Prima di affrontare l’argomento è necessario fare alcune precisazioni.
La gravidanza che non arriva nelle condizioni più comuni in cui una coppia si trova quando è alla ricerca di un bambino, presuppone che a livello medico sia tutto nella norma per entrambi i partners, che gli esami di coppia non mettano in luce un’incompatibilità di concepimento e che non si faccia uso di fumo, droghe e alcool.
L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) parla di sterilità primaria quando non si verifica il concepimento dopo due anni di rapporti regolari, anche se molti medici considerano sufficiente un solo anno di rapporti infruttuosi. Si parla di sterilità secondaria quando la coppia ha già concepito in passato, ma dopo due anni di tentativi non riesce a ottenere un’altra gravidanza. Il termine infertilità si riferisce invece alla donna che inizia una gravidanza ma non riesce a portarla a termine.
Spesso si comincia a cercare una gravidanza quando si è giunti ad un punto della propria vita che si ritiene giusto o adeguato per mettere al mondo un figlio. Si fa una valutazione del percorso di vita quindi si considera che il lavoro è al momento un obiettivo raggiunto e stabile e di conseguenza la situazione economica è favorevole, che la relazione di convivenza o il matrimonio con il partner è appagante e quindi è arrivato il momento giusto per far nascere un bambino.
Inizia così la ricerca della gravidanza ma i mesi passano e non arriva.
La donna comincia a pensare che le stanno sfuggendo gli anni migliori per dare alla luce un bambino e l’uomo si sente impotente di fronte a ciò.
Spesso, influenzati dal mondo sociale a cui si appartiene, si pensa che il momento individuato per diventare genitori sia quello giusto, perché magari si è alla soglia 30/35 anni, gli amici e i parenti nutrono delle aspettative perché frazionano l’arco della vita in periodi al termine dei quali si raggiungono delle tappe e se non si raggiungono non si appartiene del tutto al mondo sociale in cui si vive.
Spesso però accade che, nonostante il corpo funzioni benissimo per procreare, tutto sembra andare al contrario e inizia lo stress, la coppia è pervasa da senso di impotenza e frustrazione che termina con senso di angoscia.
Decidere di fare un bambino dovrebbe essere un evento naturale i cui tempi non sempre coincidono con quelli individuati. Le ambizioni non vengono così soddisfatte nell’immediato e lo stress aumenta incrementato anche da altri sentimenti come i sensi di colpa che fanno pensare di non essere capaci e di aver sbagliato ad aspettare che tutti i tasselli della vita fossero incastrati nel modo più giusto. Tutta questa autocritica non favorisce certamente positivamente sullo stato d’animo e non agevola la naturalezza del concepimento che comincia ad essere troppo razionale e logico.
Succede quindi che, invece della dolce attesa ci si ritrova alle prese con un’attesa snervante ed ogni mese arriva puntualissimo il ciclo a spazzare via un’altra speranza. Ci si ritrova a mettere in discussione il proprio immaginario di vita, le aspettative individuali e quelle che si nutrono come meta di coppia. Questo sogno di diventare genitori che comincia a svanire ha, in particolare sulla donna, inevitabili ripercussioni psicologiche. Per l’essere umano infatti la riproduzione non è, come accade nel mondo animale, la mera soddisfazione di un istinto finalizzato alla sopravvivenza della specie, ma un desiderio che si carica di investimenti affettivi complessi, legati alla struttura psicologica e ad un intreccio di valori sia personali che sociali. Non riuscire a soddisfarlo, dunque, innesca sentimenti di frustrazione che possono portare a una crisi profonda sia nella donna che nell’uomo.
La vita di una coppia che si ritrova in questa situazione comincia a girare intorno ai tempi del concepimento che non fa altro che incrementare lo stress e quindi la difficoltà di concepimento.
A volte si è erroneamente convinti che questo accanimento debba essere naturale in un percorso di concepimento e che ciò non procuri affatto stress. In realtà spesso la natura e la nostra mente si ribellano a questo processo arrestando così il progetto della coppia di concepire un bambino.
Bisognerebbe soffermarsi un attimo a pensare che se la gravidanza non arriva non è colpa di nessuno dei due partner. Smettere di fissarsi, nonostante il concepimento sia sempre avvenuto nei giorni più fertili, e rendersi conto che si è in una fase di insoddisfazione, insicurezza e angoscia e che tutto ciò di certo non può favorire il concepimento, nemmeno se dopo l’atto sessuale si fa la verticale, anzi è decisamente sconsigliata in quanto poco romantica e soprattutto inutile.
Il primo suggerimento è proprio quello di non finalizzare la vita sessuale alla procreazione. L’eccessiva frequenza nei rapporti non ha mai aiutato e due rapporti la settimana sono più che sufficienti perché l’atto sessuale sia un bel momento di intimità e non diventi uno stress per entrambi. Essere spontanei è sempre il miglior modo per affrontare il concepimento. È per questo che la ricerca di una gravidanza senza un immediato esito positivo non deve trasformarsi in un percorso snervante e psicologicamente impegnativo.
Bisogna fermarsi, fare il punto della situazione e cambiare atteggiamento essendo consapevoli che il concepimento è un evento alquanto misterioso. Bisogna smettere di pensare e cominciare a cambiare stile di vita come avere nuovi interessi, uscire dalla routine di tutti i giorni, ovviamente per quanto possibile, e lasciare che l’inventiva e la creatività della coppia possa far rifiorire quella serenità che si è persa nel periodo di accanimento al concepimento.
Solo modificando lo stile di vita e accantonando l’ossessione al concepimento si esce dal vortice negativo dello stress e dell’angoscia favorendo così questo evento che i partners attendono da tanto tempo.
Anche dopo anni di insuccessi se la coppia raggiungerà quell’equilibrio favorevole al concepimento, il figlio a cui ormai non pensa più, arriverà con stupore portando gioia e quell’insperata serenità tanto attesa.
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