interno dell’utero e valutarne eventuali anomalie: l’isteroscopio è un tubo dotato di telecamera che si inserisce dalla vagina e proietta poi le immagini su un monitor. Permette anche il prelievo di tessuti mirato ad aree che sembrano più atipiche. Può essere eseguita in ambulatorio con una anestesia locale.
Fonte https://www.medicinalive.com/le-eta-della-salute/la-salute-delle-donne/iperplasia-endometrio-si-la-diagnosi/
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