A seconda che nel sangue sia presente o assente l’antigene D, si parla di fattore Rh positivo o negativo. Quando la madre presenta Rh negativo e il bambino Rh positivo, c’è un’incompatibilità tra il sangue della gestante e quello del feto. Se i due tipi di sangue vengono in contatto, il sistema immunitario della donna considera un pericolo l’antigene D presente nel sangue del bambino e produce degli anticorpi che colpiscono i globuli rossi del bambino.
La reazione provoca una malattia emolitico-fetale potenzialmente letale per il feto o il neonato, più o meno violenta a seconda del sistema immunitario della donna.
Come vengono in contatto il sangue della madre e quello del bambino? I fattori più comuni sono aborto, gravidanza ectopica, traumi addominali, emorragie. Anche i test di diagnosi prenatale invasivi come amniocentesi e villocentesi, però, rappresentano un pericolo.
Il test DNA fetale è un esame non invasivo ed evita l’incontro tra sangue materno e fetale.
Per ridurre i rischi legati all’incompatibilità tra Rh positivo e negativo, esiste un apposito sistema di immunoprofilassi anti-D. Il medico somministra alla madre immunoglobuline umane anti-D, che prevengono la formazione degli anticorpi che attaccherebbero il feto. A seconda dei casi, la gestante si sottopone al trattamento prima del parto o anche dopo.
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Ogni caso è diverso, motivo per cui è consigliabile consultare il proprio ginecologo. Pianificherà un percorso di screening prenatale personalizzato, con test del DNA fetale e altre analisi specifiche.
Fonti
1. Medicina dell'età prenatale: Prevenzione, diagnosi e terapia dei difetti congeniti e delle principali
patologie gravidiche - Di Antonio L. Borrelli,Domenico Arduini,Antonio Cardone,Valerio Ventrut
2. La compatibilità di gruppo materno-fetale – di L. Brondelli, G. Simonazzi, N. Rizzo
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