mercoledì 10 giugno 2015

Fertilità: l’Italia è un paese sterile. La fecondazione eterologa speranza per molti

Non è un Paese per figli, l’Italia. Sarà lo stress, la cattiva alimentazione o una serie di fattori concomitanti, ma quel che emerge dal Ministero della Salute è un quadro preoccupante: la media è di 1,39 figli per donna, tra le più basse a livello a livello europeo.

Non solo: Il 20% delle coppie italiane (una su cinque) che ha difficoltà a procreare per vie naturali, la popolazione è anziana (e quindi inattiva da un punto di vista lavorativo) e nel 2050 potrebbe rappresentare l’84% di quella attiva.

Per combattere questa difficile situazione, ecco che arriva il Piano Nazionale per la Fertilità, sponsorizzata da Beatrice Lorenzin. Si tratta di un’agenda elaborata da un team di ginecologi, oncologi, psicologi, farmacisti e giuristi, che vuole portare il tema della fertilità al centro delle politiche sanitarie italiane, intervenendo tanto sull’offerta sanitaria quando sulla corretta informazione dei cittadini.

A coronare il tutto, ecco il Fertility Day, una giornata di formazione e informazione sulla fertilità, che si ripeterà con cadenza annuale a partire dal 7 maggio del 2016. Allo stato attuale, però, la soluzione immediata e con più probabilità di riuscita è la fecondazione eterologa, legalizzata anche in Italia dopo la sentenza della Corte Costituzionale che, nell’aprile del 2014, ha stabilito che il divieto dell’eterologa previsto dalla legge 40 del 2004 era incostituzionale.

Fecondazione eterologa: le regole
La fecondazione eterologa si distingue da quella in vitro assistita perché il seme maschile o l’ovulo femminile utilizzati nella fecondazione non appartengono a uno dei genitori ma a un donatore esterno alla coppia (altrimenti si parla di fecondazione omologa). Si fa ricorso a questa pratica in caso di infertilità assoluta di uno dei due partner.

Per accedere alla fecondazione eterologa bisogna trovare ovuli o sperma: i donatori maschi devono avere età compresa tra i 18 e i 45 anni e le femmine tra i 18 e i 35. In Italia è più problematico, allo stato attuale, trovare gli ovociti che gli spermatozoi.

La fecondazione eterologa è gratuita o con ticket, prevista cioè nei Livelli essenziali di assistenza (Lea), ma solo per le donne riceventi in età potenzialmente fertile, cioè al di sotto dei 43 anni. Fino a quest’età e per un massimo di 3 cicli il trattamento sarà a carico del Ssn, dopo si dovrà pagare.

I richiedenti devono essere maggiorenni, sposati o conviventi in modo stabile, e in possesso di un certificato di infertilità o sterilità, stilato da un medico. Le coppie che avessero già ovociti o gameti all’estero possono richiedere, tramite il centro di fecondazione scelto, di trasferirlo in Italia.
Fonte http://www.comuni.it/2015/05/fertilita-litalia-paese-sterile-fecondazione-eterologa-speranza-per/

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