Ne parla Luca Mencaglia , Direttore dell’Unità Operativa Complessa Centro Procreazione medicalmente assistita dell’Usl sud-est Toscana, e organizzatore del primo Congresso Nazionale sulla Procreazione Medicalmente Assistita che si terrà a Firenze il 23 e 24 febbraio. “Alla base – spiega Mencaglia – ci sono soprattutto problemi sociali, come la carriera o il bisogno di indipendenza, o economici, e quindi la donna tende a ritardare la data del primo concepimento. Si tratta di un problema gravissimo, perché sappiamo che già a 30 anni il patrimonio follicolare di una donna è ridotto di oltre il 50%, a 35 anni rimane solo il 20%, a 40 si riduce al 5%”. Le ultime rilevazioni hanno stabilito che la data della prima gravidanza si è spostata, dal 1970 ad oggi, dai 22 ai 36 anni.
“Questo ha anche conseguenze – aggiunge Mencaglia – sul tasso di rimpiazzo della nostra generazione: ogni donna dovrebbe avere due figli, in questo momento invece siamo a 1,3. Questo significa che nel 2050 avremo l’86% di popolazione ultra 80enne.
Con conseguenze pericolose anche sul nostro welfare. L’ingresso degli immigrati non cambia molto la situazione: all’inizio vengono con abitudini diverse, con un tasso di gravidanza più alto, ma dopo due anni si adeguano perché riscontrano le stesse difficoltà, se non addirittura maggiori”.
Fonte ANSA
“Questo ha anche conseguenze – aggiunge Mencaglia – sul tasso di rimpiazzo della nostra generazione: ogni donna dovrebbe avere due figli, in questo momento invece siamo a 1,3. Questo significa che nel 2050 avremo l’86% di popolazione ultra 80enne.
Con conseguenze pericolose anche sul nostro welfare. L’ingresso degli immigrati non cambia molto la situazione: all’inizio vengono con abitudini diverse, con un tasso di gravidanza più alto, ma dopo due anni si adeguano perché riscontrano le stesse difficoltà, se non addirittura maggiori”.
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