Quanto più spessa è la translucenza nucale (che in media a questa età gestazionale è di 2,5 millimetri, mentre nei feti portatori di sindrome di Down è sensibilmente maggiore) tanto maggiore è la probabilità che il nascituro sia affetto dal disturbo. Questo esame permette di stimare con buona approssimazione il rischio che il piccolo sia affetto da una delle due più diffuse alterazioni cromosomiche: la sindrome di Down e la trisomia 18. Poiché riesce a identificare 6-7 bambini affetti da malattia cromosomica su 10, non dà certezze assolute.
Dal momento che l’affidabilità dell’esame è strettamente legata all’abilità e all’esperienza dell’ecografista, è importante rivolgersi a una struttura pubblica o privata ad alta specializzazione e verificare che l’operatore sia accreditato presso la Fetal Medicine Foundation, l’organizzazione britannica che ha stabilito le linee guida per la traslucenza nucale.
Per avere una maggiore attendibilità, l’esame della translucenza nucale di norma viene associato al bitest (o duotest), ossia la misurazione della concentrazione nel sangue materno di due ormoni, la frazione beta della gonadotropina corionica umana e la PAPP-A, o proteina A plasmatica associata alla gravidanza. I due test combinati (chiamati Test combinato del primo trimestre) consentono di individuare 82 feti portatori di alterazioni cromosomiche su 100, con il 5% di falsi positivi.
Le linee guida aggiornate raccomandano l’offerta del test combinato, cioè della misurazione della traslucenza nucale e del dosaggio ematico di hCG e PAPP-A, a tutte le donne in attesa tra l’undicesima e la tredicesima settimana.
Sono esami che richiedono il pagamento di un ticket, la cui entità varia da Regione a Regione. Non sono compresi tra quelli offerti gratuitamente perché nel 1998, alla pubblicazione del decreto, non erano disponibili.
Bistest e translucenza nucale non comportano alcun rischio per il proseguimento della gravidanza e per la salute del nascituro.
Fonte http://www.quimamme.it/dolce-attesa/translucenza-nucale-e-bitest-di-cosa-si-tratta-e-quando-farli/
Dal momento che l’affidabilità dell’esame è strettamente legata all’abilità e all’esperienza dell’ecografista, è importante rivolgersi a una struttura pubblica o privata ad alta specializzazione e verificare che l’operatore sia accreditato presso la Fetal Medicine Foundation, l’organizzazione britannica che ha stabilito le linee guida per la traslucenza nucale.
Per avere una maggiore attendibilità, l’esame della translucenza nucale di norma viene associato al bitest (o duotest), ossia la misurazione della concentrazione nel sangue materno di due ormoni, la frazione beta della gonadotropina corionica umana e la PAPP-A, o proteina A plasmatica associata alla gravidanza. I due test combinati (chiamati Test combinato del primo trimestre) consentono di individuare 82 feti portatori di alterazioni cromosomiche su 100, con il 5% di falsi positivi.
Le linee guida aggiornate raccomandano l’offerta del test combinato, cioè della misurazione della traslucenza nucale e del dosaggio ematico di hCG e PAPP-A, a tutte le donne in attesa tra l’undicesima e la tredicesima settimana.
Sono esami che richiedono il pagamento di un ticket, la cui entità varia da Regione a Regione. Non sono compresi tra quelli offerti gratuitamente perché nel 1998, alla pubblicazione del decreto, non erano disponibili.
Bistest e translucenza nucale non comportano alcun rischio per il proseguimento della gravidanza e per la salute del nascituro.
Fonte http://www.quimamme.it/dolce-attesa/translucenza-nucale-e-bitest-di-cosa-si-tratta-e-quando-farli/
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