Chi è nato grazie a tecniche di fecondazione assistita corre dei rischi in più per la propria salute? Avrà, ad esempio, maggiori probabilità di ammalarsi di cancro? Se lo sono chiesti i ricercatori dell’Università di Copenhagen che hanno analizzato i dati relativi a oltre un milione di bambini nati in Danimarca, facendo un confronto fra quanti erano stati partoriti da madri rimaste incinte per via naturale e quanti erano invece stati concepiti grazie al trasferimento di embrioni crioconservati. Gli esiti della loro indagine sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Jama (Journal of American Medical Association) e le conclusioni indicano un «minimo aumento statisticamente significativo» del pericolo di ammalarsi di un tumore in età pediatrica solo per coloro che sono nati tramite il trasferimento di embrioni congelati (FET), mentre nessun rischio appare collegato ad altre tecniche di fecondazione assistita.«Questo esito parziale non deve allarmare nessuno, però – spiega Fedro Peccatori, direttore dell’Unità di Fertilità e Procreazione in Oncologia all’Istituto Europeo di Oncologia (Ieo) di Milano -. Per due motivi: primo, gli stessi autori della ricerca spiegano che è soltanto il tassello di un quadro più ampio e che non significa avere una risposta definitiva; secondo, altri studi sullo stesso tema sono giunti a conclusioni diverse. Quindi è giusto che la scienza indaghi, ma per ora questa indagine non modifica nulla nella vita delle mamme e dei loro bambini».
Lo studio
Nella ricerca danese sono stati esaminate le informazioni relative a 1.085.172 bambini nati nel Paese fra il 1996 e il 2012, seguiti dal 1996 al 2015, per un totale di 2.217 piccoli che hanno ricevuto una diagnosi di cancro infantile. «E’ una ricerca ben strutturata, ma è importante sottolineare che si tratta di uno studio retrospettivo di tipo osservazionale – sottolinea Barbara Buonomo, ginecologa che lavora nella stessa Unità allo Ieo -: si tratta cioè di un’indagine che fornisce importanti osservazioni di tipo epidemiologico, ma non consente di stabilire associazioni causali tra fattori rischio e condizioni patologiche. Gli autori stessi indicano tra i limiti dello studio il non poter escludere l’esistenza di fattori di confondimento, responsabili del risultato emerso (limite questo comune agli studi di tipo osservazionale). Ovvero, in pratica, i numeri raccolti non sono collegati a una causa, quel lieve aumento che si registra potrebbe essere dovuto a molte ragioni e nulla indica un legame preciso con le tecniche di procreazione assistita. E poi, se è vero che un milione di bambini sono una casistica ampia “in assoluto”, il numero è limitato se si decide di indagare su un evento raro quali sono i tumori nell’infanzia».
Statistica e realtà
Concretamente, dunque, il rischio per i bimbi è reale o no? «Per ora non c’è alcun bisogno di allarmarsi – risponde Peccatori -. Sulla base dei dati disponibili ad oggi (da questo e da altri articoli della letteratura) non è possibile definire un rapporto causa effetto e giungere a una conclusione definitiva. Certamente è necessario proseguire gli studi osservazionali sui bambini nati da procreazione medicalmente assistita, in modo da avere conferme della sicurezza per la loro salute (come è già stato fatto anche per il rischio-tumore per le donne che ricorrono a queste tecniche per diventare mamme), ma non serve fare controlli particolari sui bambini e i genitori possono stare tranquilli». Allora perché gli esiti dello studio danese parlano di «minimo aumento statisticamente significativo»?«Perché è la definizione che si usa in statistica e negli studi scientifici che però non corrisponde al concetto del linguaggio di tutti i giorni – conclude Stefania Noli, ginecologa dell’Unità di Fertilità e Procreazione in Oncologia dello Ieo -. Gli stessi termini in statistica e nel senso comune indicano cose differenti, insomma. Per questo l'interpretazione dei dati è spesso complessa quando si cerca di tradurla per il vasto pubblico: “statisticamente significativo” non vuol dire rilevante o importante, ma solo che è diversa da un numero-limite. Le conclusioni dello studio, quindi, non dicono che i bambini avuti tramite FET corrano maggiori pericoli di sviluppare un tumore».
Fonte https://www.corriere.it/salute/sportello_cancro/20_febbraio_17/rischio-tumore-bambini-nati-fecondazione-assistita-nessun-allarme-ee0e233e-4e76-11ea-a892-fc53d230a93c.shtml
Lo studio
Nella ricerca danese sono stati esaminate le informazioni relative a 1.085.172 bambini nati nel Paese fra il 1996 e il 2012, seguiti dal 1996 al 2015, per un totale di 2.217 piccoli che hanno ricevuto una diagnosi di cancro infantile. «E’ una ricerca ben strutturata, ma è importante sottolineare che si tratta di uno studio retrospettivo di tipo osservazionale – sottolinea Barbara Buonomo, ginecologa che lavora nella stessa Unità allo Ieo -: si tratta cioè di un’indagine che fornisce importanti osservazioni di tipo epidemiologico, ma non consente di stabilire associazioni causali tra fattori rischio e condizioni patologiche. Gli autori stessi indicano tra i limiti dello studio il non poter escludere l’esistenza di fattori di confondimento, responsabili del risultato emerso (limite questo comune agli studi di tipo osservazionale). Ovvero, in pratica, i numeri raccolti non sono collegati a una causa, quel lieve aumento che si registra potrebbe essere dovuto a molte ragioni e nulla indica un legame preciso con le tecniche di procreazione assistita. E poi, se è vero che un milione di bambini sono una casistica ampia “in assoluto”, il numero è limitato se si decide di indagare su un evento raro quali sono i tumori nell’infanzia».
Statistica e realtà
Concretamente, dunque, il rischio per i bimbi è reale o no? «Per ora non c’è alcun bisogno di allarmarsi – risponde Peccatori -. Sulla base dei dati disponibili ad oggi (da questo e da altri articoli della letteratura) non è possibile definire un rapporto causa effetto e giungere a una conclusione definitiva. Certamente è necessario proseguire gli studi osservazionali sui bambini nati da procreazione medicalmente assistita, in modo da avere conferme della sicurezza per la loro salute (come è già stato fatto anche per il rischio-tumore per le donne che ricorrono a queste tecniche per diventare mamme), ma non serve fare controlli particolari sui bambini e i genitori possono stare tranquilli». Allora perché gli esiti dello studio danese parlano di «minimo aumento statisticamente significativo»?«Perché è la definizione che si usa in statistica e negli studi scientifici che però non corrisponde al concetto del linguaggio di tutti i giorni – conclude Stefania Noli, ginecologa dell’Unità di Fertilità e Procreazione in Oncologia dello Ieo -. Gli stessi termini in statistica e nel senso comune indicano cose differenti, insomma. Per questo l'interpretazione dei dati è spesso complessa quando si cerca di tradurla per il vasto pubblico: “statisticamente significativo” non vuol dire rilevante o importante, ma solo che è diversa da un numero-limite. Le conclusioni dello studio, quindi, non dicono che i bambini avuti tramite FET corrano maggiori pericoli di sviluppare un tumore».
Fonte https://www.corriere.it/salute/sportello_cancro/20_febbraio_17/rischio-tumore-bambini-nati-fecondazione-assistita-nessun-allarme-ee0e233e-4e76-11ea-a892-fc53d230a93c.shtml
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