Accedere alla procreazione medicalmente assistita (PMA) è un percorso difficile, ad ostacoli, che lascia sempre dei segni, che si riesca o meno a raggiungere il proprio scopo come testimonia la storia di Sabrina. E le coppie sono in crescita perché aumenta l’infertilità ma la maggior parte non ce la fa a realizzare il sogno di una gravidanza.
COME E DOVE SI PUO’ COMINCIARE IL PERCORSO
In Italia la procedura che viene praticata in ospedali pubblici, privati e privati convenzionati, in totale 369 strutture, è accessibile solo alle coppie sposate o di fatto eterosessuali, esclusi single e gay che si rivolgono quindi a centri esteri. Nel 2013 il 2,4 % dei bambini è nato grazie a queste tecniche.
Secondo i dati del 2013 contenuti nell’ultima relazione del ministro della Salute Beatrice Lorenzin al Parlamento sull’applicazione della legge 40 che disciplina la Pma, degli oltre 27 mila cicli di cura iniziati con tecnica di primo livello, solo nel 10,2% dei casi - 2.700 - la donna è riuscita a ottenere una gravidanza. Aumenta, ma senza arrivare mai a grandi numeri, il successo con tecniche più sofisticate, come la Fivet o l’Icsi. Di 55 mila trattamenti iniziati le gravidanze sono state 10.712 il 19,5%. In alcuni casi non si è potuto trasferire l’embrione in utero, quando si è riusciti a farlo la percentuale di gravidanze è salita a 29,2% per la Fivet e 25,8% per la Icsi.
LE DIVERSE TECNICHE: ECCO COME AVVIENE LA FECONDAZIONE
Le tecniche di procreazione medicalmente assistita si distinguono in tecniche di «primo livello» o inseminazione semplice (IUI) e di secondo e terzo livello. Nel primo la fecondazione avviene nel corpo della donna dopo una stimolazione ovarica e il trattamento degli spermatozoi che vengono «potenziati».
Con le tecniche di secondo e terzo livello c’è una fecondazione esterna al corpo della donna, in vitro, l’embrione viene poi reimpiantato in utero. Si possono utilizzare embrioni non congelati (tecniche a fresco) oppure precedentemente congelati (crioconservazione).
INSEMINAZIONE DI SECONDO E TERZO LIVELLO: PIU’ EFFICACE
La distinzione in tecniche di secondo o terzo livello dipende dal tipo di intervento, quelle di terzo livello prevedono un vero e proprio intervento chirurgico endoscopico. Le tecniche di Pma più usate sono la Fivet e l’Icsi. La Fivet consiste nel posizionare migliaia di spermatozoi sopra l’ovocita in modo da favorire la fecondazione, con l’Icsi viene iniettato un singolo spermatozoo. Ciò consente anche in caso di pochissimi spermatozoi di poter accedere alla Pma e crea una discrepanza tra i sessi.
Per le donne non c’è una tecnica analoga: se gli ovociti sono esauriti o quasi rimane solo l’ovodonazione da parte di un’altra donna. È l’eterologa - che diversamente dall’omologa - usa materiale genetico esterno alla coppia. Nell’oltre 75% di richieste quello che manca è un gamete o ovulo femminile che deve essere ricercato in banche estere in assenza di una legislazione italiana adeguata alle richieste.
GLI OSTACOLI DELLA LEGGE 40 SMONTATA DALLA CORTE COSTITUZIONALE
Le coppie che vogliono un figlio e non riescono ad averlo in modo naturale, in questi anni hanno dovuto correre i cento metri ad ostacoli. La legge 40 del 2004 fortemente influenzata da un impianto cattolico è stata smontata pezzo per pezzo dalla Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittimi l’obbligo di limitarsi a tre embrioni e di impiantarli tutti contemporaneamente (facendo impennare le gravidanze gemellari e trigemellari con rischi per la salute della donna), il divieto della diagnosi preimpianto per le coppie infertili, il divieto di diagnosi preimpianto per le coppie fertili portatrici di malattie genetiche, e infine il divieto di eterologa caduto ad aprile 2014.
L’ETEROLOGA È AMMESSA IN ITALIA DAL 2014
Dal 2014 anche in Italia si può fare l’eterologa ma non senza problemi. Perché la sanità regionale fa in modo che l’orientamento politico di una regione possa limitare l’accesso alle cure per esempio prevedendo di non comprendere nei Lea - i livelli essenziali di assistenza - l’eterologa. Così le coppie se vogliono un figlio con queste tecniche devono pagare di tasca propria le cure che possono arrivare anche oltre i 10 mila euro a seconda di quanti tentativi si sceglie di fare.
IL FATTORE ETA’ E LE ASPETTATIVE DELLE COPPIE
Cercare un figlio è una corsa contro il tempo. Le italiane per varie ragioni cercano una gravidanza troppo tardi e questo diminuisce le probabilità di riuscirci, indipendentemente dalle tecniche utilizzate. Come scrive il ministero nel suo rapporto continuano ad aumentare le pazienti che provano a rimanere incinte dopo i 40 anni. L’età media delle donne che in Italia si sottopongono alla procreazione medicalmente assistita è più elevata rispetto al resto d’Europa, 36,6 anni contro 34,7 anni (2010). Per gli uomini è di 40 anni. Ciò vuol dire doversi preparare al fallimento e dover ricorrere sempre di più all’eterologa.
Elisabetta Coccia è direttrice del centro di procreazione medicalmente assistita dell’ospedale Careggi di Firenze, la prima struttura pubblica a decidere di praticare anche l’eterologa. «L’età della donna è il fattore femminile più rilevante: procrastinare la gravidanza dopo i 30 o i 35 anni ci rende molto meno fertili anche con le tecniche di procreazione assistita. Sopra i 43 anni abbiamo solo il 4% di probabilità, sopra i 40 il 10%.
LE PATOLOGIE CHE POSSONO RENDERE DIFFICILE LA RIUSCITA
Il fattore età è dirimente, poi ci sono i fattori tubarici, l’endometriosi, gli interventi chirurgici che possono compromettere la riserva ovarica, fattori ormonali» «Le coppie che arrivano da noi - continua - sono sempre molto determinate, non hanno particolari preoccupazioni anche per quanto riguarda l’eterologa. Abbiamo un andrologo, l’uomo viene seguito in parallelo alla donna perché è responsabile per un 30-35% dei problemi di fertilità della coppia e cerchiamo di trattarli in modo approfondito con accertamenti diagnostici.
Dal 2000 i trattamenti per l’omologa rientrano nei Lea regionali e dal 2014 anche l’eterologa fino ai 43 anni, e questo è stato il volano: coppie anche da fuori regione migrano e arrivano da noi».
La dottoressa Maria Giuseppina Picconeri è ginecologa, responsabile di un piccolo centro privato di fecondazione assistita a Roma, il Nike medical center. Il Lazio ha una situazione particolare, la procedura di autorizzazione dei centri che spetta alla regione non è ancora conclusa. L’Istituto superiore di sanità che tiene il registro delle autorizzazioni ha deciso di distinguere tra centri attivi, autorizzati e in via di autorizzazione. In Lazio sono in totale oltre 40.
L’ANSIA DELLE DONNE. GLI UOMINI CHE TEMONO L’IMPOTENZA
«Nella maggior parte dei casi le coppie che si rivolgono a noi hanno un’età compresa tra ii 35 ed i 40 anni, più spesso conviventi che sposati e che per ragioni diverse hanno postposto la gravidanza. Di solito si conoscono da alcuni anni e provano da circa un anno ad avere un figlio senza risultato» spiega. «Arrivano da noi tramite il passa parola o attraverso internet - continua - in genere presentano un elevato livello di ansia, e vorrebbero ottenere il risultato nel più breve tempo possibile. L’età non viene percepita come fattore limitante! Chi ha più di quarant’anni ha aspettative molto elevate ed è stupito quando scopre le reali possibilità. Se nelle donne prevale l’ansia legata allo scorrere del tempo, nell’uomo è l’ansia da prestazione che prende il sopravvento, cerca la conferma di non essere la causa dell’infertilità di coppia».
GLI EFFETTI COLLATERALI DELLA STIMOLAZIONE ORMONALE.
Nelle donne la stimolazione ormonale necessaria ad aumentare il numero di ovociti cambia il carattere e il corpo (si può ingrassare molto) ed espone maggiormente a rischi di tumore. Anche lo stress può incidere sulla riuscita di una gravidanza. «Non c’è una relazione causa - effetto però incominciano ad esistere anche in letteratura ampie discussioni ed evidenze. Noi donne che corriamo, siamo multitasking, procrastiniamo la gravidanza o la programmiamo troppo, andiamo incontro a sub-fertilità, i nostri ormoni sono alterati da questo stile di vita» spiega Coccia.
GLI UOMINI DIVENTANO MENO FERTILI CON L’AVANZARE DELL’ETA’
A ciò si somma una diminuzione generale della fertilità dell’uomo italiano: «Il fattore età è meno codificato che nella donna ma si sta osservando che anche gli spermatozoi invecchiano. Alcuni studi dimostrano che siamo in un paese a potenziale subfertilità ingravescente, diminuisce la fertilità maschile rispetto ai primi del Novecento».
L’IMBARAZZO DELLE VISITE PER GLI UOMINI
Nonostante per gli uomini la Pma sia meno invasiva può rappresentare una sfida come racconta la psicoterapeuta Silva Oliva (anche nel contributo AUDIO) parte di un gruppo di studio sulla PMA e membro dell’associazione AIPPI (Scuola di Psicoterapia Psicoanalitica per Bambini, Adolescenti e Famiglie): «In generale osserviamo maggiore difficoltà nel seguire tutte le cure, le donne sono abituate ad andare dal ginecologo da quando hanno 15 anni, l’u omo questo rapporto con i medici non ce l’ha a meno di disturbi evidenti, tutto quello che riguarda la funzionalità del pene è leggermente più imbarazzante, preferirebbe che tutto andasse naturalmente per il falso nesso tra l’impotenza e la possibilità di fecondazione».
ETEROLOGA: QUANTI OSTACOLI E FRENI PSICOLOGICI
«L’ete rologa dà più problemi - continua Oliva - in alcuni casi per l’uomo può essere difficile sentirsi padre a tutti gli effetti del figlio quando il seme è di un donatore, non lo sentono proprio. La donna può attenuare questa mancanza di continuità genetica con la gravidanza, il fatto che porti dentro di lei il figlio, lo faccia nascere, lo allatti, la aiuta. Un altro grande problema è il segreto: le coppie che ricorrono all’inseminazione da donazione, spesso non dicono al bambino la sua origine e nemmeno alla famiglia, temono che non venga accettato». «Gli adulti credono che i bambini siano troppo piccoli per capire - spiega Oliva - invece non è così. Possono venire a saperlo da altri e per esempio se si ascolta un programma in tv che parla di fecondazione, i genitori possono tradire imbarazzo, il bambino sente che c’è qualcosa di strano che lo riguarda e nasce il sospetto».
CHE COSA SUCCEDE ALLA COPPIE DURANTE DOPO L’ITER
Problemi sono in agguato anche per la coppia: «Se si va d’accordo, c’è tolleranza reciproca, affetto, amore, se il desiderio di questo bambino è molto condiviso, si possono sopportare le incertezze, le cure, gli insuccessi, gli aborti. Se ci sono già delle difficoltà passare attraverso questo esperienza non aiuta. C’è molta concentrazione su questo evento che toglie spazio ad altri progetti della coppia, specialmente da parte della donna che subisce la pesantezza del trattamento» conclude Oliva.
Fonte http://www.lastampa.it/2016/04/04/scienza/fecondazione-assistita-percorso-complesso-anche-per-gli-aspiranti-padri-ymfMlzNdong6bVqoCesHmJ/pagina.html
COME E DOVE SI PUO’ COMINCIARE IL PERCORSO
In Italia la procedura che viene praticata in ospedali pubblici, privati e privati convenzionati, in totale 369 strutture, è accessibile solo alle coppie sposate o di fatto eterosessuali, esclusi single e gay che si rivolgono quindi a centri esteri. Nel 2013 il 2,4 % dei bambini è nato grazie a queste tecniche.
Secondo i dati del 2013 contenuti nell’ultima relazione del ministro della Salute Beatrice Lorenzin al Parlamento sull’applicazione della legge 40 che disciplina la Pma, degli oltre 27 mila cicli di cura iniziati con tecnica di primo livello, solo nel 10,2% dei casi - 2.700 - la donna è riuscita a ottenere una gravidanza. Aumenta, ma senza arrivare mai a grandi numeri, il successo con tecniche più sofisticate, come la Fivet o l’Icsi. Di 55 mila trattamenti iniziati le gravidanze sono state 10.712 il 19,5%. In alcuni casi non si è potuto trasferire l’embrione in utero, quando si è riusciti a farlo la percentuale di gravidanze è salita a 29,2% per la Fivet e 25,8% per la Icsi.
LE DIVERSE TECNICHE: ECCO COME AVVIENE LA FECONDAZIONE
Le tecniche di procreazione medicalmente assistita si distinguono in tecniche di «primo livello» o inseminazione semplice (IUI) e di secondo e terzo livello. Nel primo la fecondazione avviene nel corpo della donna dopo una stimolazione ovarica e il trattamento degli spermatozoi che vengono «potenziati».
Con le tecniche di secondo e terzo livello c’è una fecondazione esterna al corpo della donna, in vitro, l’embrione viene poi reimpiantato in utero. Si possono utilizzare embrioni non congelati (tecniche a fresco) oppure precedentemente congelati (crioconservazione).
INSEMINAZIONE DI SECONDO E TERZO LIVELLO: PIU’ EFFICACE
La distinzione in tecniche di secondo o terzo livello dipende dal tipo di intervento, quelle di terzo livello prevedono un vero e proprio intervento chirurgico endoscopico. Le tecniche di Pma più usate sono la Fivet e l’Icsi. La Fivet consiste nel posizionare migliaia di spermatozoi sopra l’ovocita in modo da favorire la fecondazione, con l’Icsi viene iniettato un singolo spermatozoo. Ciò consente anche in caso di pochissimi spermatozoi di poter accedere alla Pma e crea una discrepanza tra i sessi.
Per le donne non c’è una tecnica analoga: se gli ovociti sono esauriti o quasi rimane solo l’ovodonazione da parte di un’altra donna. È l’eterologa - che diversamente dall’omologa - usa materiale genetico esterno alla coppia. Nell’oltre 75% di richieste quello che manca è un gamete o ovulo femminile che deve essere ricercato in banche estere in assenza di una legislazione italiana adeguata alle richieste.
GLI OSTACOLI DELLA LEGGE 40 SMONTATA DALLA CORTE COSTITUZIONALE
Le coppie che vogliono un figlio e non riescono ad averlo in modo naturale, in questi anni hanno dovuto correre i cento metri ad ostacoli. La legge 40 del 2004 fortemente influenzata da un impianto cattolico è stata smontata pezzo per pezzo dalla Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittimi l’obbligo di limitarsi a tre embrioni e di impiantarli tutti contemporaneamente (facendo impennare le gravidanze gemellari e trigemellari con rischi per la salute della donna), il divieto della diagnosi preimpianto per le coppie infertili, il divieto di diagnosi preimpianto per le coppie fertili portatrici di malattie genetiche, e infine il divieto di eterologa caduto ad aprile 2014.
L’ETEROLOGA È AMMESSA IN ITALIA DAL 2014
Dal 2014 anche in Italia si può fare l’eterologa ma non senza problemi. Perché la sanità regionale fa in modo che l’orientamento politico di una regione possa limitare l’accesso alle cure per esempio prevedendo di non comprendere nei Lea - i livelli essenziali di assistenza - l’eterologa. Così le coppie se vogliono un figlio con queste tecniche devono pagare di tasca propria le cure che possono arrivare anche oltre i 10 mila euro a seconda di quanti tentativi si sceglie di fare.
IL FATTORE ETA’ E LE ASPETTATIVE DELLE COPPIE
Cercare un figlio è una corsa contro il tempo. Le italiane per varie ragioni cercano una gravidanza troppo tardi e questo diminuisce le probabilità di riuscirci, indipendentemente dalle tecniche utilizzate. Come scrive il ministero nel suo rapporto continuano ad aumentare le pazienti che provano a rimanere incinte dopo i 40 anni. L’età media delle donne che in Italia si sottopongono alla procreazione medicalmente assistita è più elevata rispetto al resto d’Europa, 36,6 anni contro 34,7 anni (2010). Per gli uomini è di 40 anni. Ciò vuol dire doversi preparare al fallimento e dover ricorrere sempre di più all’eterologa.
Elisabetta Coccia è direttrice del centro di procreazione medicalmente assistita dell’ospedale Careggi di Firenze, la prima struttura pubblica a decidere di praticare anche l’eterologa. «L’età della donna è il fattore femminile più rilevante: procrastinare la gravidanza dopo i 30 o i 35 anni ci rende molto meno fertili anche con le tecniche di procreazione assistita. Sopra i 43 anni abbiamo solo il 4% di probabilità, sopra i 40 il 10%.
LE PATOLOGIE CHE POSSONO RENDERE DIFFICILE LA RIUSCITA
Il fattore età è dirimente, poi ci sono i fattori tubarici, l’endometriosi, gli interventi chirurgici che possono compromettere la riserva ovarica, fattori ormonali» «Le coppie che arrivano da noi - continua - sono sempre molto determinate, non hanno particolari preoccupazioni anche per quanto riguarda l’eterologa. Abbiamo un andrologo, l’uomo viene seguito in parallelo alla donna perché è responsabile per un 30-35% dei problemi di fertilità della coppia e cerchiamo di trattarli in modo approfondito con accertamenti diagnostici.
Dal 2000 i trattamenti per l’omologa rientrano nei Lea regionali e dal 2014 anche l’eterologa fino ai 43 anni, e questo è stato il volano: coppie anche da fuori regione migrano e arrivano da noi».
La dottoressa Maria Giuseppina Picconeri è ginecologa, responsabile di un piccolo centro privato di fecondazione assistita a Roma, il Nike medical center. Il Lazio ha una situazione particolare, la procedura di autorizzazione dei centri che spetta alla regione non è ancora conclusa. L’Istituto superiore di sanità che tiene il registro delle autorizzazioni ha deciso di distinguere tra centri attivi, autorizzati e in via di autorizzazione. In Lazio sono in totale oltre 40.
L’ANSIA DELLE DONNE. GLI UOMINI CHE TEMONO L’IMPOTENZA
«Nella maggior parte dei casi le coppie che si rivolgono a noi hanno un’età compresa tra ii 35 ed i 40 anni, più spesso conviventi che sposati e che per ragioni diverse hanno postposto la gravidanza. Di solito si conoscono da alcuni anni e provano da circa un anno ad avere un figlio senza risultato» spiega. «Arrivano da noi tramite il passa parola o attraverso internet - continua - in genere presentano un elevato livello di ansia, e vorrebbero ottenere il risultato nel più breve tempo possibile. L’età non viene percepita come fattore limitante! Chi ha più di quarant’anni ha aspettative molto elevate ed è stupito quando scopre le reali possibilità. Se nelle donne prevale l’ansia legata allo scorrere del tempo, nell’uomo è l’ansia da prestazione che prende il sopravvento, cerca la conferma di non essere la causa dell’infertilità di coppia».
GLI EFFETTI COLLATERALI DELLA STIMOLAZIONE ORMONALE.
Nelle donne la stimolazione ormonale necessaria ad aumentare il numero di ovociti cambia il carattere e il corpo (si può ingrassare molto) ed espone maggiormente a rischi di tumore. Anche lo stress può incidere sulla riuscita di una gravidanza. «Non c’è una relazione causa - effetto però incominciano ad esistere anche in letteratura ampie discussioni ed evidenze. Noi donne che corriamo, siamo multitasking, procrastiniamo la gravidanza o la programmiamo troppo, andiamo incontro a sub-fertilità, i nostri ormoni sono alterati da questo stile di vita» spiega Coccia.
GLI UOMINI DIVENTANO MENO FERTILI CON L’AVANZARE DELL’ETA’
A ciò si somma una diminuzione generale della fertilità dell’uomo italiano: «Il fattore età è meno codificato che nella donna ma si sta osservando che anche gli spermatozoi invecchiano. Alcuni studi dimostrano che siamo in un paese a potenziale subfertilità ingravescente, diminuisce la fertilità maschile rispetto ai primi del Novecento».
L’IMBARAZZO DELLE VISITE PER GLI UOMINI
Nonostante per gli uomini la Pma sia meno invasiva può rappresentare una sfida come racconta la psicoterapeuta Silva Oliva (anche nel contributo AUDIO) parte di un gruppo di studio sulla PMA e membro dell’associazione AIPPI (Scuola di Psicoterapia Psicoanalitica per Bambini, Adolescenti e Famiglie): «In generale osserviamo maggiore difficoltà nel seguire tutte le cure, le donne sono abituate ad andare dal ginecologo da quando hanno 15 anni, l’u omo questo rapporto con i medici non ce l’ha a meno di disturbi evidenti, tutto quello che riguarda la funzionalità del pene è leggermente più imbarazzante, preferirebbe che tutto andasse naturalmente per il falso nesso tra l’impotenza e la possibilità di fecondazione».
ETEROLOGA: QUANTI OSTACOLI E FRENI PSICOLOGICI
«L’ete rologa dà più problemi - continua Oliva - in alcuni casi per l’uomo può essere difficile sentirsi padre a tutti gli effetti del figlio quando il seme è di un donatore, non lo sentono proprio. La donna può attenuare questa mancanza di continuità genetica con la gravidanza, il fatto che porti dentro di lei il figlio, lo faccia nascere, lo allatti, la aiuta. Un altro grande problema è il segreto: le coppie che ricorrono all’inseminazione da donazione, spesso non dicono al bambino la sua origine e nemmeno alla famiglia, temono che non venga accettato». «Gli adulti credono che i bambini siano troppo piccoli per capire - spiega Oliva - invece non è così. Possono venire a saperlo da altri e per esempio se si ascolta un programma in tv che parla di fecondazione, i genitori possono tradire imbarazzo, il bambino sente che c’è qualcosa di strano che lo riguarda e nasce il sospetto».
CHE COSA SUCCEDE ALLA COPPIE DURANTE DOPO L’ITER
Problemi sono in agguato anche per la coppia: «Se si va d’accordo, c’è tolleranza reciproca, affetto, amore, se il desiderio di questo bambino è molto condiviso, si possono sopportare le incertezze, le cure, gli insuccessi, gli aborti. Se ci sono già delle difficoltà passare attraverso questo esperienza non aiuta. C’è molta concentrazione su questo evento che toglie spazio ad altri progetti della coppia, specialmente da parte della donna che subisce la pesantezza del trattamento» conclude Oliva.
Fonte http://www.lastampa.it/2016/04/04/scienza/fecondazione-assistita-percorso-complesso-anche-per-gli-aspiranti-padri-ymfMlzNdong6bVqoCesHmJ/pagina.html
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