Di che si parla quando si parla di gravidanza vegan? Molto spesso si tratta di preconcetti che vengono usati per screditare il mondo vegan in generale. Al di là delle chiacchiere da studio televisivo, la forza del VeganFest è portare il mondo dei professionisti della salute a dare giuste informazioni sulla salute e la dieta vegan.
Ne abbiamo parlato in una conferenza con il dott. Niccolò Giovannini in una conferenza condotta da Alessandra Di Lenge.
Il dott. Giovannini è Medico specializzato in Ostetricia e Ginecologia, ha conseguito un dottorato di ricerca in Scienze Prenatale, integra la medicina antica con la ricerca più moderna. Recentemente ha preso un master in Yoga Alliance e collabora con varie realtà tra cui Medici Senza Frontiere e un gruppo di ricerca riconosciuto dall’Unesco sulle medicine tradizionali indigene in Amazzonia.
La vitamina B12 e il riduzionismo nell’approccio tradizionale alla gravidanza
Il mondo vegan è spesso attaccato per il tema della gravidanza, con un atteggiamento spesso riduzionista. La complessità della gravidanza, del corpo della donna e della sua salute si appiattisce nel problema della B12: una vitamina che nel mondo occidentale sta diventando carente per tutti, vegani e non. Per questo la valutazione di una nutrizione vegetale in gravidanza solo attraverso la” lente” B12 è fuorviante, dato che i macronutrienti importanti sono tantissimi, e devono trovarsi in equilibrio per una gravidanza salutare.
L’ADA (American Diet Association), associazione di nutrizionisti americana molto autorevole, ha decretato che la dieta vegan in gravidanza è la migliore per la crescita e lo sviluppo del feto. Il fatto che un’autorevole associazione di nutrizionisti abbia dichiarato questo ci può far riflettere sulla natura della nutrizione. La nutrizione ha uno spettro molto ampio, entrano in campo molti fattori, la palatabilità, il nostro ambiente, la nostra perdita dell’istinto che ci faceva capire cosa mangiare, quando mangiarlo, e soprattutto l’etica (a questo proposito l’interessante studio MedDiet 4.0 di Dernini individua 4 fattori fondamentali: ambiente, economia, salute dell’individuo, società-culture).
La gravidanza è un ponte tra il presente e il futuro, e sfruttare il suo fattore positivo può farla diventare un fattore di miglioramento, un fattore non nocivo. In questo campo possiamo renderci conto come mangiare un cibo non sostenibile può creare scompensi incredibili, ma anche di animali e di persone in altri paesi del mondo. Le donne, e i genitori tutti devono rendersi conto del valore dirompente delle scelte alimentari che si fanno per i propri figli: sia nei confronti della loro salute, sia nei confronti del mondo che stiamo consegnando nelle loro mani. Il riscaldamento globale; la povertà, la denutrizione e la desertificazione nei paesi del Sud del mondo; la fine della biodiversità, così come tante patologie che possono subentrare anche in tenera età che possono essere evitate con una gravidanza vegan e uno svezzamento e nutrizione vegetale equilibrata durante l’infanzia.
Il Rapporto Blumberg ha valutato lo stato di salute di tutti i paesi del mondo, e pare che l’Italia sia uno dei paesi con maggior livello di salute, e la dieta mediterranea è quella che riesce a rispettare l’umano, a creare una salute interna ed esterna. La dieta mediterranea è stata considerata patrimonio dell’umanità dall’Unesco. È basata su prodotti locali, frutta e vegetali, legumi e cereali, e le proteine sono quasi in esclusiva vegetali animali (sono introdotte solo in caso eccezionale per tradizione quelle della carne). Anche il pesce era introdotto molto raramente: adesso invece abbiamo causato un depauperamento del 30% delle specie di pesci in 20 anni, se la situazione va avanti così (il famoso sushi non è assolutamente sostenibile).
La crescita: un intreccio tra geni e ambiente
C’è in realtà un intreccio tra geni e ambiente, l‘ambiente può attivare o meno dei fattori intrinsechi del proprio genoma. Andando a studiare l’universo uomo si trovano batteri, virus, miceti: dal punto di vista numerico sono “loro” ad ospitare noi, non viceversa. Il microbiota ci mostra che siamo una “minoranza” in casa nostra. Siamo degli esseri simbionti, dentro di noi c’è un universo che funziona bene se c’è cooperazione, armonia. L’alimentazione è quindi il trait d’union tra questo universo di fuori e quello interno: l’alimentazione vegetale è il miglior tipo di alimentazione che nutre la flora batterica che produce per il nostro corpo serotonina, quindi benessere generale, oltre a mantenerci in salute.
Come procedere nell’intraprendere una dieta vegan dall’inizio della gravidanza?
È importante capire dall’inizio il proprio livello di salute attraverso le analisi. Bisogna capire se esistono delle carenze a monte, integrare la B12 e eventualmente la vit. D (nonostante siamo in un paese mediterraneo, passiamo la maggior parte del nostro tempo al chiuso, per cui siamo carenti di questa vitamina).
La dieta vegan, se rispetta un equilibrio tra carboidrati, proteine, grassi e fibre, è assolutamente salutare e apporta tutte le sostanze necessarie per la crescita del feto.Si dice tanto che il pesce fa bene, in realtà il pesce è molto esposto a intossicazioni da mercurio e altri metalli pesanti. Gli omega 3 che si trovano nel pesce si trovano nelle alghe che loro mangiano, quindi, assumendo alghe direttamente si sopperisce alla mancanza di questa sostanza. Degli studi hanno mostrato che le coppie infertili che seguono una dieta vegan hanno più possibilità di fecondazione in vitro: da questo studio, come da altri, si può notare che la dieta vegan, se portata avanti in modo equilibrato e con cibi integrali, può attivare o non attivare quei famosi “geni” che sembrano aver deciso il nostro destino, come quello di non poter avere figli.
L’acido folico è una vitamina importantissima che aiuta a proteggere da problemi spinali, ed è presente nelle verdure a foglia verde. Nei primi tre mesi si pensa che le nausee siano una sorta di intossicazione del corpo a causa delle tossine che si accumulano nel tessuto grasso, che si bruciano durante lo sforzo dei primi mesi della gravidanza. Va assecondato il corpo, se nel caso non c’è fame. Ovviamente se il problema persiste a lungo, consultare il proprio medico.
Nel secondo e terzo trimestre aumenta il fabbisogno di nutrienti importanti: sono importanti gli omega 3, che aiutano nello sviluppo cerebrale ed intellettivo (c’è uno studio durato 8 anni che mostra che i bambini che assumono omega 3 con un’alimentazione vegetale hanno un QI e una resa scolastica maggiore dei bambini che lo assumono attraverso pesce e che hanno un’alimentazione a base di grassi saturi). I primi mille giorni (i primi 3 anni di vita di un bambino) attivano i meccanismi epigenetici, ovvero di attivazione o non attivazione di geni del nostro patrimonio genetico.
Qualche regola nutrizionale per le donne vegan in dolce attesa che si apprestano alla gravidanza ?
Aprire un pasto a base di verdure crude, che si smaltiscono rapidamente, attraverso la masticazione attiva la digestione di proteine e lipidi. È importantissimo mangiare bene, non solo per l’apporto calorico e di sostanze in sè, ma poterle assimilare bene. Eccetto frutti di bosco ed ananas, la frutta andrebbe mangiata fuori pasto. Nell’ultimo mese, dato che l’utero spinge sullo stomaco, l’alimentazione va frazionata in tanti piccoli pasti. Forzarsi a mangiare tre pasti completi è innaturale e potrebbe addirittura fare male all’assimilazione dei nutrienti.
Come approcciare al nostro ginecologo o medico la tanto osteggiata scelta vegan in gravidanza?
La formazione di molti medici è basata purtroppo su studi degli anni ’60-’70-’80: lo zucchero non veniva mai nominato come problematico per la salute. C’erano delle tabelle di nutrizione ed accrescimento dei bambini nel dopoguerra in cui si tendeva a voler bambini “grassocci” nella prima infanzia, cosa che adesso è messa in totale correlazione con malattie metaboliche che possono svilupparsi anche in tenera età o in adolescenza.
Il migliore consiglio che posso dare non solo alle future mamme ma a tutte le persone in generale è quello di informarsi bene sulla formazione del medico che vi segue, non appiattirsi e ascoltare una sola campana, cercare uno specialista meglio se vegano lui stesso (e ce ne sono molti accreditati VEGANOK e membri del Comitato Scientifico di AssoVegan che potete trovare) ma soprattutto ascoltare il proprio corpo.
Fonte http://www.promiseland.it/2018/09/08/da-donna-a-mamma-si-parla-di-gravidanza-vegan-al-veganfest/
Ne abbiamo parlato in una conferenza con il dott. Niccolò Giovannini in una conferenza condotta da Alessandra Di Lenge.
Il dott. Giovannini è Medico specializzato in Ostetricia e Ginecologia, ha conseguito un dottorato di ricerca in Scienze Prenatale, integra la medicina antica con la ricerca più moderna. Recentemente ha preso un master in Yoga Alliance e collabora con varie realtà tra cui Medici Senza Frontiere e un gruppo di ricerca riconosciuto dall’Unesco sulle medicine tradizionali indigene in Amazzonia.
La vitamina B12 e il riduzionismo nell’approccio tradizionale alla gravidanza
Il mondo vegan è spesso attaccato per il tema della gravidanza, con un atteggiamento spesso riduzionista. La complessità della gravidanza, del corpo della donna e della sua salute si appiattisce nel problema della B12: una vitamina che nel mondo occidentale sta diventando carente per tutti, vegani e non. Per questo la valutazione di una nutrizione vegetale in gravidanza solo attraverso la” lente” B12 è fuorviante, dato che i macronutrienti importanti sono tantissimi, e devono trovarsi in equilibrio per una gravidanza salutare.
L’ADA (American Diet Association), associazione di nutrizionisti americana molto autorevole, ha decretato che la dieta vegan in gravidanza è la migliore per la crescita e lo sviluppo del feto. Il fatto che un’autorevole associazione di nutrizionisti abbia dichiarato questo ci può far riflettere sulla natura della nutrizione. La nutrizione ha uno spettro molto ampio, entrano in campo molti fattori, la palatabilità, il nostro ambiente, la nostra perdita dell’istinto che ci faceva capire cosa mangiare, quando mangiarlo, e soprattutto l’etica (a questo proposito l’interessante studio MedDiet 4.0 di Dernini individua 4 fattori fondamentali: ambiente, economia, salute dell’individuo, società-culture).
La gravidanza è un ponte tra il presente e il futuro, e sfruttare il suo fattore positivo può farla diventare un fattore di miglioramento, un fattore non nocivo. In questo campo possiamo renderci conto come mangiare un cibo non sostenibile può creare scompensi incredibili, ma anche di animali e di persone in altri paesi del mondo. Le donne, e i genitori tutti devono rendersi conto del valore dirompente delle scelte alimentari che si fanno per i propri figli: sia nei confronti della loro salute, sia nei confronti del mondo che stiamo consegnando nelle loro mani. Il riscaldamento globale; la povertà, la denutrizione e la desertificazione nei paesi del Sud del mondo; la fine della biodiversità, così come tante patologie che possono subentrare anche in tenera età che possono essere evitate con una gravidanza vegan e uno svezzamento e nutrizione vegetale equilibrata durante l’infanzia.
Il Rapporto Blumberg ha valutato lo stato di salute di tutti i paesi del mondo, e pare che l’Italia sia uno dei paesi con maggior livello di salute, e la dieta mediterranea è quella che riesce a rispettare l’umano, a creare una salute interna ed esterna. La dieta mediterranea è stata considerata patrimonio dell’umanità dall’Unesco. È basata su prodotti locali, frutta e vegetali, legumi e cereali, e le proteine sono quasi in esclusiva vegetali animali (sono introdotte solo in caso eccezionale per tradizione quelle della carne). Anche il pesce era introdotto molto raramente: adesso invece abbiamo causato un depauperamento del 30% delle specie di pesci in 20 anni, se la situazione va avanti così (il famoso sushi non è assolutamente sostenibile).
La crescita: un intreccio tra geni e ambiente
C’è in realtà un intreccio tra geni e ambiente, l‘ambiente può attivare o meno dei fattori intrinsechi del proprio genoma. Andando a studiare l’universo uomo si trovano batteri, virus, miceti: dal punto di vista numerico sono “loro” ad ospitare noi, non viceversa. Il microbiota ci mostra che siamo una “minoranza” in casa nostra. Siamo degli esseri simbionti, dentro di noi c’è un universo che funziona bene se c’è cooperazione, armonia. L’alimentazione è quindi il trait d’union tra questo universo di fuori e quello interno: l’alimentazione vegetale è il miglior tipo di alimentazione che nutre la flora batterica che produce per il nostro corpo serotonina, quindi benessere generale, oltre a mantenerci in salute.
Come procedere nell’intraprendere una dieta vegan dall’inizio della gravidanza?
È importante capire dall’inizio il proprio livello di salute attraverso le analisi. Bisogna capire se esistono delle carenze a monte, integrare la B12 e eventualmente la vit. D (nonostante siamo in un paese mediterraneo, passiamo la maggior parte del nostro tempo al chiuso, per cui siamo carenti di questa vitamina).
La dieta vegan, se rispetta un equilibrio tra carboidrati, proteine, grassi e fibre, è assolutamente salutare e apporta tutte le sostanze necessarie per la crescita del feto.Si dice tanto che il pesce fa bene, in realtà il pesce è molto esposto a intossicazioni da mercurio e altri metalli pesanti. Gli omega 3 che si trovano nel pesce si trovano nelle alghe che loro mangiano, quindi, assumendo alghe direttamente si sopperisce alla mancanza di questa sostanza. Degli studi hanno mostrato che le coppie infertili che seguono una dieta vegan hanno più possibilità di fecondazione in vitro: da questo studio, come da altri, si può notare che la dieta vegan, se portata avanti in modo equilibrato e con cibi integrali, può attivare o non attivare quei famosi “geni” che sembrano aver deciso il nostro destino, come quello di non poter avere figli.
L’acido folico è una vitamina importantissima che aiuta a proteggere da problemi spinali, ed è presente nelle verdure a foglia verde. Nei primi tre mesi si pensa che le nausee siano una sorta di intossicazione del corpo a causa delle tossine che si accumulano nel tessuto grasso, che si bruciano durante lo sforzo dei primi mesi della gravidanza. Va assecondato il corpo, se nel caso non c’è fame. Ovviamente se il problema persiste a lungo, consultare il proprio medico.
Nel secondo e terzo trimestre aumenta il fabbisogno di nutrienti importanti: sono importanti gli omega 3, che aiutano nello sviluppo cerebrale ed intellettivo (c’è uno studio durato 8 anni che mostra che i bambini che assumono omega 3 con un’alimentazione vegetale hanno un QI e una resa scolastica maggiore dei bambini che lo assumono attraverso pesce e che hanno un’alimentazione a base di grassi saturi). I primi mille giorni (i primi 3 anni di vita di un bambino) attivano i meccanismi epigenetici, ovvero di attivazione o non attivazione di geni del nostro patrimonio genetico.
Qualche regola nutrizionale per le donne vegan in dolce attesa che si apprestano alla gravidanza ?
Aprire un pasto a base di verdure crude, che si smaltiscono rapidamente, attraverso la masticazione attiva la digestione di proteine e lipidi. È importantissimo mangiare bene, non solo per l’apporto calorico e di sostanze in sè, ma poterle assimilare bene. Eccetto frutti di bosco ed ananas, la frutta andrebbe mangiata fuori pasto. Nell’ultimo mese, dato che l’utero spinge sullo stomaco, l’alimentazione va frazionata in tanti piccoli pasti. Forzarsi a mangiare tre pasti completi è innaturale e potrebbe addirittura fare male all’assimilazione dei nutrienti.
Come approcciare al nostro ginecologo o medico la tanto osteggiata scelta vegan in gravidanza?
La formazione di molti medici è basata purtroppo su studi degli anni ’60-’70-’80: lo zucchero non veniva mai nominato come problematico per la salute. C’erano delle tabelle di nutrizione ed accrescimento dei bambini nel dopoguerra in cui si tendeva a voler bambini “grassocci” nella prima infanzia, cosa che adesso è messa in totale correlazione con malattie metaboliche che possono svilupparsi anche in tenera età o in adolescenza.
Il migliore consiglio che posso dare non solo alle future mamme ma a tutte le persone in generale è quello di informarsi bene sulla formazione del medico che vi segue, non appiattirsi e ascoltare una sola campana, cercare uno specialista meglio se vegano lui stesso (e ce ne sono molti accreditati VEGANOK e membri del Comitato Scientifico di AssoVegan che potete trovare) ma soprattutto ascoltare il proprio corpo.
Fonte http://www.promiseland.it/2018/09/08/da-donna-a-mamma-si-parla-di-gravidanza-vegan-al-veganfest/
Nessun commento:
Posta un commento