Il
segreto dell'incontro tra l'ovulo e lo spermatozoo sta in alcune proteine.
Bloccare queste in maniera reversibile può spalancare le porte a nuovi metodi
di contraccezione. Viceversa, riuscire ad attivarle quando queste sono assenti
può aprire la strada a nuove tecniche di fecondazione assistita. Un recente
studio, condotto da Rajesh K. Naz e Latha Dhandapani della scuola di medicina
della West Virginia University, pubblicato sulla rivista Journal of
Reproductive Immunology, ha avuto come oggetto l'analisi di questo legame.
L'aspetto
più innovativo di questo studio riguarda l’utilizzo di un particolare metodo di
indagine, chiamato dei "doppi ibridi". Attraverso questo sistema è
stato possibile individuare nuove proteine spermatiche di legame con la zona
pellucida (ZP), la membrana protettiva esterna della cellula sessuale
femminile, l'ovocita. Questa struttura è di natura proteica ed è fondamentale
per la fecondazione, poiché lo spermatozoo, la cellula sessuale maschile,
possiede sulla testa dei recettori che riconoscono le proteine presenti sulla
zona pellucida, permettendone così l’adesione e la successiva fusione. La
struttura della zona pellucida è ben conosciuta, ed è costituita da 3 proteine:
ZP1, ZP2, ZP3. Al contrario le proteine di legame presenti sullo spermatozoo
sono meno note. In particolare poco si sa sulle proteine spermatiche che legano
la ZP3, e proprio
su queste si è concentrato lo studio.
L’utilizzo di questa nuova tecnica può trovare applicazioni nello studio
della fecondazione, ma anche nello sviluppo di contraccettivi di nuova generazione
non steroidei, o ancora nel trattamento dell’infertilità, infatti l’assenza di
questa proteina può spiegare certe forme di infertilità inspiegata.
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