Single = infertile: si apre la polemica
Chiaramente, come per tutte le decisioni d’impatto, è sorta una polemica riguardo all’avvicinamento della parole “disabile” al termine “single”.
Quello che si chiedono le persone che non sono in coppia è: davvero posso venir considerato “diverso” rispetto a chi vive una relazione di coppia? Non è un discorso discriminatorio? Invece, il concetto è completamente l’opposto.
L’Oms ha già dichiarato in precedenza che si possono inserire nella categoria dei disabili tutte le persone infertili o che, dopo un anno di rapporti sessuali non protetti, non abbiano ancora iniziato una gravidanza (ovviamente cercata).
All’interno di questo gruppo, l’Organizzazione Mondiale della Salute vorrebbe, appunto, inserire anche le persone single, in quanto sono inabilitate a procreare, non avendo al proprio fianco un partner sessuale con il quale concepire.
Lo scopo è quello di allargare il diritto alla famiglia, inserendo più categorie di persone nel gruppo dei disabili e concedendo loro maggiori possibilità di concepimento, anche se non in coppia.
Un figlio da single
Con questo provvedimento, i trattamenti che per ora vengono concessi solo alle persone sposate, o almeno in coppia, verranno elargiti anche ad altri soggetti.
Il cambiamento sarà a livello globale, in quanto prenderà in considerazione tutti i Paesi che hanno aderito all’Oms.
Ci sono già gli oppositori a questa iniziativa, come Josephine Quintavalle, dell’organizzazione Comment on Reproductive Ethics, che afferma con sicurezza che una ridefinizione del genere porterà soltanto a caos e confusione sul reale motivo per cui si voglia procreare, ovvero quello di creare una famiglia con un padre e una madre. Il suo timore è che, in un futuro neanche tanto lontano, i bambini verranno creati e fatti crescere in laboratorio.
Ci auguriamo invece che un’iniziativa del genere porti a un’omogeneità sempre maggiore dei diritti di persone di ogni sesso e orientamento sessuale.
Fonte http://www.pazienti.it/news-di-salute/single-26102016
Chiaramente, come per tutte le decisioni d’impatto, è sorta una polemica riguardo all’avvicinamento della parole “disabile” al termine “single”.
Quello che si chiedono le persone che non sono in coppia è: davvero posso venir considerato “diverso” rispetto a chi vive una relazione di coppia? Non è un discorso discriminatorio? Invece, il concetto è completamente l’opposto.
L’Oms ha già dichiarato in precedenza che si possono inserire nella categoria dei disabili tutte le persone infertili o che, dopo un anno di rapporti sessuali non protetti, non abbiano ancora iniziato una gravidanza (ovviamente cercata).
All’interno di questo gruppo, l’Organizzazione Mondiale della Salute vorrebbe, appunto, inserire anche le persone single, in quanto sono inabilitate a procreare, non avendo al proprio fianco un partner sessuale con il quale concepire.
Lo scopo è quello di allargare il diritto alla famiglia, inserendo più categorie di persone nel gruppo dei disabili e concedendo loro maggiori possibilità di concepimento, anche se non in coppia.
Un figlio da single
Con questo provvedimento, i trattamenti che per ora vengono concessi solo alle persone sposate, o almeno in coppia, verranno elargiti anche ad altri soggetti.
Il cambiamento sarà a livello globale, in quanto prenderà in considerazione tutti i Paesi che hanno aderito all’Oms.
Ci sono già gli oppositori a questa iniziativa, come Josephine Quintavalle, dell’organizzazione Comment on Reproductive Ethics, che afferma con sicurezza che una ridefinizione del genere porterà soltanto a caos e confusione sul reale motivo per cui si voglia procreare, ovvero quello di creare una famiglia con un padre e una madre. Il suo timore è che, in un futuro neanche tanto lontano, i bambini verranno creati e fatti crescere in laboratorio.
Ci auguriamo invece che un’iniziativa del genere porti a un’omogeneità sempre maggiore dei diritti di persone di ogni sesso e orientamento sessuale.
Fonte http://www.pazienti.it/news-di-salute/single-26102016
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