Comunemente si ritiene che, durante la gravidanza, la futura madre interrompa il consumo di alcol, così come raccomandato dai dottori. “Ma non è sempre così per le bevitrici abituali. Le donne in dolce attesa potrebbero anche pensare che bere in maniera discontinua sia meno dannoso che bere ogni giorno”, spiega la Dott.ssa Carla Cannizzaro, dell’Università di Palermo, che ha condotto uno studio per analizzare le conseguenze del consumo materno di alcol, sia esso continuo o discontinuo, in gravidanza, utilizzando un modello roditore.
Nello studio, femmine di ratto in gravidanza o allattamento hanno ricevuto acqua che conteneva alcol in un modo che riproducesse il consumo abituale di alcol nelle donne. Alla fine del periodo di studio, le madri e i figli hanno eseguito una serie di test per valutare umore e comportamento.
I risultati dimostrano che il consumo abituale di alcol è associato all’ansia sia nella madre che nei figli, mentre il consumo intermittente aveva effetti depressivi. Inoltre, i figli delle femmine che consumavano abitualmente alcol erano meno reattivi agli stimoli naturali generalmente appaganti, come zuccheri, cibo e sesso, mostravano atteggiamenti “disperati” in reazione a condizioni ambientali difficili ed erano più vulnerabili all’abuso di alcol in adolescenza. Questo potrebbe essere il risultato di una precoce esposizione all’alcol insieme ai cambiamenti genetici trasmessi dalla madre, spiega Cannizzaro.
Questo è il primo studio a dimostrare che i cambiamenti indotti dall’alcol nella madre possono essere trasmessi al figlio. Cannizzaro ha concluso: “L’utilizzo cronico dell’alcol può alterare l’omeostasi delle regioni cerebrali importanti per la gratificazione. Tale utilizzo può portare alla dipendenza, al bisogno disperato, alla perdita di controllo sull’uso della sostanza e a gravi sintomi di astinenza quando la sostanza è sospesa. L’alcol esercita un potente effetto sull’organismo, anche se consumato 2-3 volte a settimana in alte concentrazioni. Speriamo che questo studio incoraggi le giovani donne in età riproduttiva a stare lontane dell’alcol”.
Fonte http://www.meteoweb.eu/2018/04/alcol-gravidanza-salute-mentale-figlio/1084451/#DDXZyCT7QZbdRfMj.99
Nello studio, femmine di ratto in gravidanza o allattamento hanno ricevuto acqua che conteneva alcol in un modo che riproducesse il consumo abituale di alcol nelle donne. Alla fine del periodo di studio, le madri e i figli hanno eseguito una serie di test per valutare umore e comportamento.
I risultati dimostrano che il consumo abituale di alcol è associato all’ansia sia nella madre che nei figli, mentre il consumo intermittente aveva effetti depressivi. Inoltre, i figli delle femmine che consumavano abitualmente alcol erano meno reattivi agli stimoli naturali generalmente appaganti, come zuccheri, cibo e sesso, mostravano atteggiamenti “disperati” in reazione a condizioni ambientali difficili ed erano più vulnerabili all’abuso di alcol in adolescenza. Questo potrebbe essere il risultato di una precoce esposizione all’alcol insieme ai cambiamenti genetici trasmessi dalla madre, spiega Cannizzaro.
Questo è il primo studio a dimostrare che i cambiamenti indotti dall’alcol nella madre possono essere trasmessi al figlio. Cannizzaro ha concluso: “L’utilizzo cronico dell’alcol può alterare l’omeostasi delle regioni cerebrali importanti per la gratificazione. Tale utilizzo può portare alla dipendenza, al bisogno disperato, alla perdita di controllo sull’uso della sostanza e a gravi sintomi di astinenza quando la sostanza è sospesa. L’alcol esercita un potente effetto sull’organismo, anche se consumato 2-3 volte a settimana in alte concentrazioni. Speriamo che questo studio incoraggi le giovani donne in età riproduttiva a stare lontane dell’alcol”.
Fonte http://www.meteoweb.eu/2018/04/alcol-gravidanza-salute-mentale-figlio/1084451/#DDXZyCT7QZbdRfMj.99
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