La fecondazione assistita festeggia il primo successo da record. Sono passati 34 anni da quando, nel 1978, ha visto la luce la prima figlia della provetta, Louise Brown (Gran Bretagna). È stato un caso eclatante, che ha sollevato stupore e numerose polemiche. Oggi, i bambini nati con questa tecnica sono 5 milioni.
È un numero ovviamente in divenire, perché sono molte le coppie che non possono avere figli o costrette a ritardare l’evento, quando ormai è un po’ troppo tardi. I numeri sono stati presentati dal Comitato internazionale per il monitoraggio delle tecniche di riproduzione (ICMART) assistita al Congresso della Società europea della riproduzione umana ed embriologia (Eshre), in questi giorni in corso a Istanbul.
Il problema principale, emerso soprattutto negli ultimi 10 anni, è quello di aver trasformato la fecondazione in una tecnica non solo destinata alle coppie infertili, ma a quelle “anziane”. Sono tantissime le donne che a 40 anni decidono di soddisfare il loro desiderio di maternità, sapendo di avere una chance con la provetta. Gli esperti hanno ricordato, proprio durante il congresso, che si tratta di un’assicurazione in più, ma che aspettare troppo non è mai saggio.
Ogni anno nel mondo si fanno circa un milione e mezzo di procedure di procreazione medicalmente assistita (ovvero fertilizzazione in vitro (Ivf) o la Icsi, iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo), e nascono circa 350 mila bambini. Ma è così facile avere un bambino con la fecondazione? Ovviamente no. I tassi di successo in questo periodo sono al 32 percento (3 gravidanza portate a termine ogni 10 trattamenti), ma si spera siano destinati a crescere, perché ovviamente la medina si sta perfezionando. Lo dimostra un altro dato interessante: sono diminuite le gravidanze gemellari, oggi al 19,6%, così come quelle triple (meno dell’1%).
Ma quali sono i paesi in cui è maggiormente usata la fecondazione? In cima alla classifica troviamo Stati Uniti e Giappone. Anche in Europa è molto praticata: nel 2009 ci sono stati circa 537mila cicli. L’Italia è abbastanza indietro, rispetto al resto dei paesi europei, infatti nel nostro Paese è sempre più diffuso il turismo “procreativo” che spinge gli aspiranti genitori all’estero.
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