L'esposizione in fase avanzata di gravidanza agli inibitori della COX-2 sembra essere associata a un maggior rischio di parto prematuro, secondo quanto riportato dai ricercatori del Canada in uno studio pubblicato sulla rivista PAIN nel mese di gennaio.
«I nostri risultati mostrano che, indipendentemente dal fatto che FANS, inibitori della COX-2 o farmaci biologici siano somministrati per malattie autoimmuni o meno, celecoxib è l'unico farmaco associato a un aumento del rischio di nascite premature non gemellari», ha detto in una e-mail a Reuters Health il dott. Anick Berard, del CHU Sainte-Justine e dell'Università di Montreal.
Studi precedenti sulla sicurezza dei FANS durante la gravidanza si erano concentrati soprattutto sul rischio di aborto spontaneo, difetti alla nascita e ipertensione polmonare persistente nel neonato, derivanti dalla chiusura prematura del dotto arterioso, con una solo limitata valutazione di una possibile relazione tra il loro uso e il rischio di nascita prematura.
Il team del Dr. Berard ha utilizzato i dati della Quebec Pregnancy Cohort per quantificare il rischio di parto prematuro associato all'uso di FANS, inibitori della COX-2 e agenti biologici nei tre mesi precedenti il parto.
Tra le oltre 156.000 gravidanze, solo 448 (0,29%) sono state esposte a uno dei farmaci in studio nel periodo oggetto dello studio.
Complessivamente, il 7,1% delle gravidanze si è concluso prima delle 37 settimane di gestazione, compreso l'11,4% di quelle esposte ai FANS o agli inibitori della COX-2 e il 7,1% di quelli non esposti a questi farmaci.
Dopo aggiustamento per potenziali fattori confondenti, inclusa la malattia autoimmune materna, solo l'uso di un inibitore della COX-2 durante le fasi avanzate della gravidanza era associato a un rischio significativamente maggiore di parto prematuro (odds ratio, 2,46, basato su 10 casi esposti).
Celecoxib, in particolare, era associato a probabilità 3,41 volte maggiori (basate su 6 casi esposti).
Nelle analisi di sottogruppi, l'associazione tra esposizione a FANS/inibitori della COX-2 nella gravidanza avanzata e il rischio di parto prematuro, era evidente solo tra i parti molto ed estremamente anticipati, senza associazione significativa con parti prematuri da moderati a tardivi.
Nei confronti dei farmaci antireumatici modificanti la malattia (DMARD), non è invece risultata alcun impatto sul rischio (sulla base di 28 casi).
Infine, anche l'esposizione precoce ai farmaci antinfiammatori non steroidei/inibitori della COX-2 non era associata al rischio di parto prematuro.
Tra i potenziali limiti dello studio, notano i ricercatori, c'erano una mancanza di dati sull'uso di FANS da banco e importanti covariate come lo stato di fumatore e il peso corporeo materno. Inoltre, il numero limitato di casi esposti ha prodotto una bassa valenza statistica, e stime di rischio instabili per la maggior parte dei FANS.
«Il controllo del dolore durante la gravidanza deve prendere in considerazione una moltitudine di problemi, incluso il rischio di nascita prematura», ha detto Berard. «Dati i risultati del nostro studio, in particolare per quanto riguarda il rischio di parto prematuro, bisognerebbe usare maggior cautela nell’impiego di questi farmaci nei 3 mesi prima del parto».
Bibliografia
Bérard A et al. Risk of preterm birth following late pregnancy exposure to NSAIDs or COX-2 inhibitors. PAIN. JAN 2018. In press
«I nostri risultati mostrano che, indipendentemente dal fatto che FANS, inibitori della COX-2 o farmaci biologici siano somministrati per malattie autoimmuni o meno, celecoxib è l'unico farmaco associato a un aumento del rischio di nascite premature non gemellari», ha detto in una e-mail a Reuters Health il dott. Anick Berard, del CHU Sainte-Justine e dell'Università di Montreal.
Studi precedenti sulla sicurezza dei FANS durante la gravidanza si erano concentrati soprattutto sul rischio di aborto spontaneo, difetti alla nascita e ipertensione polmonare persistente nel neonato, derivanti dalla chiusura prematura del dotto arterioso, con una solo limitata valutazione di una possibile relazione tra il loro uso e il rischio di nascita prematura.
Il team del Dr. Berard ha utilizzato i dati della Quebec Pregnancy Cohort per quantificare il rischio di parto prematuro associato all'uso di FANS, inibitori della COX-2 e agenti biologici nei tre mesi precedenti il parto.
Tra le oltre 156.000 gravidanze, solo 448 (0,29%) sono state esposte a uno dei farmaci in studio nel periodo oggetto dello studio.
Complessivamente, il 7,1% delle gravidanze si è concluso prima delle 37 settimane di gestazione, compreso l'11,4% di quelle esposte ai FANS o agli inibitori della COX-2 e il 7,1% di quelli non esposti a questi farmaci.
Dopo aggiustamento per potenziali fattori confondenti, inclusa la malattia autoimmune materna, solo l'uso di un inibitore della COX-2 durante le fasi avanzate della gravidanza era associato a un rischio significativamente maggiore di parto prematuro (odds ratio, 2,46, basato su 10 casi esposti).
Celecoxib, in particolare, era associato a probabilità 3,41 volte maggiori (basate su 6 casi esposti).
Nelle analisi di sottogruppi, l'associazione tra esposizione a FANS/inibitori della COX-2 nella gravidanza avanzata e il rischio di parto prematuro, era evidente solo tra i parti molto ed estremamente anticipati, senza associazione significativa con parti prematuri da moderati a tardivi.
Nei confronti dei farmaci antireumatici modificanti la malattia (DMARD), non è invece risultata alcun impatto sul rischio (sulla base di 28 casi).
Infine, anche l'esposizione precoce ai farmaci antinfiammatori non steroidei/inibitori della COX-2 non era associata al rischio di parto prematuro.
Tra i potenziali limiti dello studio, notano i ricercatori, c'erano una mancanza di dati sull'uso di FANS da banco e importanti covariate come lo stato di fumatore e il peso corporeo materno. Inoltre, il numero limitato di casi esposti ha prodotto una bassa valenza statistica, e stime di rischio instabili per la maggior parte dei FANS.
«Il controllo del dolore durante la gravidanza deve prendere in considerazione una moltitudine di problemi, incluso il rischio di nascita prematura», ha detto Berard. «Dati i risultati del nostro studio, in particolare per quanto riguarda il rischio di parto prematuro, bisognerebbe usare maggior cautela nell’impiego di questi farmaci nei 3 mesi prima del parto».
Bibliografia
Bérard A et al. Risk of preterm birth following late pregnancy exposure to NSAIDs or COX-2 inhibitors. PAIN. JAN 2018. In press
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