Un problema non soltanto per la fertilità
Ferlin, che presiede la Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità, ha presentato i risultati di uno studio che ha visto coinvolti 5177 uomini italiani infertili. Partendo dall’evidenza del calo complessivo del numero medio di spermatozoi anche tra gli uomini del nostro Paese, dove le ultime stime riconoscono l’infertilità un problema per un uomo su tre, i due ricercatori hanno voluto indagare la presenza di eventuali ulteriori conseguenze per la salute. È così emerso che circa la metà degli uomini con una bassa conta spermatica - meno di 39 milioni di spermatozoi in «moto» a ogni eiaculazione - risultavano più spesso gravati da una maggiore massa grassa, da più alti valori di pressione sanguigna, colesterolo «cattivo» (Ldl) e trigliceridi nel sangue.
Tra di loro più alti erano pure i tassi di frequenza della sindrome metabolica: una condizione che racchiude i fattori di rischio sopra citati e che come tale moltiplica il rischio di sviluppare il diabete ed eventi acuti cardio (infarto) e cerebrovascolari (ictus). Un chiaro segno, per dirla con Ferlin, che «il numero basso di spermatozoi è associato ad alterazioni metaboliche e cardiovascolari, oltre a una ridotta massa ossea»: conseguenza quest’ultima della ridotta sintesi di testosterone riscontrata negli uomini con una conta spermatica inferiore alle attese. Da cui un più alto rischio di sviluppare l’osteoporosi, ancora oggi considerata una problematica femminile: in maniera superficiale e sovente errata.
Come interpretare questi dati?
Al momento i dati non considerano la reale incidenza di queste malattie, ma la contemporanea presenza di una serie di fattori di rischio acclarati non lascia ben sperare. Il rovescio della medaglia di quanto osservato - senza trascurare che la comunità scientifica tiene sotto controllo gli aumenti dell’infertilità e dei numeri del cancro del testicolo, che viaggiano di pari passo - è che «la fertilità può diventare un’opportunità unica per valutare lo stato di salute complessivo di un uomo e per fare prevenzione a 360 gradi», afferma Ferlin, che fino a pochi mesi fa lavorava in Veneto, nel gruppo coordinato da Foresta, prima di diventare associato di endocrinologia a Brescia. I ricercatori hanno tenuto a precisare che «lo studio non dimostra che il basso numero di spermatozoi provochi disordini metabolici».
Ma le evidenze appaiono ormai sufficienti e consolidate per «considerare la conta e la qualità dello sperma uno specchio della salute generale maschile». Come si traduce tutto ciò nella pratica? Con la presa in carico «totale» delle persone infertili (o subfertili), perché «il trattamento non dovrebbe concentrarsi soltanto sulla possibilità di avere un figlio», chiosa Ferlin, invitando gli uomini in questa situazione a riconsiderare il loro stato nel complesso e a valutare eventualmente il ricorso anche a un cardiologo e a un endocrinologo. E a preoccuparsi in anticipo della loro fertilità.
Una campagna ad hoc per la salute degli uomini
«Prima si inizia, meglio è - puntualizza Luca Carmignani, direttore dell’unità operativa complessa di urologia al policlinico San Donato di Milano e responsabile dell’ufficio ricerca della Società Italiana di Urologia, che nei giorni scorsi ha lanciato una massiccia campagna di prevenzione rivolta alla salute degli uomini -. Tutti i ragazzi hanno bisogno di una visita di controllo per verificare che non vi siano problematiche congenite o situazioni patologiche magari silenziose. Ogni genitore dovrebbe avere chiaro che la salute urologica non è un fatto banale o scontato in giovane età. La giovinezza in sé non è garanzia di assenza di problemi. Ci sono malattie silenti che possono condizionare la fertilità o anche la vita sessuale della persona».
Fonte http://www.lastampa.it/2018/03/19/scienza/benessere/meno-spermatozoi-e-pi-rischi-metabolici-per-gli-uomini-delle-zone-industrializzate-fare-controlli-dwTwZnIc7JWbWjKX2MndzK/pagina.html
Ferlin, che presiede la Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità, ha presentato i risultati di uno studio che ha visto coinvolti 5177 uomini italiani infertili. Partendo dall’evidenza del calo complessivo del numero medio di spermatozoi anche tra gli uomini del nostro Paese, dove le ultime stime riconoscono l’infertilità un problema per un uomo su tre, i due ricercatori hanno voluto indagare la presenza di eventuali ulteriori conseguenze per la salute. È così emerso che circa la metà degli uomini con una bassa conta spermatica - meno di 39 milioni di spermatozoi in «moto» a ogni eiaculazione - risultavano più spesso gravati da una maggiore massa grassa, da più alti valori di pressione sanguigna, colesterolo «cattivo» (Ldl) e trigliceridi nel sangue.
Tra di loro più alti erano pure i tassi di frequenza della sindrome metabolica: una condizione che racchiude i fattori di rischio sopra citati e che come tale moltiplica il rischio di sviluppare il diabete ed eventi acuti cardio (infarto) e cerebrovascolari (ictus). Un chiaro segno, per dirla con Ferlin, che «il numero basso di spermatozoi è associato ad alterazioni metaboliche e cardiovascolari, oltre a una ridotta massa ossea»: conseguenza quest’ultima della ridotta sintesi di testosterone riscontrata negli uomini con una conta spermatica inferiore alle attese. Da cui un più alto rischio di sviluppare l’osteoporosi, ancora oggi considerata una problematica femminile: in maniera superficiale e sovente errata.
Come interpretare questi dati?
Al momento i dati non considerano la reale incidenza di queste malattie, ma la contemporanea presenza di una serie di fattori di rischio acclarati non lascia ben sperare. Il rovescio della medaglia di quanto osservato - senza trascurare che la comunità scientifica tiene sotto controllo gli aumenti dell’infertilità e dei numeri del cancro del testicolo, che viaggiano di pari passo - è che «la fertilità può diventare un’opportunità unica per valutare lo stato di salute complessivo di un uomo e per fare prevenzione a 360 gradi», afferma Ferlin, che fino a pochi mesi fa lavorava in Veneto, nel gruppo coordinato da Foresta, prima di diventare associato di endocrinologia a Brescia. I ricercatori hanno tenuto a precisare che «lo studio non dimostra che il basso numero di spermatozoi provochi disordini metabolici».
Ma le evidenze appaiono ormai sufficienti e consolidate per «considerare la conta e la qualità dello sperma uno specchio della salute generale maschile». Come si traduce tutto ciò nella pratica? Con la presa in carico «totale» delle persone infertili (o subfertili), perché «il trattamento non dovrebbe concentrarsi soltanto sulla possibilità di avere un figlio», chiosa Ferlin, invitando gli uomini in questa situazione a riconsiderare il loro stato nel complesso e a valutare eventualmente il ricorso anche a un cardiologo e a un endocrinologo. E a preoccuparsi in anticipo della loro fertilità.
Una campagna ad hoc per la salute degli uomini
«Prima si inizia, meglio è - puntualizza Luca Carmignani, direttore dell’unità operativa complessa di urologia al policlinico San Donato di Milano e responsabile dell’ufficio ricerca della Società Italiana di Urologia, che nei giorni scorsi ha lanciato una massiccia campagna di prevenzione rivolta alla salute degli uomini -. Tutti i ragazzi hanno bisogno di una visita di controllo per verificare che non vi siano problematiche congenite o situazioni patologiche magari silenziose. Ogni genitore dovrebbe avere chiaro che la salute urologica non è un fatto banale o scontato in giovane età. La giovinezza in sé non è garanzia di assenza di problemi. Ci sono malattie silenti che possono condizionare la fertilità o anche la vita sessuale della persona».
Fonte http://www.lastampa.it/2018/03/19/scienza/benessere/meno-spermatozoi-e-pi-rischi-metabolici-per-gli-uomini-delle-zone-industrializzate-fare-controlli-dwTwZnIc7JWbWjKX2MndzK/pagina.html
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