Proprio come accade all’interno della cavità uterina, sotto l’influenza ormonale durante il ciclo mestruale si verifica un sanguinamento dell’endometrio impiantato in sedi anomale, con conseguente irritazione ed infiammazione a carico degli organi circostanti e genesi di aderenze e tessuti cicatriziali.
Questo fenomeno è spesso accompagnato da dolore anche acuto, che coinvolge prevalentemente l’area pelvica e l’apparato gastrointestinale. Ad esso si associa poi una sintomatologia complessa che si ripercuote negativamente sulla qualità di vita della donna: questa comprende dismenorrea, cistiti, rapporti sessuali dolorosi, ridotta fertilità o infertilità, aborti spontanei, astenia cronica, sanguinamento mestruale abbondante, sanguinamento intermestruale e irregolarità intestinale.
Questa malattia colpisce generalmente le donne in età fertile, con un picco fra i 30 e i 40 anni ed allo stato attuale delle ricerche le sue cause non sono ancora accertate.
Diagnosticabile tramite laparoscopia, l’endometriosi non ha ancora trovato una cura definitiva: l’approccio per la gestione del dolore ad essa connesso è in prima linea di natura medica, mentre è preferibile che il trattamento chirurgico venga riservato alle donne sulle quali la terapia farmacologica iniziale è fallita.
Nonostante sia frequente che in seguito al primo intervento chirurgico ne vengano ripetuti degli altri a causa del significativo tasso di incidenza delle recidive, questi, quando possibile, dovrebbero essere ridotti al minimo allo scopo di evitare i rischi iatrogeni di un intervento chirurgico, tra i quali la formazione di aderenze e l’instaurarsi di danni al tessuto ovarico, che potrebbero ulteriormente compromettere la fertilità.
Nel caso in cui il sintomo principale della patologia sia l’infertilità, tanto nella sua fase iniziale quanto nella fase più avanzata può essere considerato l’approccio chirurgico per incrementare la fecondità della donna; tuttavia, in virtù delle molteplici possibili manifestazioni dell’endometriosi e del principio della personalizzazione delle cure devono essere presi in considerazione diversi fattori tra i quali l’età della donna, la riserva ovarica, fattori coesistenti alla malattia favorenti l’infertilità e la sua durata.
L’induzione dell’ovulazione e l’inseminazione intrauterina rappresentano due modalità di trattamento efficaci rispetto all’infertilità connessa all’endometriosi; tuttavia, la fecondazione in vitro è considerata oggi il trattamento di maggiore efficace rispetto a questa patologia, con un tasso di natalità in diretta cumulativa superiore al 60% dopo 4 cicli. Oggi, il GDG (Guideline Development Group) raccomanda l’utilizzo di tecniche di procreazione medicalmente assistita.
Per quanto riguarda la terapia medica è prevista l’adozione di farmaci che agiscono modulando la secrezione di specifici ormoni, per raggiungere un efficace controllo dei sintomi (ottenendo un miglioramento della qualità della vita della donna) e tentare di spegnere i focolai endometriosici.
Oggi, a seconda dello stadio della patologia, dell’anamnesi della donna, della risposta ad eventuali interventi e dell’obiettivo da perseguire risultano raccomandate le seguenti terapie: i contraccettivi ormonali combinati (contenenti sia etinilestradiolo che progestinici) usati in modo ciclico o continuo; i contraccettivi progestinici orali, iniettabili, impiantabili o intrauterini; gli agonisti del GnRH; gli inibitori dell’aromatasi in associazione con la soppressione ovarica nelle donne in premenopausa ed il Danazolo.
Non è da dimenticare infine l’importanza del supporto emotivo che deve necessariamente essere offerto alle donne affette da endometriosi: i risvolti emotivi di questa patologia sono molto spesso di difficile gestione ed il primo aiuto che ciascun professionista può dare
Fonti:
Management dell’endometriosi: sintesi delle linee guida dell’European Society of Human Reproduction and Embryology
Current strategies for endometriosis management
Questo fenomeno è spesso accompagnato da dolore anche acuto, che coinvolge prevalentemente l’area pelvica e l’apparato gastrointestinale. Ad esso si associa poi una sintomatologia complessa che si ripercuote negativamente sulla qualità di vita della donna: questa comprende dismenorrea, cistiti, rapporti sessuali dolorosi, ridotta fertilità o infertilità, aborti spontanei, astenia cronica, sanguinamento mestruale abbondante, sanguinamento intermestruale e irregolarità intestinale.
Questa malattia colpisce generalmente le donne in età fertile, con un picco fra i 30 e i 40 anni ed allo stato attuale delle ricerche le sue cause non sono ancora accertate.
Diagnosticabile tramite laparoscopia, l’endometriosi non ha ancora trovato una cura definitiva: l’approccio per la gestione del dolore ad essa connesso è in prima linea di natura medica, mentre è preferibile che il trattamento chirurgico venga riservato alle donne sulle quali la terapia farmacologica iniziale è fallita.
Nonostante sia frequente che in seguito al primo intervento chirurgico ne vengano ripetuti degli altri a causa del significativo tasso di incidenza delle recidive, questi, quando possibile, dovrebbero essere ridotti al minimo allo scopo di evitare i rischi iatrogeni di un intervento chirurgico, tra i quali la formazione di aderenze e l’instaurarsi di danni al tessuto ovarico, che potrebbero ulteriormente compromettere la fertilità.
Nel caso in cui il sintomo principale della patologia sia l’infertilità, tanto nella sua fase iniziale quanto nella fase più avanzata può essere considerato l’approccio chirurgico per incrementare la fecondità della donna; tuttavia, in virtù delle molteplici possibili manifestazioni dell’endometriosi e del principio della personalizzazione delle cure devono essere presi in considerazione diversi fattori tra i quali l’età della donna, la riserva ovarica, fattori coesistenti alla malattia favorenti l’infertilità e la sua durata.
L’induzione dell’ovulazione e l’inseminazione intrauterina rappresentano due modalità di trattamento efficaci rispetto all’infertilità connessa all’endometriosi; tuttavia, la fecondazione in vitro è considerata oggi il trattamento di maggiore efficace rispetto a questa patologia, con un tasso di natalità in diretta cumulativa superiore al 60% dopo 4 cicli. Oggi, il GDG (Guideline Development Group) raccomanda l’utilizzo di tecniche di procreazione medicalmente assistita.
Per quanto riguarda la terapia medica è prevista l’adozione di farmaci che agiscono modulando la secrezione di specifici ormoni, per raggiungere un efficace controllo dei sintomi (ottenendo un miglioramento della qualità della vita della donna) e tentare di spegnere i focolai endometriosici.
Oggi, a seconda dello stadio della patologia, dell’anamnesi della donna, della risposta ad eventuali interventi e dell’obiettivo da perseguire risultano raccomandate le seguenti terapie: i contraccettivi ormonali combinati (contenenti sia etinilestradiolo che progestinici) usati in modo ciclico o continuo; i contraccettivi progestinici orali, iniettabili, impiantabili o intrauterini; gli agonisti del GnRH; gli inibitori dell’aromatasi in associazione con la soppressione ovarica nelle donne in premenopausa ed il Danazolo.
Non è da dimenticare infine l’importanza del supporto emotivo che deve necessariamente essere offerto alle donne affette da endometriosi: i risvolti emotivi di questa patologia sono molto spesso di difficile gestione ed il primo aiuto che ciascun professionista può dare
Fonti:
Management dell’endometriosi: sintesi delle linee guida dell’European Society of Human Reproduction and Embryology
Current strategies for endometriosis management
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