Lo stato infiammatorio dell’organismo di una donna in stato di gravidanza è un fattore di rischio di problemi dello sviluppo e di malattie mentali nel nascituro. È quanto è emerso da un nuovo studio pubblicato su “Nature Neuroscience” da Damien Fair della Oregon Health and Science University a Portland e colleghi.
Precedenti ricerche di epidemiologia e su modelli animali hanno già evidenziato che la prole di madri che hanno subìto un'infiammazione durante la gravidanza, a causa di una malattia o di un trauma, ha un rischio maggiore di sviluppare patologie mentali. Il nuovo studio stabilisce ora un'associazione tra l'infiammazione materna, l'organizzazione cerebrale del nascituro e le sue successive capacità cognitive.
Gli autori hanno raccolto campioni di sangue da 84 donne a ogni trimestre di gravidanza, misurando i livelli di interleuchina, 6 (IL-6) un marker d’infiammazione, già noto per la sua influenza nello sviluppo del cervello del feto. Quattro mesi dopo la nascita, hanno valutato il grado di connettività neuronale dei bambini utilizzando una tecnica di imaging a risonanza magnetica funzionale. Hanno infine misurato le prestazioni della memoria di lavoro dei piccoli all’età di due anni, un fattore predittivo per la successiva riuscita negli studi e dell’eventuale presenza di disturbi mentali.
I dati raccolti mostrano che le differenze nei marker d’infiammazione nelle madri erano direttamente associate a differenze nelle vie di comunicazione cerebrale appena formate, così come alla successiva memoria di lavoro a due anni di età. In particolare, i livelli d’infiammazione più alti della madre durante la gravidanza sono risultati correlati negativamente con la capacità di memoria dei bambini.
“È importante sottolineare che il risultato non implica che ogni esposizione all’infiammazione avrà un impatto negativo sul bambino: questi dati forniscono nuove vie per indirizzare la ricerca, e possono aiutare a capire quando ci possono essere l’apprendimento a lungo termine e la salute mentale, fornendo al contempo le basi per prevenire e per curare le conseguenze peggiori”, ha spiegato Alice Graham, coautrice dello studio.
Secondo la Graham, una parte importante dello studio è stata lo sviluppo di un modello in grado di stimare in modo accurato l’infiammazione materna durante la gravidanza soltanto con la valutazione del funzionamento cerebrali dei neonati.
“Ora disponiamo di un approccio, basato anche sulla tecnica d’intelligenza artificiale noto come apprendimento automatico, che sulla base delle scansioni di risonanza magnetica funzionale, permette di risalire ai livelli complessivi d’infiammazione durante la gravidanza”, ha aggiunto la ricercatrice. “questa comprensione fornisce alcune preziose informazioni sulle future prestazioni di memoria dei bambini, consentendo un precoce intervento clinico, se necessario”.
Gli autori intendono ora approfondire in che modo fattori presenti prima e dopo la nascita, come la società e l’ambiente, possono interagire per influenzare la funzione cognitiva nei bambini.
“Dobbiamo capire quali fattori portano a un più elevato livello d’infiammazione, e predisporre terapie mirate per ridurre i tassi d’infiammazione e l’impatto complessivo sul cervello in via di sviluppo”, ha concluso Graham.
Fonte http://www.lescienze.it/news/2018/04/12/news/infiammazione_gravidanza_sviluppo_cerebrale-3934044/
Precedenti ricerche di epidemiologia e su modelli animali hanno già evidenziato che la prole di madri che hanno subìto un'infiammazione durante la gravidanza, a causa di una malattia o di un trauma, ha un rischio maggiore di sviluppare patologie mentali. Il nuovo studio stabilisce ora un'associazione tra l'infiammazione materna, l'organizzazione cerebrale del nascituro e le sue successive capacità cognitive.
Gli autori hanno raccolto campioni di sangue da 84 donne a ogni trimestre di gravidanza, misurando i livelli di interleuchina, 6 (IL-6) un marker d’infiammazione, già noto per la sua influenza nello sviluppo del cervello del feto. Quattro mesi dopo la nascita, hanno valutato il grado di connettività neuronale dei bambini utilizzando una tecnica di imaging a risonanza magnetica funzionale. Hanno infine misurato le prestazioni della memoria di lavoro dei piccoli all’età di due anni, un fattore predittivo per la successiva riuscita negli studi e dell’eventuale presenza di disturbi mentali.
I dati raccolti mostrano che le differenze nei marker d’infiammazione nelle madri erano direttamente associate a differenze nelle vie di comunicazione cerebrale appena formate, così come alla successiva memoria di lavoro a due anni di età. In particolare, i livelli d’infiammazione più alti della madre durante la gravidanza sono risultati correlati negativamente con la capacità di memoria dei bambini.
“È importante sottolineare che il risultato non implica che ogni esposizione all’infiammazione avrà un impatto negativo sul bambino: questi dati forniscono nuove vie per indirizzare la ricerca, e possono aiutare a capire quando ci possono essere l’apprendimento a lungo termine e la salute mentale, fornendo al contempo le basi per prevenire e per curare le conseguenze peggiori”, ha spiegato Alice Graham, coautrice dello studio.
Secondo la Graham, una parte importante dello studio è stata lo sviluppo di un modello in grado di stimare in modo accurato l’infiammazione materna durante la gravidanza soltanto con la valutazione del funzionamento cerebrali dei neonati.
“Ora disponiamo di un approccio, basato anche sulla tecnica d’intelligenza artificiale noto come apprendimento automatico, che sulla base delle scansioni di risonanza magnetica funzionale, permette di risalire ai livelli complessivi d’infiammazione durante la gravidanza”, ha aggiunto la ricercatrice. “questa comprensione fornisce alcune preziose informazioni sulle future prestazioni di memoria dei bambini, consentendo un precoce intervento clinico, se necessario”.
Gli autori intendono ora approfondire in che modo fattori presenti prima e dopo la nascita, come la società e l’ambiente, possono interagire per influenzare la funzione cognitiva nei bambini.
“Dobbiamo capire quali fattori portano a un più elevato livello d’infiammazione, e predisporre terapie mirate per ridurre i tassi d’infiammazione e l’impatto complessivo sul cervello in via di sviluppo”, ha concluso Graham.
Fonte http://www.lescienze.it/news/2018/04/12/news/infiammazione_gravidanza_sviluppo_cerebrale-3934044/
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