Russia, Ucraina, Georgia e Armenia sono questi i Paesi stranieri verso i quali si orienta il turismo procreativo per la maternità surrogata: si calcola che siano almeno 32 le richieste di maternità surrogata da parte degli italiani.
E stando all’ultimo Rapporto dell'Osservatorio sul Turismo Procreativo, che ha preso in esame i dati raccolti in 39 centri di 21 Paesi europei, nel 2011 le coppie italiane che si recano all’estero per sottoporsi ai trattamenti per la fertilità sono sempre più numerose (almeno duemila, si calcola).
Il dato è interessante, perché se prima due coppie su tre non avevano altra scelta che andare all’estero, perché i trattamenti di cui avevano bisogno non erano permessi in Italia (come la maternità surrogata o l’utero in affitto), oggi scelgono di varcare il confine anche aspiranti genitori che hanno bisogno di trattamenti che si possono fare anche in Italia. Come si legge nel rapporto, infatti,
“Nel 2011 almeno 4000 coppie si sono recate all'estero: metà di queste hanno scelto di espatriare per necessità, perché devono ricorrere alla fecondazione eterologa, l'altra metà lo ha fatto senza apparente indicazione medica, per eseguire trattamenti consentiti anche in Italia”
Perché questa fuga all’estero?
Gli esperti ritengono che la responsabilità non sia solo dei paletti messi dalla legge 40 che regola la procreazione assistita, ma anche della scarsa informazione e dall’ignoranza che caratterizza queste procedure.
In altre parole, spesso le coppie non riescono a vederci chiaro e a capire quali sono i trattamenti autorizzati e quali non lo sono e scelgono di andare direttamente all’estero.
Gioca un ruolo importante nella scelta di andare all’estero (soprattutto in Spagna e Repubblica Ceca, mete preferite dagli italiani) anche la convinzione che all’estero le procedure siano più economiche e l’iter più snello. Insomma resiste diffusa l’idea che i centri italiani non siano all’altezza e siano legati da troppi vincoli a causa delle disposizioni di legge.
Ma cos’è permesso in Italia e cosa non lo è?
E’ permesso, ad esempio, eseguire una diagnosi genetica pre-impianto a causa di una malattia genetica o a congelare tutti gli embrioni che sono stati prodotti con un ciclo di stimolazione.
E’ vietata la maternità
surrogata o utero in affitto (una donna si offre di portare avanti
la gravidanza al posto della madre), così come la fecondazione eterologa
(eseguita con lo sperma o un ovulo proveniente da un donatore o una donatrice).
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