“L’aborto e’ un’esperienza traumatica in tutte le donne, qualunque siano la cultura e il credo di appartenenza. Cominciamo a pensare che l’aborto sia un trauma e come tale crea disorganizzazione”. A spiegarlo e’ Francesca Malatacca, psicologa e psicoterapeuta che si occupa della donna dal 1994.
La psicoterapeuta parla quindi di “trauma della perdita e perdita del trauma attraverso l’elaborazione del lutto, perche’ l’aborto produce una ferita alla femminilita’ e alla maternita’: la perdita e il trauma”.
La donna registra un vuoto nel suo corpo, nella sua mente e nel suo cuore
Un malessere che affonda le sue radici “nel cervello primitivo: nell’amigdala, poiche’ e’ quella la sede delle emozioni, e nei neuroni specchio, sede dell’empatia che stabilisce la relazione. Lo stress che produce il trauma della perdita del figlio- continua Malatacca- altera i neurotrasmettitori, in questo modo la donna registra un vuoto nel suo corpo, nella sua mente e nel suo cuore”.
Nel post-aborto, sia spontaneo che volontario, “e’ necessario allora elaborare la perdita altrimenti non si procede a superare il trauma, in quanto questo produce infertilita’”. Chiarendo il suo pensiero, la terapeuta aggiunge: “Dopo l’aborto sia spontaneo che volontario si verifica nella donna un’incapacita’ gestazionale poiche’ si sente causa della morte del proprio figlio. Si verificano nella donna un calo della libido e disturbi della sessualita’, il Dna della coppia viene frammentato e la relazione tra l’uomo e la donna ha bisogno di essere ridefinita”.
Malatacca e’ stata la prima psicoterapeuta in Italia a occuparsi di questo ambito e ha elaborato un metodo per aiutare le donne
“Parto dall’elaborazione del lutto per restituire all’aborto l’immagine di un figlio, anche se doloroso! Non c’era niente in letteratura nel ’94 e, quando mi sono trovata a lavorare con l’utenza di donne con abortivita’, ho navigato nel mare del loro dolore. La perdita del figlio e il fallimento della maternita’, genera senso di colpa nella donna, pertanto e’ necessario elaborare il lutto attraverso l’esorcizzazione del ‘Bambino fantasma®’ che aleggia nella psiche della donna dopo l’aborto. Tutto questo mi ha suggerito lo sviluppo del mio metodo ‘Io voglio nascere®’, per dare la dignita’ di figlio all’aborto”.
I ginecologi, chiarisce la psicoterapeuta, “invitano la donna con abortivita’ a concepire subito un altro figlio, mentre e’ necessario un periodo di tempo per elaborare la perdita, e un percorso che possa aiutarla a vincere il senso di colpa per averlo perso”.
Nel caso dell’abortivita’ ripetuta, “tantissime donne si sono definite ‘bare dei propri figli’, proviamo a immaginare che nella mamma la mentalizzazione di un figlio ha bisogno di un’immagine- prosegue Malatacca- e poiche’ questo processo nell’aborto non c’e’, il mio metodo ‘Io voglio nascere®’ punta a dare un’immagine e un’identita’ all’aborto in quanto figlio”.
Assistendo a tutto questo dolore Malatacca ha puntato a restituire la femminilita’ alla donna, la relazione alla coppia, il desiderio della genitorialita’, la capacita’ gestazionale, la maternita’ alla donna e a sostenere la relazione madre-bambino in gravidanza.
Il suo lavoro “aiuta la capacita’ gestazionale e sostiene la gravidanza sia nella donna con aborto spontaneo ricorrente sia in nell’aborto volontario- conclude la psicoterapeuta- nel primo anno su 32 donne, 28 hanno avuto il bambino”.
La psicoterapeuta parla quindi di “trauma della perdita e perdita del trauma attraverso l’elaborazione del lutto, perche’ l’aborto produce una ferita alla femminilita’ e alla maternita’: la perdita e il trauma”.
La donna registra un vuoto nel suo corpo, nella sua mente e nel suo cuore
Un malessere che affonda le sue radici “nel cervello primitivo: nell’amigdala, poiche’ e’ quella la sede delle emozioni, e nei neuroni specchio, sede dell’empatia che stabilisce la relazione. Lo stress che produce il trauma della perdita del figlio- continua Malatacca- altera i neurotrasmettitori, in questo modo la donna registra un vuoto nel suo corpo, nella sua mente e nel suo cuore”.
Nel post-aborto, sia spontaneo che volontario, “e’ necessario allora elaborare la perdita altrimenti non si procede a superare il trauma, in quanto questo produce infertilita’”. Chiarendo il suo pensiero, la terapeuta aggiunge: “Dopo l’aborto sia spontaneo che volontario si verifica nella donna un’incapacita’ gestazionale poiche’ si sente causa della morte del proprio figlio. Si verificano nella donna un calo della libido e disturbi della sessualita’, il Dna della coppia viene frammentato e la relazione tra l’uomo e la donna ha bisogno di essere ridefinita”.
Malatacca e’ stata la prima psicoterapeuta in Italia a occuparsi di questo ambito e ha elaborato un metodo per aiutare le donne
“Parto dall’elaborazione del lutto per restituire all’aborto l’immagine di un figlio, anche se doloroso! Non c’era niente in letteratura nel ’94 e, quando mi sono trovata a lavorare con l’utenza di donne con abortivita’, ho navigato nel mare del loro dolore. La perdita del figlio e il fallimento della maternita’, genera senso di colpa nella donna, pertanto e’ necessario elaborare il lutto attraverso l’esorcizzazione del ‘Bambino fantasma®’ che aleggia nella psiche della donna dopo l’aborto. Tutto questo mi ha suggerito lo sviluppo del mio metodo ‘Io voglio nascere®’, per dare la dignita’ di figlio all’aborto”.
I ginecologi, chiarisce la psicoterapeuta, “invitano la donna con abortivita’ a concepire subito un altro figlio, mentre e’ necessario un periodo di tempo per elaborare la perdita, e un percorso che possa aiutarla a vincere il senso di colpa per averlo perso”.
Nel caso dell’abortivita’ ripetuta, “tantissime donne si sono definite ‘bare dei propri figli’, proviamo a immaginare che nella mamma la mentalizzazione di un figlio ha bisogno di un’immagine- prosegue Malatacca- e poiche’ questo processo nell’aborto non c’e’, il mio metodo ‘Io voglio nascere®’ punta a dare un’immagine e un’identita’ all’aborto in quanto figlio”.
Assistendo a tutto questo dolore Malatacca ha puntato a restituire la femminilita’ alla donna, la relazione alla coppia, il desiderio della genitorialita’, la capacita’ gestazionale, la maternita’ alla donna e a sostenere la relazione madre-bambino in gravidanza.
Il suo lavoro “aiuta la capacita’ gestazionale e sostiene la gravidanza sia nella donna con aborto spontaneo ricorrente sia in nell’aborto volontario- conclude la psicoterapeuta- nel primo anno su 32 donne, 28 hanno avuto il bambino”.
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